18 GENNAIO 2017!

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Gilbert si sistemò meglio tra le coperte, lasciando accidentalmente scoperta Elizabeta. La fissò per un attimo, poi decise che il pigiama che le aveva regalato lui (quello con i Gilbird ricamati a mano) era abbastanza caldo da non lasciarla morire assiderata. Prese in mano la sveglia. 17/01/17, 23:55. Cinque minuti. Cinque minuti all'anniversario di nascita della grande, magnifica, gloriosa Prussia. Il ragazzo fece un sorrisetto, fissando i rassicuranti numeri fluorescenti sul riquadro scuro della sveglia. Ludwig gli avrebbe fatto una sorpresa grandiosa. E anche Eli, certo. Francis e Antonio sarebbero arrivati insieme a Lovino su una Ferrari rosso fuoco, pronti a dare fuoco alla città tramite i fuochi d'artificio. Edelstein gli avrebbe fatto il grande regalo di non farsi vedere con la sua faccia da cetriolo. Mathias avrebbe portato, si spera, un po' di alcol. Ivan...boh, forse se Ivan non veniva era meglio. Da quando Gilbert si era riunificato con Ludwig senza che Ivan potesse fermarlo (in effetti, quando Gilbert era schizzato per le strade urlando qualcosa tipo "IL MURO! PORTATE I PICCONI, GENTE!", Ivan non sembrava molto felice), la Nazione russa non lo voleva più vedere.
Quanta magnificenza sprecata.
La sveglia fece un sommesso "piii" che ricordava molto Gilbird quando aveva fame.
- È IL COMPLEANNO DEL MAGNIFICO PRUSSIA!- strillò Gilbert, alzandosi di scatto in un tripudio di coperte.
Lì accanto, Elizabeta grugnì e si riprese le sue lenzuola, senza svegliarsi. Gilbert la fissò, deluso. Davvero non voleva festeggiare con lui? Che cosa triste.
- Dai, Eli, è il mio compleanno!-
- Gilbert, Romania è meno fastidioso di te. E attualmente ha tre anni per colpa di un incantesimo finito male.-
- Ma...-
Elizabeta sbuffò e infilò la testa sotto il cuscino. Gilbert si voltò verso la finestra, in cerca di un qualche fuoco d'artificio bianco e nero che formava il suo nome, magari con Antonio e Francis in paracadute sopra. Nulla. Vuoto totale. Ludwig che arriva per la strada insieme a Feliciano che lo stressa con la sua italianissima parlantina? Nulla. Lovino e la Ferrari? Nulla. Edelstein con un kazoo in mano, pronto a suonarlo sotto la sua finestra distruggendo lentamente i timpani di tutto il vicinato? Nulla. Mathias che arriva con qualche bottiglia e Lukas con il suo troll? Nulla. Ivan con il suo malvagio rubinetto, pronto ad ucciderlo simbolicamente il giorno della sua nascita? Nulla. Non c'era neanche un minimo rumore, una lieve voce, una bandierina bianca minuscola, un leggero profumo di scones assassini. Non era davvero venuto nessuno. Gilbert si alzò, attento a non svegliare Eli che evidentemente aveva molto sonno. Si mise il cappotto, incurante di indossare ancora il pigiama.
Senza fare rumore, uscì di casa. L'aria fredda della notte gli entrò nei polmoni. Sapeva di essere stupido ad essere triste per una cosa del genere. Eppure era proprio così che si sentiva. Triste. Abbandonato. Forse non avrebbe dovuto avere aspettative così alte. Ma le aveva ogni anno. E tutti gli anni restava deluso nel vedere che nessuno lo festeggiava come avrebbe voluto. Però non era giusto che Ludwig ricevesse gli auguri di tutte le Nazioni e dei rispettivi boss, solo perchè rappresentava la Germania vera e propria. Ludwig non desiderava gli auguri come Gilbert.
Ludwig non era egocentrico. Ludwig non era infantile. Ludwig era una persona infinitamente migliore di lui.
Quella rivelazione gli danzò davanti come uno spirito malinconico.
Ludwig si meritava considerazione.
Lui no.
Rimase a guardare le foglie secche che vorticavano, sospinte dal vento. Sembrava che delle mani invisibili le spingessero qua e là per la strada buia. Gilbert prese una foglia in mano e la guardò. Era bellissima, seppur secca. Aprì la mano e la foglia volò via.
Gilbert si alzò il bavero del cappotto e tornò a casa.

