Quella sera il ragazzo tornò a casa e si precipitò verso il divano per poi tirare fuori il cellulare, guardò il biglietto da visita, ormai quasi stropicciato per averlo tenuto in tasca per molto tempo.
Ma le scritte erano ancora riconoscibili,Nome e cognome: Kim Namjoon
Numero: *** *** ***
sorrise aprendo la schermata delle chiamate per poi comporre il numero, una voce calma e pronda gli rispose, <<Pronto?>> domandò Namjoon, Jin sorrise, anche se sapeva che in quel momento l'altro ragazzo non poteva vederlo.
<<Sono Jin, il ragazzo che hai incontrato in libreria>> gli disse con tanta calma, si sentiva bene.
<<Oh Jin! Allora vuoi prendere un appuntamento?>> domandò con così tanta gioia nella voce che sembrava che stesse saltando per casa.
<<Ehm si>> rispose Jin con un filo di timidezza nella voce, erano ancora sconosciuti fra di loro, conoscevano solo i loro visi, i loro nomi.
Il resto era vuoto.
<<Facciamo domani verso sera ok? Purtroppo sono occupato con una classe intera che ha deciso di venire da me per prepararsi ad una verifica>> disse il ragazzo mentre la voce sembrava impastarsi per il sonno.
<<Oh va bene! Ti ringrazio!>> in quel momento Jin chiuse la chiamata forse troppo velocemente per scambiarsi magari un saluto con l'altro ragazzo.
Ma in quel momento era preso da altro, ricordò gli occhi neri di Namjoon che incontravano i suoi, le loro mani che si erano toccate per prendere lo stesso libro.
Il cuore gli iniziò a battere così forte da dargli la sensazione che gli stesse per uscire dal petto.
Quella sera non accese tv, non fece niente di niente, rimase solamente a guardare il vuoto rimanendo nei suoi strani pensieri, che forse lo avrebbero fatto rimanere in quello stato per chi sa quanto.
Poi i suoi occhi si chiusero, lasciando un piccolo sogno che forse riguardava il suo passato.Stava camminando, chissà da quanto chissà dove, ma non aveva intenzione di fermarsi, voleva continuare a camminare.
Era solo, non c'era nessuno a fargli compagnia a parte il vento e il paesaggio che in quel momento era così confuso.
Piccole foglie cadevano da alberi color rosso, per poi galleggiare come piccole barchette sulle pozzanghere, ma non stava piovendo.
Continuò a camminare, e pian piano il paesaggio sembrava diventare sempre di più uno specchio di immagini che non volevano smettere di continuare a scorrere, come se avessero il desiderio di essere ricordate.
Un fiore cade, è bianco, non capisce il perchè ce ne sia uno simile, non c'è nessuna pianta che ne contenga uno, non è neanche la stagione giusta per farne crescere uno di una delicatezza e bellezza simile.
Il mondo sembra fermarsi e alla fine tutto svanisce.