DIEGO
Il freddo è arrivato. Pensavo di fare tante cose in questa settima e invece, la febbre mi ha bloccato.
-Proprio ora dovevi ammalarti!-
-Scusa mamma, la prossima volta ti chiedo il permesso!- tossisco da sotto le coperte.
-Stupido. Degno figlio di tuo padre!-
Odio quando mi dice con tono di disprezzo certe cose. Non ha pietà di me neanche ora che sono in questo stato.
-Adesso la stanza è in ordine, se vuoi far venire i tuoi amici fai pure, Diego. Noi tutti, oggi non ci saremo, dobbiamo andare al centro commerciale-
-Ebbè certo...tanto si è ammalato il figlio di nessuno.- arrabbiato mi copro alla meglio con il piumone di Spiderman.
-Il solito piagnucolone sei- la sua folta chioma, castana, accarezza il mio viso, la sento, ora che lei si è piegata su di me -lo sai che ti voglio bene, sono tua madre, non dimenticarlo- mi lascia un bacio sulla fronte per poi andare via.
Steso nel letto guardo un film in bianco e nero "Poveri ma belli": lo vedevo sempre con i miei genitori quando ero piccolo.
Si conobbero alle scuole superiori. Avevano entrambi diciassette anni quando mia madre uscì incinta, di me.
Si amavano tanto. Hanno fatto tanti sacrifici insieme ed erano un cuore solo e un'anima sola; fin quando, mia madre, crescendo non si è montata la testa e l'ha lasciato.
Era stanca di dover sacrificarsi.
Era stanca del non lavoro di mio padre.
Lui è un regista affermato oggi.
Adesso, finalmente, il suo sogno si è avverato.
Mio padre la ama ancora, ma lei, ormai, preferisce il riccone con cui ha avuto anche due figli.
A me tutto questo è motivo di grande sofferenza.
Vivo con mia madre perché voglio restare, qui, a Matera, altrimenti...
Sarei già andato via.
**********************
Il bip del cellulare si insinua nel mio sonno.
La tachipirina mi aveva completamente spedito tra le braccia di morfeo.
Adesso chi sarà?
Esco il capo da sotto le coperte.
La mia immagine, riflessa sullo specchio dell'armadio, posto di fronte al letto, non è delle migliori.
Una volta guarito dovrò tagliare un po' i capelli, il ciuffo mi è arrivato quasi sotto al mento.
Martina dice sempre che mi donano e che i miei occhi cervoni la fanno impazzire.
Mah...
Allungo il braccio e prendo il cellulare finito ai piedi del letto.
MARTINA
Ciao Diego, come stai?
DIEGO
Male.
MARTINA
Mi dispice tesoro. Posso venire a trovarti? Ormai sono giorni che non ti vedo e mi manchi.
DIEGO
No. Anche se siamo usciti insieme non sei mica la mia ragazza.
MARTINA
Ah. Però la settimana scorsa, a casa mia, non sembrava che ti trattenessi in qualcosa.
DIEGO
Non essere stupida.
MARTINA
Ok ho capito. Sei come tutti gli altri.
DIEGO
Pensala come vuoi.
MARTINA
Stronzo!!!
Fisso il cellulare per un attimo prima di chiudere i messaggi e scorrere la rubrica fino a fermarmi a quel nome che mi fa battere il cuore solo a leggerlo: Roberta.
Non mi ha cercato, neanche per chiedere come sto.
Non vorrei che avesse saputo di me e Martina.
Vabbè, anche se fosse... tanto per lei sono solo un amico.
Ritorno sotto le coperte.
Mi dispiace di averle detto che non tornavo con lei a casa perché stavo con Giacomo...in realtà sono stato a casa con Martina.
A scuola mi aveva seguito fino al bagno e prima di entrarci mi ha preso alla sprovvista e mi ha baciato. "Leggilo" mi avevo detto sulle labbra poggiandomi un bigliettino in una mano, prima di dileguarsi ancheggiando lungo il corridoio della scuola.
"Oggi ho casa libera, vorrei stare un po' sola con te.
Martina"
Stordito da quel bacio sensuale avevo già deciso che ci sarei andato.
Bella, alta, mora con due seni da far girare la testa.
Martina non potevo lasciarmela scappare e poi magari mi avrebbe aiutato a staccarmi da quell'amore, non corrisposto, che provo nei confronti di Roberta.
Sono stati degli incontri molto appaganti ma vuoti di cuore, tanto che prima che mi ammalassi avevo già deciso di troncare.
Finalmente, dopo due settimane a casa, sono ritornato a scuola.
Stamattina, stranamente non ho incontrato Roberta sul pullman.
Che peccato, ho tanta voglia di vederla.
-Ciao- sento una voce raggiungermi.
-Cia...- non finisco la frase davanti ad una Roberta vestita benissimo e truccata: il maglioncino bianco aderente le delinea due seni mai notati prima.
Deglutisco. Lei sorride. Io mi irrigidisco dalla gelosia.
-Come stai, Diego?- si guarda gli stivaletti in camoscio color sabbia.
- Sono stato male- la delusione di lei, che non si è fatta sentire, traspare dalla mia voce.
-Mi dispiace- alza il capo. I nostri occhi si incontrano -perché ti sei fatta così bella?- le chiedo con le mani lungo i fianchi, mi sudano, il nervoso mi attraversa il corpo.
Imbarazzata non risponde.
-Questo non ti serve- passo il pollice sulle sue labbra per toglierle il lucido. Meravigliata dal mio gesto si copre la bocca con la mano.
-Ei Roberta sei qui...- un ragazzo vestito bene e alla moda si avvicina.
-Andrea, sei ancora qui?- guarda lui, poi me.
-Sì piccola, volevo un ultimo bacio- le stampa un bacio sulle labbra, sotto il mio sguardo e per poco non muoio.
-Ci vediamo all'uscita adesso corro all'università- la ribacia e va via.
Un velo di silenzio ci avvolge.
-Ti sei fidanzata?- pronuncio a malapena.
Annuisce col capo basso.
-La tua timidezza a quanto vedo finalmente è andata a farsi fottere!- alzo i toni senza neanche accorgermene.
Il cuore fa veramente male.
-Diego io...-
-Tu? Non darmi spiegazioni. Ho capito tutto...- le lascio una carezza sul capo – Ho capito tutto- distolgo il mio sguardo da lei e con le lacrime che bussano ai miei occhi corro verso la fermata del pullman.
Di tornare a scuola non se ne parla.

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Amore semplice
Storie d'amorePer Diego la timidezza di Roberta non è un problema. Lui fa una scommessa. Lei vive nel suo mondo fatto di libri e animali. Lui non sopporta la sua indifferenza. Lei non sopporta lui. Entrambi non si sarebbero mai scelti. Entrambi sono pazzi l'uno d...