- Piccolo e informe mucchietto di coperte, è mezzogiorno. Sveglia.-
Il buongiorno gentile di Elizabeta si faceva sentire come Arthur quando faceva l'hooligan.
- Non ho dormito, stanotte...ancora cinque minuti...- mormorò Gilbert, cercando di nascondersi sotto le coperte.
- Devo rifare il letto! Vuoi che ti butti giù a padellate?- minacciò Eli, con l'aspirapolvere in mano a mo' di fucile.
Gilbert decise di rotolare direttamente sul pavimento, senza lasciar andare le lenzuola. Quindi si voltò verso destra e in un batter d'occhio era già steso sul parquet, pronto a dormire fino a mezzogiorno del 19 gennaio 2017.
- Isten, Gilbert! Smettila di fare l'apatico!-
- Adoro quando la mattina sei di buon umore.-
- Senti, oggi è una bellissima giornata. Vestiti e vai a farti un giro, okay?- disse Elizabeta, appoggiando l'aspirapolvere per terra ed emettendo un gran sospirò.
- Vado- bofonchiò Gilbert, districandosi dalle coperte.
Quel giorno non passò la sua solita mezz'ora a decidere i vestiti. Prese una felpa, un paio di jeans, un paio di scarpe a caso (sperando di non aver preso quelle a forma di Gilbird) e uscì di casa. Era davvero una bella giornata. C'era il sole, il cielo era terso e pulito. Diverse famiglie camminavano per le strade, godendosi il giorno libero e passaggio per la città. Loro avevano di sicuro fatto gli auguri, anche mentalmente, a Ludwig. Ma non riconoscevano nemmeno il grande Prussia. Basta, era ora di prendere in considerazione l'idea di re-Prussizzare l'Europa. Comprare un pezzo di terra dalle parti di Lipsia, dichiararsi indipendente e darsi di nuovo il nome di Prussia. Angela avrebbe capito.
Oddio, forse non avrebbe capito. Frau Merkel era tutto, fuorchè comprensiva. Ma tanto, con le elezioni, forse avrebbe detto ciao alla sua poltrona da cancelliera.
O forse creare un nuovo Stato non era sufficiente per risollevare l'autostima?
Se solo anche la più inferiore ed ignorante delle Micronazioni gli avesse fatto gli auguri via Whatsapp, Gilbert sarebbe stato felice. E invece, sul gruppo "Middleage Thinking" c'era stata solo l'ennesima discussione tra Francis ed Arthur.
Gilbert decise che stare fuori non giovava decisamente al proprio umore.
Guardando senza la benchè minima forza vitale gli alberi spogli ai lati del viale, pensò che probabilmente quella sera avrebbe bevuto. Non era tanto l'assenza di festeggiamenti che lo feriva, tanto il fatto che nessuno sembrava essersi ricordato di lui. Davvero squallido.
Quando Gilbert raggiunse la porta di casa, l'orologio segnava le due del pomeriggio. Era stato fuori un sacco di tempo. Annoiato, infilò la chiave nella serratura. Entrando, bofonchiò:- Sono tornat...-
- BUON COMPLEANNO PREUßEN!-
- VIVA PROIZEN!-
- Feli, si dice "Preußen".-
-...PREUßEN!-
Gilbert rischiò veramente un attacco di cuore. Erano tutti lì. Primi fra tutti Eliza, Ludwig, Francis, Antonio e, stranamente, Lovino.
- Cosa...-
