Luce

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Landa deserta.

Cammino nel nulla. Il sole ha raggiunto l'orizzonte, si prepara al tramonto. La luce arancione abbraccia tutto ciò che il mio occhio riesce a mettere a fuoco.
Tra poco sarà notte e non ho alcun posto dove ripararmi.

La sabbia scivola placidamente sulla punta dei miei piedi, rimescolandosi in quell'oceano infinito. Nessun suono, nessuna imperfezione. Il silenzio.
Dietro di me una sequenza interminabile di orme. Da quanto tempo sto camminando?
Ho perso il conto. Ho smesso di pensarci da giorni, non saprei dire quanti.

La mia testa continua a proporre ai miei occhi la stessa fugace visione che ha spinto il mio cammino.

Due ali piumate. Viso indefinito nella luce. La meraviglia che distrugge ogni senso.

E sono in viaggio. Come se il mio corpo non desiderasse altro che bearsi ancora di quell'apparizione. Un'ossessione, un desiderio impossibile.
Ed eccomi qui, a camminare su un tappeto finissimo ed infinito, solo nel deserto, senza nulla se non con le mie idee e i miei sogni.

Solo al mondo? Esiste ancora un mondo al di fuori di questo posto senza tempo? Non ha senso chiederselo ora. Ho poche certezze, devo tenerle salde fino alla fine.

Che cos'è un uomo, senza i suoi capi saldi? Avere una stella nel cielo che ti guida, una mappa, un faro. Senza un segnale del genere non si è nulla. Si cade nella polvere e si attende la trasformazione in cenere. Un ciclo continuo.
Un ciclo di menzogne e disperazione.

Una parte di me grida, cerca di dissuadermi.

Smettila, stai cercando una chimera! Rassegnati e torna indietro. Potresti farti molto molto male, ti prego!

Non dò peso a queste voci. Non voglio. Ho bisogno di altre certezze. Sarebbe brutto trasformarsi in cenere, giusto?

Polvere alla polvere...

La sabbia si lascia calpestare senza protestare. Una lieve brezza scuote le dune, producendo nuvole che si assottigliano all'orizzonte. Il sole svanisce, la notte cresce e si fa forza.

Il silenzio mi accompagna ancora. Le stelle si accendono una ad una, spartendosi il cielo.

Guardo per terra. Una sagoma giace sotto i miei piedi.

La mia ombra non è svanita.

Cerco fonti di luce intorno a me. Niente. La mia sagoma silenziosa mi scruta dal basso, non ha parole per me.

Mi osserva e basta.

Anche le ombre delle dune sono rimaste al loro posto, anche senza il sole. Interrompo il mio cammino, osservo questo curioso fenomeno.

Non c'è alcuna luna. Nessun faro.

Inizio a correre. Le ombre si seguono e si fermano con me. Fisso il mio doppio.
Mi inginocchio lentamente, le mie dita sfiorano la sabbia. Una mano nera mi afferra il polso.
Centinaia di occhi rossi si accendono sul manto rosso del deserto.
Scosto l'arto con violenza, la presa di disfa in fili di fumo nerastro.

Volti oscuri emergono dalla sabbia, tutti sorridenti, file di denti aguzze scintillano nel buio della notte.
Dita si sollevano ad indicarmi, un brusio sommesso riempe il silenzio del deserto.

Senza pensarci troppo scatto in avanti, cerco di allontanarmi da quella massa informe di involucri vuoti.
I piedi affondano nella sabbia, ogni movimento sempre più difficile. Tra i granelli di sabbia strisciano serpenti neri, fili di tenebra che mi stanno alle calcagna.

Un cobra di ombra salta fuori dal manto rosso, i denti cercano la mia pelle.
Mi butto di lato, evito il morso per un soffio. Un altro rettile cerca di afferrarmi i piedi. Tiro un calcio con tutta la forza possibile sul muso della belva.

Qualcosa si spezza. La creatura si frammenta in milioni di pezzi, mescolandosi nel deserto.
Le fiamme esplodono nel mio braccio destro. Il dolore si diffonde come un veleno nel mio corpo.

Stringo i denti, mi volto di scatto.

Sulla spalla, una ferita violacea.

Sulla ferita, un volto nero senza occhi.

File di denti si agitano sulla mia pelle, causando ancora più dolore. Il braccio destro non risponde più ai comandi della testa.
Tiro un pugno con l'arto sano. La creatura esplode, spargendo pezzi di tenebra sulla sabbia.

Non devo fare caso alla ferita, devo solo scappare!

Raccolgo le forze, continuo a correre. Mani nere si fanno strada nel deserto, volti inumani si contorcono dalle risate.

Sento il loro sguardo fisso sulle mie orme, sento il loro istinto omicida sulla mia pelle.
Le dune si colorano di nero pece, il rosso scompare dalla mia vista.

Galleggio su un oceano di tenebra.

I piedi rimangono invischiati nella sabbia. I passi si fanno sempre più pesanti.
La luna compare in cielo. Enormi occhi solcano i crateri, piangono lacrime violacee.
I ghigni si fanno sempre più rumorosi. Il dolore si fa sempre più acuto.

La mano destra si colora di nero. La punta delle dita perde sensibilità. Il buio si espande velocemente sulla mia pelle, tutto l'avambraccio viene inglobato nel nero pece scaturito dalla ferita.

Occhi rossi si aprono a guardarmi, le pupille si muovono impazzite su quella che prima era la mia pelle.

Prima che possa urlare ancora, una luce bianca squarcia il cielo, la sabbia, le creature.

L'angelo.

Davanti ai miei occhi.

Le ali sfavillanti, le piume cadono sulla sabbia. Riesco ad intravedere la tunica, bianca come la neve. La percezione del dolore viene cancellata all'istante. Gli occhi si chiudono, le ombre si ritirano lentamente.

La mia visione. Quello che ho cercato a lungo. La luce. Quelle ali.

Quel volto.

Piango, le lacrime bagnano il mio viso. Sono felice.

Sono felice!

Ho aspettato questo momento da una vita, l'ossessione di incontrarti di nuovo. Alzo la mano al cielo, voglio sfiorare questa bellezza infinita.

Voglio che i miei sensi vengano distrutti, contorti, rimescolati. Non mi interessa di morire, voglio solo essere tutt'uno con questa sensazione che annichilisce la mia mente ed il mio corpo.

Voglio quelle piume.

Le mani scattano tutte insieme. L'angelo si eleva in quota, cerca di sfuggire a quella trappola infernale. Le facce ridono, urlano. I ghigni si fanno sempre più demoniaci.

L'essere etereo cerca di evitare tutti gli attacchi.
Un tentacolo nero si avvolge attorno ad una sua ala, facendogli perdere stabilità nel volo.
Gli arti afferrano quel corpo perfetto, lo scaraventano a terra. Il buio ritorna nelle mie dita.

La mia faccia si deforma in un sorriso.
Vedo da milioni di occhi, una patina rossa colora il mondo.
Perché io sono il buio, l'inganno, la carezza prima della coltellata.

L'angelo si contorce, cerca di liberarsi. Incrocio il suo sguardo.

Eh sì, ti ho proprio fregato. Davvero lassù si crede ancora nell'uomo che cerca la salvezza?
Basta un po' di teatro e non capite assolutamente più nulla.
Il corpo umano si sfalda nel nero. Bocche concentriche prendono il posto della pelle, pupille rosse percorrono i miei arti.

Era proprio da tanto tempo che non assaporavo un angelo.

Era proprio da tanto tempo che non assaporavo un angelo

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