Capitolo 2- La cicatrice

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Capitolo 2- La cicatrice

Jade si ricorda del libro e lo rimette a suo posto. In questo modo la mattonella ritorna al suo posto, senza destare sospetti.

Mrs Jane compare sulla porta. La sua veste è macchiata di farina. Prima di salire al secondo piano stava preparando un dolce. Osserva la stanza con i suoi occhioni grandi e neri e la perlustra come uno scanner. Un libro in bilico cade a terra e fa sobbalzare Jade. “Scoperta!” Mrs Jane si avvicina allo scaffale dove è caduto il libro. Lo raccoglie e lo mette al suo posto. Avanza con passi cauti e svolta l’angolo per guardare dietro lo scaffale. E … Puff! Solo polvere qua e là. Nessun altro nella stanza. Eppure i suoi sensi avevano intuito la presenza di qualcuno, qualcuno di inappropriato nella stanza, qualcuno che era solo curioso e ha ficcato il naso là dove non doveva. Sospira. Forse è stata solo la sua immaginazione. L’immaginazione di una povera cameriera che è fedele ai suoi datori di lavoro. Una cameriera che nasconde qualcosa di grosso, delle cicatrici, una storia, dei ricordi che ha intenzione di seppellire per sempre.

Al piano di sotto Jane si siede a tavola.

<<Dove sei stata? Io e Jane ti abbiamo cercato dappertutto.>>

<<Davvero? Io cercavo voi. Appena sono uscita dal bagno, tu non eri più in camera tua e ho iniziato a cercarti ma non ti ho trovato. Così ho deciso di scendere qui per vedere se mi avevate lasciata da sola in casa come pensavo>>.

 Jade cerca di cambiare discorso, chiedendo cosa ci sia per cena. Mrs Jane compare nella sala da pranzo. Fissa quei due piccoli e quasi innocenti occhi. Occhi di una ragazzina che cerca di sembrare innocente. La scruta e cerca di leggere oltre, di capire cosa sa e cosa non sa. Ma lo sguardo di Jade rimane impassibile. Rivolge un sorriso cortese alla cameriera. I suoi occhi azzurri come il mare, nascondono un segreto scoperto, una verità nascosta che non rimarrà sepolta per molto.

Elly posa la borsa sul divano all’ingresso. È stanca è stata una giornata pesante. Carica di ricordi che ritornano ogni giorno e ti lacerano dentro e non ti abbandonano mai. Sul piccolo comodino accanto al divano c’è una foto. Una foto scattata tanti anni fa. I suoi genitori ridono e tengono tra le braccia la loro bambina. Sono felici in quella foto. Ora non hanno più un volto, un viso, un sorriso, nemmeno una bocca per parlare. Sono solo un ricordo sbiadito. Elly ha nostalgia del loro profumo, delle loro risate, dei loro rimproveri e della loro presenza costante. Vorrebbe rinascere di nuovo solo per rincontrarli. Un’altra volta. Toccare la loro pelle morbida e dar loro un bacio sulla guancia rosa, viva e spensierata. Vorrebbe incontrarli per abbracciarli di nuovo, per non sentirsi sola, per raccontare ogni giorno cosa fa, cosa mangia, cosa prova. Per guardarli negli occhi e piangere. Solo per dire “Mi mancate…”.

Piccole gocce di memoria riaffiorano su quel viso. Straziato dal dolore quel viso innocente, non ha forza per parlare ma solo per piangere. Lacrime negate, lacrime represse, lacrime strane. Si sente libera, per un attimo lontana dalla realtà crudele e senza cuore. Pensa a sua madre, Natasha. Se fosse qui le accarezzerebbe la guancia e le asciugherebbe le lacrime. La farebbe sorridere, le racconterebbe una storia come quando era piccola. La farebbe addormentare con una canzone, una ninna nanna e la abbraccerebbe, senza lasciandola andare. Pensa a suo padre, Cory. Un meraviglioso padre. Se fosse qui la porterebbe fuori a fare una passeggiata, la porterebbe lì dove non c’è bisogno di parole ma solo di gesti e sguardi. La porterebbe in un parco e la farebbe sentire una principessa. Le preparerebbe un piatto di pasta con l’amore che solo un padre riesce a trovare. Ma nessuno dei due è qui. Le lacrime diventano fiumi e poi cascate e poi diventano mare. Si perdono nella profondità dell’oceano e continuano a scorrere. Non si fermano più.

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