- Dai, dillo che non te lo aspettavi. Eppure è un clichè! Non te lo sei immaginato, eh, idiota?- chiese Elizabeta, sorridente, con la bandiera prussiana dipinta su una guancia. Gilbert le diede un bacio veloce, aumentandole ancora di più il sorriso.
- Mon ami, io e Antonio abbiamo portato i petardi! Una bella idea, n'est-ce pas*?-
- Fantastica!- rispose Gilbert, già con la prospettiva di tirarne uno addosso a Edelstein. Dopo aver battuto il cinque ad Antonio, fu il turno di Ludwig. Gli occhi azzurri del giovane biondino erano pieni di imbarazzo.
- Ich glaube, du bist wichtiger als ich, großer Bruder.**-
Gilbert gli sorrise e lo abbracciò.
- Du bist eine liebenswerte und schöne junge mit schwerwiegenden Kommunikationsproblemen.***-
Ludwig accennò una risatina.
Fu un pomeriggio a dir poco fantastico. Gilbert si divertì come se avesse avuto cinque anni e mezzo e ruppe, nell'ordine: il braccio di Kiku, due vetri, un pallone da calcio, uno Stradivari e sette piatti. E tutti in una volta sola. Stava giocando a pallone con Feli (pessima idea). Putroppo, in un rigore contro la porta del salotto aveva sbagliato mira ed aveva preso Kiku. Il pallone era rimbalzato prima contro un vetro, e poi contro un altro vetro. Una scheggia aveva preso il pallone, che si era bucato ed era schizzato, grazie all'effetto dell'aria, sullo Stradivari di Edelstein. L'archetto era stato lanciato contro una pila molto precaria di piatti, i qualo erano caduti e si erano rotti.
Però, a parte quest'episodio, andò tutto alla grande. Quando fu l'ora di far sloggiare gli ospiti (sette di sera, perchè Gilbert aveva sonno), Lovino gli si avvicinò. Gilbert gli sorrise.
- Ciao, Lovi. Tutto bene?-
- Non mi chiamare Lovi, crucco bastardo di merda. Comunque...la festa l'ho organizzata io.-
Gilbert spalancò gli occhi. Pensava che si trattasse di un'idea di Elizabeta, o di Ludwig. - Davvero? E perchè non Ludwig o Eli?-
- Loro avrebbero fatto una festa normale. Solo che...so cosa vuol dire avere paura di essere sopraffatti da un fratellino. Prendila...come un regalo, okay? Un po' di autostima bonus.-
- Lovi, è stata davvero una cosa gentilissima!- sorrise Gilbert, tentando di abbracciarlo.
Lovino fece una smorfia e scivolò all'indietro. - Non mi toccare, che schifo. Ci si vede.-
I due si strinsero la mano.
Guardando il più vecchio dei fratelli Vargas camminare per la strada con il suo orrendo borsalino marrone, Gilbert pensò di essere fortunato. Aveva Eliza, aveva Ludwig, aveva i suoi amici. I pensieri della sera prima sembravano volatilizzati.
- Gil?-
Il ragazzo si voltò. - Sì, Eli?-
- Buon compleanno, amore.-

*= Non è così?
**= Io penso che tu sia più importante di me, fratellone.
***= Sei un adorabile e magnifico ragazzo con seri problemi di comunicazione.

Spazio dell'idiota
BUON COMPLEANNO AWESOME PREUßEN! *balla*


PRUHUN A CASO!
CAPITOLI SCRITTI DA TRE SETTIMANE E RIFATTI DA CAPO OGGI PERCHÈ PRIMA NON MI PIACEVANO, PERCIÒ SORRY SE HA SCHIFO!
CORRETTORE BASTARDO!
TANTO AMORE, PACE E FELICITÀ!

Hetalia: one-shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora