Ludwig si stupiva sempre della grandiosità dei Dipartimenti Nazisti. Gli ricordavano i grandi edifici del passato. Avevano quello stile straordinariamente razionale, eppure sfarzoso. Già, rappresentavano davvero bene la Germania. La grande, gloriosa Deutschland. Ben poche Nazioni potevano vantare un capo e un esercito così appassionati. E un popolo così fedele alla patria, ovviamente. Così uniforme. Era una gioia per gli occhi vedere quasi esclusivamente teste bionde e brillanti occhi azzurri che coloravano di vivacità le strade grigie, rosse, bianche e nere.
I Dipartimenti erano tanto belli quanto efficienti.
- Quindi noi dobbiamo entrare qui?- chiese Feliciano. Sembrava dubbioso. Probabilmente il palazzo imponente lo spaventava.
- Ja. Tu seguimi e fai quello che faccio io.-
Ludwig salì indisturbato le scale e, con un tonante "Heil Hitler", entrò nell'ampio ambiente del Dipartimento.
- Lei è?- chiese distrattamente la donna all'ingresso, occupata a scrivere su un grande quaderno a righe.
- Ludwig Beilschmidt. Dovrei avere un appuntamento con il generale, a che piano si trova?-
La segretaria alzò lo sguardo non appena ebbe udito il cognome Beilschmidt, improvvisamente zelante. - Secondo piano, ufficio 12. La aspetta.-
- Danke.- ringraziò Ludwig, alzando il braccio destro a quarantacinque gradi con fare impettito. La segretaria rispose con lo stesso gesto e si sistemò meglio sulla sedia. - Però qui c'è scritto che era previsto un accompagnatore, se non mi sbaglio.-
Ludwig sbuffò e si voltò verso l'entrata, sicuro di trovare Feliciano terrorizzato dall'aspetto marziale dell'edificio. Invece trovò sì Feliciano, ma intento a discutere con un soldato. Il ragazzo gesticolava e parlava agitatissimo un po' in italiano un po' in un tedesco molto stentato. Il soldato, invece, gli urlava di andarsene nel tedesco più berlinese che Ludwig avesse mai sentito. Sulla sua divisa c'era scritto Karl Krüger.
Perplesso, Germania corse da Feliciano per cercare di comunicare in un tedesco comprensibile con il soldato Krüger.
- Cosa succede?- chiese, nel modo più autoritario possibile.
Feliciano non gli rispose, ma si limitò a guardarlo con occhi imploranti. Lì, sui gradini del Dipartimento, con il suo giubbotto marrone alla moda al posto della divisa regolentare, di cui indossava solo una camicia nera troppo grande per lui, sembrava davvero un bambino spaventato.
Il soldato aggrottò le sopracciglia bionde, con uno sguardo ostile negli occhi azzurri. - Questo qui le sembra un ariano, per caso? Perchè a me no.-
Gli occhi di Feliciano saettavano stupiti da Ludwig al soldato. Probabilmente non stava capendo nulla della conversazione. Forse era meglio così.
- Insomma, si calmi. Non fa nulla di male, deve solo entrare.- tentò di contrattare Ludwig.
- Non fa nulla di male?!- L'uomo si gonfiò d'indignazione. - Lei ha idea di quanto stia faticando il nostro Führer per eliminare dalla Germania gli individui come questo?- sbraitò, indicando Feliciano. - È tutto tranne che ariano! Guardi, castano, con gli occhi scuri e la pelle olivastra...come minimo è uno zingaro!- concluse, con la faccia squadrata rossa di rabbia.
Ludwig prese a braccetto Feliciano. Come sempre, pensò che quel ragazzo fosse troppo esile. - Fino a prova contraria, è italiano. E ora ci lasci passare.-
Il soldato Krüger sospirò tremolante, ancora pieno di rabbia. Però si spostò e lasciò passare uno stranito Feliciano e un altero Ludwig. Un Ludwig che rifletteva. Pensava a una coppia che aveva visto il giorno prima, durante la sua passeggiata serale. Erano un ragazzo e una ragazza, seduti su una panchina. La ragazza era una graziosa biondina, bassa e avvolta in una gonna rosa che sembrava di zucchero filato. Il ragazzo, invece, aveva occhi e capelli scuri e un sorriso abbagliante. Sotto un bell'albero alto, guardavano le foglie e giocavano a fermare con le dita i raggi del sole che perforavano la chioma dell'albero. Ludwig aveva pensato che fossero proprio una coppia carina. Poi aveva focalizzato sui capelli scuri del ragazzo e aveva sospirato pesantemente. Ora, con un minuto italiano spaventato attaccato al braccio, pensava a quanto doveva essere difficile restare uniti per quella coppietta. E così per altri milioni di persone, non solo per l'aspetto fisico, ma per le idee. Gli sembrò tutto sbagliato. Gli sembrò sbagliato aver messo sotto osservazione speciale tre Regioni italiane, tra cui una, Emilia Romagna, sospettata di comunismo. Quella ragazza era simpatica, cucinava benissimo, cosa faceva di male? Ancora quella domanda. Cosa fa di male una persona con i capelli diversi dai tuoi? Nulla. Se non esistere. Quindi esistere era un male? Non aveva senso. Non aveva un minimo di senso. Erano tutti il suo popolo. Anche uno dei familiari a cui era più affezionato, cioè Roderich, era castano. E l'unica cosa che faceva era suonare egregiamente la Ballata numero 3 di Chopin.
- Ludwig?-
Si voltò, ancora immerso nella riflessione. - Cosa c'è?-
- Perchè all'inizio il tizio non mi faceva entrare?- chiese Feliciano, pensieroso. Ludwig osservò per un momento i suoi occhi preoccupati.
- Avevi il colletto abbottonato male.-
Non era giusto che una persona così dolce non potesse entrare in un luogo pubblico. Non era giusto che Feliciano sapesse cosa stava succedendo.
- Ne sei sicuro? Sembrava così arrabbiato...-
- Tranquillo, è così.-
Si proteggono sempre le persone che si amano.
Feliciano rise. - L'ho sempre detto che voi tedeschi tenete troppo all'ordine!-
Eh, già.
- Vieni, Feli, dobbiamo incontrare il generale.-Spazio dell'idiota
BUONNNN SAN VALENTINO!
Questo è un doppio aggiornamento GerItoso per Santo Valentuccio.
Anyway, gli argomenti sono naturalmente trattati in modo non serio. 'Kay?
Ciau.
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Hetalia: one-shots
Fanfic• 1: PruHun • 2: FrUk • 3: GerIta • 4: GerIta • 5: PruHun [Prossimamente, una DenNor, una LietPol e un mix di un sacco di roba] Comunque, io sono una simpatica idiota che siccome non sa cosa fare, si allena a scrivere one-shots. Sì, la mia vita è be...