Capitolo 6 - Con uno schiocco di dita

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«Perché non usiamo un diversivo per allontanarlo?» suggerì Kiral osservan doi soldati. Uno di loro restava fermo sopra alla parte di muraglia che sovrastava il fiume, suppose che fosse così per controllare uno dei punti deboli. «Potrei dare fuoco a qualcosa, la loro attenzione verrebbe attirata da altro.»

«Ah,certo, è normale che il bosco prenda fuoco all'improvviso.»

Dopo un po', Kiral stava cominciando a capire quando Namel parlava sul serio e quando invece la prendeva in giro. «Cos'ho detto di male?»

«Non devono capire che abbiamo lasciato la capitale, lo capisci? È pressoché impossibile, quindi fino a quando ci crederanno all'interno potremo trarne solo vantaggio, perché non sprecheranno soldati per cercare nelle regioni esterne, anche perché se si sapesse che è possibile lasciare la capitale, qualcuno potrebbe provarci. Non conviene a quel bastardo del tiranno, te lo dico io,ragazza.»

«Kiral»lo corresse lei.

«Cosa?»

«Mi chiamo Kiral, così ho deciso, quindi preferirei se mi chiamassi con il mio vero nome.»

«Io ti ho fatto un discorso lunghissimo e tutto ciò che hai da dire è che ti sei scelta un nome che assomiglia dannatamente a quello del tiranno?» domandò, scocciato. «Non vedo l'ora di liberarmi di te,rag... mi scusi, volevo dire Kiral.»

Lei sorrise soddisfatta. Si era scelta un nome e le piaceva molto, quindi era piacevole sentirsi chiamare in quel modo dagli altri, le piaceva quel suono, la faceva sentire importante. «Non potrebbero proprio pensare a cause naturali, o almeno a qualcosa che non ha a che fare con noi?» domandò lei.

«Se dovesse venirti in mente qualcosa, ben venga, ma fino ad allora preferisco attenermi al piano originale» rispose Namel, secco.

«Il piano originale non mi piace, non servirebbe a nulla cercare di non lasciare tracce se ci uccidessero.» Lo sguardo di Kiral si illuminò.«Potrei dare fuoco a un soldato!»

«D-dare fuoco a un soldato?» domandò l'uomo, inorridito. «Dove ti vengono idee tanto macabre?»

Kiral cercò le parole più adatte per esporre i propri pensieri. «Portano armature in cuoio, quindi potrebbe bruciare bene. Mi sarebbe sufficiente concentrarmi su quell'uomo come ho fatto con quei legnetti e avrei risolto il problema, brucerebbe talmente in fretta da non essere notato dagli altri. Insomma, lo noterebbero, ma crederebbero a un'allucinazione, non penso che abbiano visto molte persone andare a fuoco, inoltre c'è un bel venticello e credo che le ceneri verrebbero disperse in fretta.»

«Non avrei mai pensato a qualcosa del genere, ma ammetto che ha senso. Il problema è che dare fuoco a qualche pezzo di legno è facile, non credo che riusciresti a bruciare altrettanto in fretta uno di quei maledetti.»

Kiral emise un sospiro di sollievo. «Temevo di sconvolgerti, suggerendo un'idea del genere. Di solito reagisci male quando ti parlo di gente morta o cose del genere.»

«Non possiamo preoccuparci per la vita di ogni singolo nemico che ci troveremo davanti, anche perché i soldati del tiranno non sono neanche persone normali, per quello che ne so, Kiral. Se mi parli di cadaveri mi fa schifo, ma qui potrebbero essere in gioco molte vite.»

Le sembrò che quel ragionamento presentasse qualche falla, visto che invia del tutto teorica il numero dei soldati poteva essere superiore a quello delle vite che avrebbero salvato, ma c'erano questioni più importanti da affrontare. «Fidati di me, penso di potercela fare. Ne sono convinta.»

La guardò perplesso per qualche lungo istante, poi disse: «Se davvero riuscissi a dare fuoco a qualcuno da questa distanza, non avrei più alcun dubbio: saresti un elemento prezioso per i ribelli.»

La memoria di un'ala dorataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora