Capitolo 7

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ROBERTA
Non mi sarei mai aspettata un gesto tanto impulsivo da parte di Diego; per quanto non sia mai stato bravo a nascondere le proprie emozioni, mai avrei detto che avrebbe provato a baciarmi, dopo tutti questi anni in cui ha sempre misurato parole e azioni quando era con me per evitare di ferirmi o turbarmi in qualche modo. Forse avermi vista con Andrea, ma soprattutto aver visto lui, un estraneo, nel ruolo a cui lui ha aspirato per tanto tempo deve avergli fatto perdere il lume della ragione. Sta di fatto che avrebbe dovuto controllarsi, avrebbe dovuto fermarsi giusto un attimo prima e non prendersi tutte quelle libertà, sebbene ci conosciamo da tanto tempo. Sono rimasta delusa da questo suo gesto più che mai, e io stessa sono stupita: non dovrei più pensarci, soprattutto dopo quello che ha tentato di fare, non dovrei mai più rivolgergli la parola e concentrarmi solo sulla mia relazione con Andrea, che invece è tanto dolce e apprensivo. Eppure, non so perché, ma ogni volta che stiamo per baciarci, esattamente l'attimo prima che le nostre labbra si sfiorino, io vedo il viso di Diego al posto del suo, per una frazione di secondo sufficiente a rovinare quel momento. Come se lui in qualche modo rivendicasse la mia attenzione, mettendosi in mezzo in un momento tanto intimo. Inizialmente questa cosa mi ha fatto preoccupare, ora però continuo a ripetermi che dopotutto potrebbe essere solo un brutto scherzo del mio cervello, ancora profondamente scosso da quel tentativo di Diego di baciarmi. Ovviamente ad Andrea non ho detto niente di quel pomeriggio, sono sicura che non ci metterebbe troppo ad andare a farsi una chiacchierata con Diego e io non voglio che lui ci vada di mezzo ancora una volta, ha già dato il suo cuore, e direi che il resto si merita un po' di tregua.
Però se penso alla storia di Martina! Andrei io a prenderlo a pugni seduta stante!
Ora ho sentito che ha preso parte ad un progetto di teatro delle prime, e che non si è tirato indietro quando gli hanno chiesto di aiutarli. Come avrebbe potuto, appena si parla di scrivere, di scene, registi e Hollywood gli si illuminano gli occhi e ne parlerebbe per ore! Lo so perché spesso lo faceva: mi parlava dei suoi sogni e gli occhi gli diventavano ancora più grandi e curiosi, golosi forse, e brillavano. Era tanto bello stare ad ascoltarlo, perché sentire parlare qualcuno delle proprie emozioni più profonde e dei proprio desideri nascosti, oltre a farti sentire una certa affinità, un certo legame con quella persona, ti fa capire quanto tutti ci aggrappiamo con forza a quelle liane che sono i nostri sogni, per non cadere verso il fondo, verso la monotonia di una vita senza aspirazioni. E ti senti come parte di qualcosa, custode di una pezzetto di quella persona. A me piaceva tanto passare i pomeriggi così prima che partissi. Eravamo ancora dei ragazzini, ma dopotutto i sogni sono rimasti gli stessi, e le espressioni di quando ne parliamo anche. Forse solo la certezza di realizzarli inizia a vacillare un po' di più con il passare degli anni.
Ma Diego no, Diego è una forza della natura e poi non si sarebbe mai tirato indietro di fronte ad una richiesta d'aiuto. Perchè sotto quella sua corazza, lo so, c'è un ragazzo tanto dolce e sensibile. Il problema è appunto fargli togliere quella corazza. Un tempo ci riuscivo. Ora credo non più...
Mi sto dirigendo verso la fermata del pullman con la testa piena di questi pensieri. Andrea mi ha fatto sapere che si sarebbe trattenuto per un po' in università, di non aspettarlo. Ad un tratto davanti a me compaiono due figure, due ragazzi. Uno lo riconosco subito: Diego. La ragazza accanto a lui ha i capelli viola, è una ragazzina di prima se non sbaglio. Ad un tratto lui le prende una ciocca di capelli tra le mani, e dice qualcosa che non riesco a cogliere precisamente, ma sorride. Qualcosa mi si smuove dentro, all'altezza dello stomaco, e istintivamente, con una sfacciataggine che mi è assolutamente nuova, dico: -Scusate dovrei passare-
Diego lascia andare la ciocca e si scosta, dicendo distrattamente: -Prego-
Gli lancio quella che spero somigli molto ad un'occhiataccia, mentre noto la sua espressione stupita nel vedermi, dopodichè proseguo per la mia strada senza più voltarmi.
Che brutto... prima con Martina, adesso con una povera ragazzina! E poi si lamentava del fatto che Andrea fosse più grande di me!

Dopo quel giorno vidi quella ragazzina dai capelli viola più spesso e scoprii che si chiamava Cassandra. Veniva praticamente tutti gli intervalli nella nostra classe, oppure Diego andava da lei (sì, l'ho seguito, ma ero troppo curiosa), e parlavano fitto fitto, probabilmente dello spettacolo, ma non so perché questo mi infastidiva tanto. Si stava creando una certa complicità che proprio non riuscivo a digerire.

Una settimana dopo l'incontro, Andrea mi aspetta fuori da scuola sorridendomi. Gli vado incontro e lo saluto con un bacio veloce sulla guancia: non vado matta per le dimostrazioni d'affetto in pubblico, non so bene perché, dopotutto non mi dovrebbe interessare del giudizio degli altri. O meglio, del giudizio di Diego...
Stiamo per dirigerci alla sua macchina quando vedo uscire da scuola Diego e Cassandra, impegnati in una conversazione che fa sorridere entrambi, tanto che sembrano persi in un mondo tutto loro. Mi blocco all'improvviso e li fisso mentre Andrea, che pensava lo stessi seguendo, mi chiama. Ma io non lo sento, assordata dal suono lontano della risata di Cassandra.
Cassandra come la profetessa che prevedeva le disgrazie. Beh, sì, direi azzeccato come nome. Quella di certo non porta nulla di buono.
Mentre la sto fulminando con lo sguardo, lei si volta improvvisamente verso di me, e penso proprio che quello che mi ha rivolto sia un sorriso. Che fa, mi prende in giro?
Ad un tratto mi sento scrollare per un braccio e Andrea mi chiede: -Che c'è amore?- sentire quella parola pronunciata dalla sua voce mi mette sempre i brividi. Ma non di quelli piacevoli, che elettrizzano. Quelli che un po' impauriscono e forse anche disgustano. Ma continuo a ripetermi che non può essere: io adoro Andrea!
-Niente, niente. Andiamo.- rispondo fredda superandolo.

Il giorno seguente Diego non c'è a scuola e il suo banco vuoto mi mette addosso un certo senso di angoscia che non mi so spiegare: a me non dovrebbe importare più niente di quel cafone! All'intervallo, mentre mi sto dirigendo verso il bagno con la mia mela in mano, vengo improvvisamente fermata. Da Cassandra.
-Ehm, scusa... sei Roberta, giusto?- chiede leggermente imbarazzata. Le rivolgo un'occhiataccia dopodichè annuisco.
-Beh ecco, scusa se ti disturbo ma potrei rubarti un paio di minuti? Avrei bisogno di parlarti...-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 04, 2017 ⏰

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