Capitolo 4 (parte terza)

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UNA SANZIONE NON COMUNE

CAPITOLO 4

(parte terza)

Si svegliò con un battito sordo che galleggiava intorno alla cava vacante del suo cranio. Sapeva, in qualche modo, che il dolore sarebbe dovuto essere molto peggiore di quello che era così lui fu molto contento che qualcuno lo avesse gentilmente imbottito di farmaci. In realtà non ricordava di aver bevuto niente, ma quando sei ubriaco come lui doveva essere stato non ci si ricorda molto comunque.

"Harry?"

La voce forte e trillante vibrò terribilmente attraverso le sue orecchie, prendeva a pugni i suoi timpani e poi dai suoi nervi arrivava al suo stomaco, facendolo sentire incredibilmente male.

"Non gridare," gemette pietosamente, volendo solo accovacciarsi e piangere. Questa sarebbe stata la peggiore sbornia di sempre una volta che gli antidolorifici avrebbero smesso di fare effetto. "Vattene e lasciami morire in pace." Il volteggiare del suo stomaco lentamente si attenuò e si rilassò un poco. Dio, cosa aveva bevuto ieri sera? Dove erano andati? Harry non riusciva a ricordare. Cercò nella sua mente, ma era come se nella sua memoria ci fosse un grande buco nero. Dove erano andati? Ad una festa in casa? Un concerto? Ad un club? Per la sua vita non riusciva a ricordare... non riusciva nemmeno a ricordare di essere tornato a casa da qualsiasi posto fosse stato. Il suo stomaco si mosse a disagio di nuovo, non essendo in grado di ricordare nulla, probabilmente non era un buon segno...

"Mi dispiace amico," la voce familiare di Liam fluttuò, molto più morbida, ma questa volta ancora troppo forte, "ma non morirai oggi. Puoi aprire gli occhi?"

Gemendo, Harry aprì lievemente gli occhi e rimase sorpreso che la luce nella stanza fosse molto meno dura di quanto si aspettasse. Fu allora che udì un silenzioso segnale acustico - troppo silenzioso per essere il suo telefono o una sveglia. Non riusciva a collocarlo. Poi si rese conto anche che la camera aveva un odore molto diverso da quello che conosceva, come se qualcuno l'avesse strofinata col Dettol o qualcosa del genere. Aveva vomitato?

Ma ancora la parte più sconcertante era il perché sulla terra era Liam che lo stava svegliando e non Louis? Girando la testa con cautela, i suoi occhi semichiusi incontrarono un miscuglio strano di immagini che sicuramente non corrispondeva alla sua stanza o alla stanza di qualcun altro che conosceva. Ergo, questa stanza in cui stava non era la camera da letto di un suo amico o la sua. Girò la testa verso il soffitto e poté quasi vedere la sfocatura del volto ansioso di Liam che lo scrutava.

"Ehi amico," sussurrò, la voce ancora un po' trillante. "Sai dove ti trovi?"

Harry cautamente scosse la testa, non volendo che il dolore si trasformasse in qualcosa di più del suo attuale dolore sordo. Né voleva che lo stomaco iniziasse a scuotersi di nuovo. Non gli piaceva vomitare.

"Sei nel reparto ospedaliero della clinica del River View Medical", disse un'altra voce - gentilmente mantenendosi ad un sussurro. Harry riconobbe ancora la voce anche se ci vollero solo pochi secondi per posizionarla. Era Tom, il ragazzo dei raggi X. Almeno quello se lo ricordava. "Sai perché sei qui, Harry?" Tom chiese gentilmente.

"N... no..." Harry riuscì a sussurrare, la gola secca. Cercò coraggiosamente di ricordare tutto ciò che avrebbe potuto spiegare che cosa esattamente stava succedendo in quel minuto, ma non ne uscì fuori niente. Non riusciva nemmeno a dire che ora fosse o che giorno fosse. Sembrava che non ci fossero finestre nella stanza e gli occhi erano troppo sfocati per riuscire a distinguere eventuali orologi. Forse non era nemmeno ancora mattina... il che spiegherebbe la luce fioca della stanza. Quanto tempo era rimasto fuori? E perché diavolo stava proprio in una clinica tra tutti i luoghi?

Una Sanzione Non Comune (Larry Stylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora