Svegliati

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 Il vento sfiora le mie guance, gelando la pelle al contatto. Il fiato della mia paura si fa sempre più denso. Il mondo è buio, la luce si è spenta, impossibile da trovare ancora in quella coltre. Il freddo si insinua velocemente nel mio corpo, stringendo i polmoni in una morsa violenta.

Lo sforzo inizia a farsi troppo pesante, ho bisogno di fermarmi!

Fino ad un attimo fa ero circondato dai miei amici, dalle persone care. Ora solo il vuoto. Che cosa è successo? Sono svenuto?
Questo è sicuramente un incubo allucinante, più reale del solito, ma deve per forza trattarsi di un incubo. Le mie dita affondano nel cappotto, come se cercassero di capire se il cuore si trovi ancora al suo posto. Avverto il suo battito debole sotto gli indumenti, unito al mio respiro accelerato. Il tatto è intorpidito, il movimento costa fatica.

Dove sono tutti? Dove sono i sorrisi? Dov'è finita la luce? Ne ho bisogno, ridatemela!

Il mio grido si perde nel nulla. La dimensione in cui sono intrappolato non permette neanche ad un granello di sabbia di uscire. Provo ad alzare lo sguardo ma un dolore lancinante al petto mi costringe a rimanere chino. Un passo alla volta provo a muovermi. La tormenta inizia a manifestarsi con potenza, sferzandomi con raffiche gelide, rendendo precario il mio equilibrio.

Devo resistere, non so a che cosa ma devo...!

Neve, neve ovunque. È comparsa dall'ombra, è sempre stata qui? La sento scricchiolare sotto le mie scarpe, sento il piede affondare in quel pavimento bianco. Sprofondo fino al ginocchio in quel mare denso, proseguire è praticamente impossibile.

Maledizione! Svegliati per l'amor del cielo, vuoi assiderare nella tua mente? È ridicolo!

Il gelo si fa ancora più intenso. Cado nella neve, cercando riparo con le mani, le porto al volto per cercare di mantenere ancora un poco di calore addosso.

Chiudo gli occhi. A poco a poco inizio a sentire degli spifferi provenire dalle mie dita, come se non ci fossero. Uno scricchiolio accompagna la mia agonia nella morsa del gelo.

La mano destra di disgrega in frammenti di ghiaccio che si perdono nella tormenta. Osservo con orrore il moncherino, mentre la mano sinistra inizia a perdere pezzi.
Urlo di terrore, cercando di muovere tutto il corpo, inutilmente. Stavo andando a pezzi, le gambe giacciono spezzate ad una spanna dal busto. Il braccio sinistro si rompe con un sonoro schiocco.

No, no, no! Svegliati, ora, svegliati, SVEGLIATI!

Una folata di vento particolarmente violenta si porta via quello che rimane dal bacino in giù. La neve inghiotte gli arti rimasti.

Una mano emerge dal nulla, stringendomi la testa. Il dolore mi pervade, sento la pelle perdere tutto il calore. I muscoli si irrigidiscono fino a diventare dei blocchi di ghiaccio.

Urlo con tutto il fiato che ho in gola.
La mano serra la presa, mandando in frantumi il cranio.

Apro nuovamente gli occhi. Sono di nuovo nel buio più totale.

Peggiore incubo della mia vita. Spero che questa sia la mia stanza, in casa mia, in cui posso sentirmi al sicuro...

Sento di nuovo tutti gli arti al loro posto. La sensazione sgradevole di mancanza di controllo del proprio corpo è passata. La pelle ha ripreso calore. Indosso una maglia a manica lunga e un paio di jeans.

Ora mi sveglio. Devo.

Un tentacolo mi lambisce incerto una mano. Mi accarezza senza farmi male. Poi un altro e un altro e un altro ancora.
In poco tempo mi trovo circondato da una massa gelatinosa. Il contatto è viscido, si insinua sotto le maniche, sotto i jeans a cercare la pelle. Non ci sono squame, né spine, soltanto una patina che si appiccica al mio corpo.
I tentacoli iniziano piano piano a stringere la presa, come se non volessero allarmarmi troppo del fatto che mi stiano stritolando.
Le urla soffocano in gola, l'aria scappa dai polmoni per colpa delle fratture. Le ossa si spezzano.
I muscoli non rispondono più a nessun ordine, sono già fibre morte.
Poi di nuovo il buio.

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