Capitolo 2 - Andeerville

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Mi svegliai nel mio appartamento.
Il sole, già alto nel cielo, entrava dalla finestra colpendomi in viso.
Mi girai dall'altra parte, infastidita.
Poi vidi che ora segnava la sveglia:
7.45
Oggi era il mio primo giorno di lavoro, e io riuscivo già ad essere in ritardo!

Complimenti,, Kira, davvero...

Scesi di corsa dal letto e andai in bagno a sistemarmi un attimo i capelli: non avevo particolari bisogni, ma almeno avere un aspetto presentabile non sarebbe poi stato così male...

Andai in camera e mi misi in fretta i vestiti che mi ero preparata sin dal giorno prima: un paio di jeans e una maglietta bianca un po' scollata. Semplice ma comodo, come piace a me.
Uscii di casa correndo e per poco non mi dimenticai le chiavi.

Vivevo in un appartamento al quarto piano di un vecchio edificio in mattoni.
Era piccolo, sì, ma a me piaceva molto.
Mi ero trasferita lì da poco, circa un mese, e finalmente avevo trovato lavoro da un fioraio. Bel lavoro, direte, ma ciò ha un significato ben preciso: il negozio si trovava esattamente davanti alla sede del Ministero di Andeerville.

Andeerville è la terza città più grande dello stato.
Qui si trova, oltre al Ministero, la sede della Federazione Greendeer, la più importante società commerciale del continente.
Se volevo scoprire più cose possibili sul conto degli umani, beh, quello era il posto più adatto.

Mi avviai di buon passo per la mia strada, come tutti gli altri, mentre osservavo il paesaggio intorno a me.

Alti grattacieli semidiroccati facevano da contorno a edifici più bassi, ma più recenti. Le strade, contornate dai tanti alberi presenti, erano percorse unicamente dalla folla, eccezion fatta per le automobili che i pochi privilegiati potevano permettersi.

Dopo la Guerra delle Macchine solo una misera parte della tecnologia umana era ancora in funzione: quella che non era considerata "pericolosa" veniva venduta a caro prezzo ai membri più abbienti della società.

Non ne erano prodotte di nuove per una ragione: era vietato.
Articolo 14 del Trattato.

Finalmente arrivai al negozio. Era un piccolo edificio dalla facciata verde, con uno stile molto vecchio, incastonato tra due palazzi più grandi. Forse aveva anche qualche secolo.

Mi fermai un attimo davanti alla vetrina, a guardare per un momento il mio riflesso: una normale ragazza dai lunghi capelli castani, altezza e corporatura media.
Ciò che attirava l'attenzione su di me erano gli occhi azzurro ghiaccio, freddi e al contempo vivaci.
Chi avrebbe mai detto che in realtà ero solo un droide, un pezzo di latta?

Per fortuna non ero in ritardo, così bussai. Venne ad aprirmi un signore sulla cinquantina, che domandò:
- Cosa vuoi? Non siamo ancora aperti.
- Sono la nuova assunta, oggi è il mio primo giorno.
Gli allungai una mano e l'uomo me la strinse svogliatamente, per poi borbottare qualcosa e farmi entrare.

All'interno il negozio era splendido: c'era ogni tipo di fiore presente nel mio hard-disk, più un altro paio che non conoscevo. I profumi ti entravano nelle narici, inebrianti. Era un piccolo paradiso nascosto, con quei rampicanti che salivano lungo le pareti, alcune api che volavano di fiore in fiore e, soprattutto, i colori.
Colori di ogni tipo tappezzavano i petali delle piante presenti.
C'era pure qualche tinozza con delle ninfee gialle, bianche e rosa e all'interno qualche pesciolino che nuotava nell'acqua.

Per la prima volta dimenticai chi ero per godermi quello spettacolo, non pensando a tutto ciò che avrei dovuto fare o vedere.
Lì, per un attimo, riuscii a essere semplicemente me stessa.

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