Capitolo 3

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«Senti principessa, che dici se rimani da me?» Mi domandò Simon passandomi la canna.

«Certo! Visto che sta sera possiamo darci alla pazza gioia, portami a casa così posso prendere quel decino e quella bottiglia di vodka che ci sono avanzate dall'altra volta. Sta sera voglio divertirmi per bene.»

Dopo pochi minuti partimmo, e come sempre accendemmo la radio e cominciammo a cantare tutte le canzoni che passavano e dopo poco arrivammo al parcheggio vicino casa mia, e decidemmo che per cena saremmo andati a prendere una pizza al ristorante qua vicino.
Nel tragitto dalla macchina al portone di casa facevamo a spintoni e gli facevo il verso ipotizzando su come avesse chiesto a Christa di uscire, fino a quando non mi sentii richiamare:

«Hey piccola!» No non è vero. Anche qui.

«Jefferson, sei passato anche tu allo stalking?»

«Ma smettila che infondo lo so che mi vuoi bene.» Disse avvicinandosi pericolosamente a me, puzza già di alcol e cazzo, sono solo le sette di sera!

«Va via, sei ubriaco marcio, vai a rompere le palle a qualcun'altro.» Dissi spingendolo via.

«Naah, voglio stare un po' con te. Mi manchi.» Disse avvicinandosi di nuovo.

«Vai da Caroline che ti sta aspettando a gambe aperte.» Cercai di respingerlo.

«Aaaaah! È questo il problema! Sei gelosa di lei! Rosichi perché non te l'ho dato? Non è che per caso avevi una cotta per me?!» Non lo facevo così intelligente.

«Ora basta!» Simon si mise in mezzo a noi due.
«Gabriel, torna a casa. Subito. Sei ubriaco fradicio e non sai cosa stai dicendo, attento a quello che fai.» Disse molto severo, quanto posso voler bene a quest'uomo?!

«Forse hai ragione. Ci si rivede Smith. Ti lascio col tuo fidanzatino.» Disse lasciandomi uno sguardo gelido.

Entrammo in casa. Ma che cazzo è appena successo?

«È proprio una merda da ubriaco, lascialo fare.»

«Fosse facile. Cazzo, non pensavo di essere così stupida da innamorarmi di uno così.» Dissi sincera.

«Hey, non dire così, non sarebbe mai successo se lui non ti avesse fatto intendere qualcosa. Insomma si vedeva che provava qualcosa per te. Penso che tu sia stata l'unica ragazza a cui lui abbia tenuto davvero, e per più di una settimana.
Non ho mai voluto dirti queste cose, perché so che non ti sono d'aiuto, anzi peggiorano la situazione, ma devi capire che non ti sei immaginata tutto.
Odio vederti così lo sai, ma dovevo dirtelo. Io non so che cazzo sia successo a quel ragazzo, ma so che non ti merita. Perché tu non meriti di soffrire così. Soprattutto dopo quello che hai passato.»

Sto piangendo porca puttana. Tiro su col naso e mi asciugo velocemente le lacrime. Basta, io non sono più quella ragazzina ingenua e indifesa di tre anni fa.
Ora sono consapevole, anche dopo tutte le parole di Simon, che sto "soffrendo" per niente, perché alla fine non siamo mai stati insieme, ma non posso fare a meno di ripensare a tutti i momenti passati insieme a lui.

Flashback

«Hey piccola, sta sera sei stata fantastica in console»

«Grazie, ma io lo sono sempre!» Dissi scoppiando a ridere e facendo ondeggiare i miei capelli.

«Senti, mio fratello mi ha lasciato un ventino, che dici se passiamo da me?»

«E me lo chiedi?» Dissi guardandolo dritto negli occhi sorridendo. Mi afferrò la mano e subito sentii una strana scarica lungo la spina dorsale.
Mi passò il casco e dopo cinque minuti eravamo già in camera sua, sdraiati sul letto con la schiena poggiata sulla spalliera, cominciammo a fumare e a ridere insieme, Dio quanto amo il suo sorriso. Dopo poco mi accorsi che si era addormentato sulla mia spalla, non volevo svegliarlo, aveva uno strano ma bellissimo sorriso sulle labbra, quindi decisi di rimanere a dormire con lui. La mattina dopo mi svegliai con Gabriel sdraiato su di me con un braccio intorno alla mia vita.
Rimasi lì a fissarlo per un po', ma purtroppo si svegliò.

«Buongiorno» Mi salutò abbracciandomi forte, rialzò lo sguardo ci guardammo per interminabili secondi e piano piano si avvicinò al mio viso per poi darmi un bacio sulla guancia. Per un secondo ho quasi creduto che avesse voluto baciarmi, forse è solo la mia mente malata che gioca a farmi brutti scherzi.

«Buongiorno» Il risveglio più bello di sempre.

Fine flashback

Queste piccole stronzate mi fanno "stare male", e se quello che dice Simon è falso, vuol dire che si è preso solo gioco di me, e questo mi fa incazzare. Troppo.

Finalmente siamo arrivati alla pizzeria, ed è anche arrivata l'ora di schimicare, quindi avevamo ordinato un sacco di roba: due pizze, patatine fritte, due hamburger, un hot dog da dividere, due birre e anche due ciambelle.

«Dio che fame!» Esclamò il mio amico sfregandosi le mani osservando tutto i cibo disposto di fronte a noi.

«Mangia e stai zitto!» Dissi fiondandomi sulla mia pizza. Ma un altro ricordo si fece spazio nella mia mente.

Flashback

«Ma guarda che brava!»

«So di essere bravissima, ma nessuno può battermi a mettere due pizze surgelate in forno e riuscire anche a bruciarle.» Dissi poggiando sul tavole le due pizze ormai abbrustolite.

«Dai tranquilla, abbiamo ancora queste.» Disse Gabriel mostrandomi le due bottiglie di superalcolici mettendole sul tavolo, ma una delle due cadde sul pavimento.

«Oh cazzo scusa, sta sera non è proprio serata!» Disse dispiaciuto per poi chinarsi a raccogliere i vetri.
«Eh ma che cazzo!» Urlò rialzandosi.
«Hai del disinfettante?» Disse mostrandomi la mano leggermente insanguinata.

«Gabriel ma che cazzo! Si, vieni di sopra, appena avremo finito con la ferita mi aiuti a pulire tutto!» Ero incazzata ma allo stesso tempo divertita. Lo portai al bagno di sopra e lo feci sedere sul bordo della vasca, posizionandomi in ginocchio davanti a lui, presi il kit del pronto soccorso riposto nel mobile bianco accanto al lavandino e cominciai a medicarli il taglio.

«E brava principessa, sai anche fare l'infermiera» Disse guardandomi mentre gli continuavo a pulire la ferita

«Purtroppo ci ho fatto l'abitudine» Dissi ripensando a tutte le volte che avevo "curato" mio fratello rattristandomi un po'.

«Fatto.» Dissi chiudendogli la fasciatura.

«Sei stata bravissima.» Disse accarezzandomi la guancia per poi baciarmi l'altra.

«Alzati ora devi aiutarmi a pulire.»

Fine flashback

Passamo tutta la sera a pulire il pavimento e a stare il più tranquilli possibili, per evitare di combinare altri guai. Ma quella sera riuscimmo a rompere anche una gamba del mio letto. Perché noi eravamo così. Eravamo dei danni ma che insieme stavano bene insieme.

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