Prologo

491 34 0
                                    

Quanti anni avevate la prima volta che vi siete innamorati? Io ne avevo quattro, ed è stato un giorno bellissimo.
Era la vigilia di Natale. Stavo giocando nel parco dietro casa mia con il mio migliore amico Niall, e mio padre, Desmond Styles, ci controllava. Era tutto innevato. Io e Niall avevamo fatto un pupazzo di Neve e in quel momento ci stavamo tirando le palle di neve.
Spesso guardavo mio padre. Sembrava agitato, teso e spaventato, ma anche impazziente... come se stesse aspettando qualcosa.
Niall mi tirò l'ennesima palla gelata e mi beccò un braccio. Subito gliene lanciai una di rimando, beccandolo mentre era di schiena.
Come ogni bambino, io e Niall eravamo agitati per il giorno dopo, perché avremmo finalmente aperto i regali. Avevo chiesto dei modellini quell'anno: un treno, una macchina e una moto. La moto era la mia preferita. Avevo sempre amato il rumore del motore, la velocità e l'equilibrio straordinario che bisognava avere. Ne ero affascinato. Mio padre mi aveva detto che mi avrebbe accontentato e non solo: mi aveva detto che avrei avuto anche un altro regalo. Un regalo a sorpresa. Ero super curioso. Tentavo di tutto pur di sapere cos'era, mi bastava anche un minimo indizio, ma lui niente. Non parlava.
Mia madre era morta quando avevo due anni. Non me la ricordavo nemmeno. Dopo un paio d'anni, mio padre conobbe un'altra giovane donna e la sposò dopo pochi mesi. Era una donna molto bella e giovane, ma non troppo, e mi era anche simpatica. All'epoca, prima e durante il matrimonio, era un tantino grassa. Ma non grassa nel senso che mangiava tanto. Cioè, aveva una pancia grande, ma strana, e più il tempo passava, più la pancia si ingrandiva. Ero piccolo, quindi ero certo che stesse per scoppiare.
Una mattina mi svegliai e andai in cucina per fare colazione. La mia matrigna era ingrassata di molto e non facevo altro che guardarle l'addome. Dopo un po' presi a piangere e mi appoggiai con le braccia sul tavolo. Mio padre e la mia matrigna mi soccorsero subito, chiedendomi perché stessi piangendo, e io risposi "Non voglio che mamy esploda!" singhiozzando e passandomi i pugni sugli occhi umidi. Loro si limitarono a scoppiare a ridere e a dirmi che non sarebbe esplosa, ma io continuavo ad avere i miei dubbi.
Non la chiamavo matrigna, bensì mamy. Era un vizio che non riuscivo a togliermi. Non la consideravo ancora proprio una mamma, ma mi veniva spontaneo, visto che era dolce e comprensiva come una mamma.
E quindi, eccomi qui. Nel parco, con Niall e mio padre, a godermi la vigilia.
Ad un tratto sento un campanellino e realizzo che mio padre ha ricevuto un messaggio. Poco dopo, lo sento esultare, come se il Manchester United avesse vinto una partita.

- Harry! Niall! Sbrigatevi, dobbiamo andare! - Andare? Andare dove? Non mi risposi e corsi da mio padre, seguito da Niall. Salimmo in macchina sui sedili posteriori, mentre mio padre accendeva il motore e partiva ad una velocità superiore alla media.
Mi portai le mani sui capelli e mi tolsi tutta la neve dai miei ricci bruni. Niall fece lo stesso con i suoi.

- Riportiamo Niall a casa, papà? -

- No, Tesoro. Non c'è tempo. - Disse sbrigativo mio padre, mentre imboccava la strada che portava fuori città.
Guardai fuori dal finestrino e vidi che il cielo si stava facendo rosa a causa del tramonto. Ero confuso. Non sapevo cosa stesse accadendo. Era da quella notte che mi sembrava tutto strano. Mio padre e la mia matrigna si erano svegliati nel cuore della notte e quanto andai a sbirciare dalla porta di camera mia, vidi mio padre con il telefono in mano e la mia matrigna con l'affanno. Venti minuti dopo era arrivata l'ambulanza e da lì in poi non vidi più la mia matrigna. Ecco, lo sapevo che sarebbe esplosa! Quel pensiero mi fece tornare le lacrime, ma tentai di essere ottimista.
Un'ora dopo, mio padre parcheggiò e prese in braccio sia me che Niall con entrambe le braccia. Era sempre stato un uomo forte. Mi aveva costruito una casa sull'albero con le sue mani, si occupava delle faccende di casa e quando la mia matrigna passava l'aspirapolvere era sempre lui a spostare i mobili.
Ci portò dentro un edificio dove c'erano tante persone vestite con un camice bianco. Lo vidi chiedere informazioni a una signora e sentì il nome della mia matrigna. Salimmo con un ascensore e mio padre ci mise a terra. Quando giungemmo davanti a una camera, mio padre parlò.

- Ok, bimbi. Qui dentro bisogna fare piano piano e poco rumore, d'accordo? Non dobbiamo disturbare. - Mio padre aprì la porta e io e Niall entrammo lentamente, come fossimo dei ladri inesperti.
Il mio cuore si riempì di gioia non appena rividi la mia matrigna. Era sdraiata su un letto, con la schiena appoggiata al cuscino. Non appena ci vide, fece uno splendido sorriso. Corsi da lei, mi arrampicai sul letto e l'abbracciai piano.

- Ciao, frugoletto! Come stai? - Mi sussurrò, mentre mi accarezzava una guancia.

- Bene. - Sussurrai di rimando, mentre arrossivo. Quel nomignolo me lo dava sempre e io diventavo ogni volta un peperone.
Niall si arrampicò a sua volta, mentre mio padre la raggiungeva e le dava un casto bacio sulle labbra.

- Ciao, Johannah. Come stai? -

- Un po' stanca, Desmond, ma ne è valsa la pena... ehi, Harry, vuoi vedere il tuo regalo a sorpresa? - Io annuì agitato. Lei mi mostrò un fagotto che teneva fra le braccia. Non lo avevo neanche notato. Mio padre mi prese in braccio e mi avvicinò per non farla sforzare. E lì, tutto il mio mondo cambiò.
Dentro al fagotto c'era il corpicino di un neonato, con la testolina pelata ma con una spruzzata di ciuffi castani sul davanti, le guance paffute e le piccole labbra a racchiudere un ciuccio azzurro. Il piccolo si agitò, come se sentisse il mio sguardo su di se.
Aprì piano gli occhi e mi ritrovai a nuotare nel mare più bello, pulito e calmo che io avessi mai visto. Mi guardò curioso, scrutandomi il volto e dopo un po' mi sorrise e fece un verso gioioso.

- Harry, lui è Louis. Il figlio di Johanna e del suo ex marito. Da oggi, è il tuo fratellino. Che ne pensi? - Mi chiese mio padre con un sorriso sulle labbra, ma io ero ancora incantato da quel faccino paffuto e da quegli occhi azzurri degni del cielo più limpido e infinito. Così, parlai senza pensare.

- Credo di essermi innamorato. - Ma se all'epoca avessi avuto l'età che ho adesso, avrei risposto: "Credo di essere fottuto".

Rose BloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora