Niall scoppia a ridere come un matto, mentre tenta di non strozzarsi con la bibita.
- To-Torni a scuola! - Ride forte, come se non ci credesse. Miriam alza gli occhi al cielo e cambia canale, mentre io tento di ignorare la risata isterica di Niall.
Ebbene si. Mi tocca finire le superiori.- Non è divertente, Niall! -
- Lo so, lo so. Hai ragione, scusami. - Dice, tornando improvvisamente serio. - Ti do solo un consiglio: non ripetere mai quello che ti diranno professori o alunni. - Volto lo sguardo verso di lui, con la fronte corrugata, confuso.
Eh?- E perché? -
- Sennò poi diventi un ripetente! - Ma vaffanculo!
Miriam lascia andare la testa contro lo schienale della poltrona e chiude gli occhi, come a voler reprimere l'istinto di ucciderlo. Niall, nel frattempo, non ha smesso un attimo di ridere.- Niall... - Lo richiamo, avvertendolo della mia ira funesta.
- Oppure... Cerca di non farti appendere per le mutande alla finestra, altrimenti sei sospeso! -
- Niall! -
- E portati dietro sale, pepe e olio, se vuoi marinarla! -
- Niall!!! -
- O, per fare prima, ti porti dietro un canguro, così la salti! -
- NIALL! - Niente, gli è partita la ridarella! Guardo Miriam e vedo che, alla fine, anche lei è scoppiata a ridere. I suoi occhi grigi sono pieni di lacrime e si sta tenendo la pancia, mentre è piegata in due. Mi alzo irritato e vado non camera mia.
Quei due deficienti!
A me tocca tornare a scuola e loro se la ridono. Ma guarda tu!
Mi lavo i denti, mi metto in canottiera e boxer e vado a mettermi sotto le coperte.
Domani sarà il mio primo giorno di scuola e mi sono comprato uno zaino nuovo, visto che quello vecchio lo avevo rotto.
Appoggio la testa sul cuscino e chiudo gli occhi, lasciando al sonno di aver possesso di me. Come al solito, invece de in sogni, mi tornano alla mente i ricordi."Un pianto isterico mi fa svegliare e mi passo i pugni sugli occhi. La mia camera è piccola ed è piena di giocattoli. Mi alzo e seguo quel pianto, visto che so già chi è.
Ho sette anni e tra qualche mese, Johanna e Louis se ne andranno.
Non è giusto! Io non voglio che se ne vadano. Voglio troppo bene a tutti e due e mi mancherebbero troppo.
Quando entro nella stanzetta, mi arrampicò su una sedia lì vicino e mi butto dentro la culla, facendo agitare ancora di più il piccolo di tre anni.- Hally! - Esclama il mio nome come meglio può ed io lo prendo in braccio, avvicinandogli il suo orsetto.
Non è la prima volta che vado da lui e lo consolo in modo chen possa dormire. È sempre stata una cosa istintiva.
Dopo un po' dalla porta entrano papà e mamy, che mi riportano nella mia stanza e tranquillizzano Louis. Proprio quando sto per rimettermi sotto le coperte, sento le voci dei miei genitori provenire dalla cucina. So che non dovrei, ma vado comunque a sentire cos'hanno da dirsi di così importante nel cuore della notte. Mi appoggio alla porta e guardo dallo spioncino,- Non m'importa della promessa che ti ho fatto, non possiamo costringerli. -
- Dovrebbe importanti, visto che l'hai messo per iscritto insieme a me. - Dice mio padre, mostrando a Johannah un foglio di carta. Che roba è?
- È una cosa assurda! Solo per un patto accaduto duecento anni fa... -
- Un patto che non è stato rispettato ci ha portato a questo! È tutta colpa dei nostri antenati, Johannah, noi non ne abbiamo colpa. -
- E neanche i nostri figli, Des. Loro non meritano un destino che non vogliono. Forse, se non divorziano, i nostri figli non saranno costretti a... -
- No, Johannah. - Mio padre le prende le mani e la guarda negli occhi. - Tu ami un altro, ed io non ti permetterò di stare lontana da lui. Al cuor non si comanda. E anche se fra noi non ha funzionato, io ti amerò per sempre, Johannah, a modo mio. - Johanna lo abbraccia e vedo che ha le lacrime agli occhi.
- Anche io ti amerò per sempre, Des... A modo mio. - Si staccano, e mio padre tira fuori una chiave dalla tasca. Quella chiave non l'ho mai vista in vita mia. È diversa da quelle che abbiamo in casa. Le altre sono argentate, mentre quella è di color... oro. Mio padre va verso il frigo e lo sposta. Dietro di esso, c'è una cassaforte, che ha lo stesso colore del muro, perciò si mimetizza perfettamente con esso. Inserisce la chiave e la cassaforte si apre. Tira fuori una penna e porge il foglio di prima a Johannah, insieme alla penna. - Come faranno i nostri figli? - Chiede Johannah con voce spezzata. Mio padre sospira come rassegnato.
- Dovranno riuscire a cavarsela. - Johannah non si muove per altri pochi secondi, poi firma riluttante e con lentezza il foglio di carta e infine singhiozza, mentre anche mio padre firma con lentezza e vedo che gli trema la mano. Arrotola il foglio e ci scrive sopra qualcosa. - Buona fortuna, Harry e Louis. - Lo sento dire, poi mette il foglio nella cassaforte e la chiude a chiave. Io, però, sono riuscita a leggere cosa aveva scritto mio padre sulla carta arrotolata, ma è tutto sfumato, ho visto solo chiazze nere. E poi... il buio."
Mi sveglio di soprassalto, mi accorgo che è tardi e corro per andare a scuola. Poco dopo, mi ricordo del sogno di stanotte... o del ricordo... non so nemmeno io cos'era, e mi accorgo di non aver mai sognato una cosa del genere.
Insomma, quella scena con mio padre e Johannah era frutto della mia immaginazione, o no?
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Rose Blood
Fanfic- Perché non accetti il fatto di essere mio? Lo sei fin dalla nascita. Fin dalla prima volta che ti ho visto. - PROLOGO E PRIMI QUATTRO CAPITOLI, SCRITTI DA: KittaAngel. PARTE DELLA COPERTINA CREATA DA: Sara_Rachi.