Il cellulare di Louis stava suonando incessantemente accanto al suo letto. Da due ore continuava in quel modo, precisamente da venerdì. Il castano era disteso sul letto, con il naso premuto nel cuscino. Faceva un po' male, ma non quanto il suo cuore.
Wow, era proprio uno sfigato. Si congratulò mentalmente per essere diventato un fottuto idiota e un coglione affettuoso allo stesso tempo.
Il bip del telefono si arrestò, ma Louis sapeva che avrebbe ripreso a squillare tra un'ora o giù di lì. Non avrebbe risposto comunque. Si era ripromesso di non farlo.
Harry aveva continuato a chiamarlo incessantemente da dopo la partita. Lo aveva fatto venti volte ormai. Il giorno prima lo aveva chiamato una volta all'ora e quella giornata aveva ricevuto sette chiamate ed erano solo le due.
Louis si sedette afflitto, fissando fuori dalla finestra. I suoi occhi era semichiusi, e i capelli erano arruffati. Fuori pioveva, era quasi scuro, e ad essere sinceri sembrava che il mondo stesse per finire.
Forse era così e non gli sarebbe importato, perché cosa gli era rimasto? Niall aveva chiuso la loro amicizia, Lottie gli stava riservando il trattamento del silenzio, la loro mamma era a stento a casa, Mark non era più suo padre e Harry era... sì, Harry era complicato.
Louis fece sprofondare di nuovo il viso nel cuscino quando il suo cellulare riprese a squillare e strizzò gli occhi, piagnucolando nel cuscino.
Non farlo, Louis.
Continuò a suonare.
Non farlo.
Squillo.
Pensa a te.
''Mrkfng,'' ringhiò Louis e prese il cellulare.
Non avrebbe dovuto farlo. Tornato a casa dopo la partita di venerdì, si era sentito così patetico e confuso. Aveva sentito il peso del mondo sulle spalle, soprattutto dopo aver constatato che nemmeno Harry aveva voluto avvicinarsi a lui - Harry che era stata la sua roccia negli ultimi mesi. Aveva cominciato a riflettere. La conclusione a cui era giunto era che stava iniziando a provare dei sentimenti.
Forse Lottie aveva ragione; c'era una minuscola possibilità, ma proprio piccola che lei avesse ragione.
Doveva esserci un motivo se non si era sentito completamente fottuto fino a quando Harry si era allontanato da lui, giusto? Doveva esserci un motivo se si era sentito infelice da quando avevano litigato.
Il problema era che il genere di sentimenti che provava per Harry (strani, privi di senso) non poteva essere incoraggiato. Erano sentimenti negativi. E ora che ne aveva preso coscienza, potevano tornarsene da dove diavolo erano venuti.
''Mrgff.''
''Lou?'' la voce di Harry era delicata e forse un po' sorpresa. La sua voce era più calda di quanto si aspettava. Pensava che il riccio avesse chiamato per litigare.
In risposta sbuffò. Era l'unica cosa che riuscì a fare. Stava diventando difficile respirare contro il cuscino, ma nonostante questo Louis si rifiutò di alzare la testa. Al contrario, si voltò leggermente, quel tanto che bastava per respirare. ''Parla,'' gli disse con voce bassa. Se Harry aveva intenzione di urlare, era meglio che lo facesse da subito, pensò Louis.
Harry inspirò dall'altro capo del telefono. Era strano come quel suono gli facesse attorcigliare lo stomaco.
''Voglio scusarmi, Lou,'' iniziò. ''Per molte cose.''
Quello non era assolutamente ciò che si aspettava Louis. Sentì di aver smesso di respirare, tutto dentro di lui si era fermato, preso completamente alla sprovvista.
STAI LEGGENDO
Unbelievers [Larry Stylinson || Italian Translation]
AcakÈ l'ultimo anno di liceo e Louis vuole portarlo a termine nel migliore dei modi. Ad ogni modo, oltre alle sue scarpe da calcio, una sana dose di sarcasmo e al suo ridicolo migliore amico, ha anche una famiglia complicata, un futuro terribilmente inc...