Capitolo 7 - Non sacrificabile

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«Mi chiedo se sia tu a essere particolarmente viziata o se siano proprio i ribelli a passarsela tanto bene» commentò Namel, perplesso.

«Cosa intendi dire?» domandò lei mentre si lavava mani e faccia.

«Pur non essendo grassa, sei la persona meno magra che abbia mai visto in vita mia, non so se hai notato ma siamo tutti pelle e ossa per via di come viviamo, quindi il cibo dalle tue parti deve esserci in abbondanza. Poi dici che ti fa schifo tenere gli stessi vestiti per più di un giorno, ti lavi spessissimo, queste cose qui. Se non sapessi chi sei, penserei che tu sia una nobile che vive a palazzo.»

«Se non sapessi chi sono?» ripeté Kiral. «Quindi sai chi sono?»

«Certo che lo so» le rispose con un sorriso. «Sei Kiral, stai con i ribelli e devo portarti là più in fretta possibile.»

Fu delusa da quella risposta, per un breve attimo aveva sperato che Namel sapesse davvero qualcosa di più, ma poi si rese conto dell'irrazionalità di quella speranza. Rifletté su quelle parole, Namel non era stato il primo a farle notare che aveva un aspetto insolito. Presa da quei pensieri, le venne in mente una cosa. «Sai che io non mi sono mai vista?»

«Cosa intendi dire?»

«Di fisico so come sono fatta perché riesco a guardarmi, più o meno, ma non mi sono mai vista in faccia. È buffo, no?»

«Non hai provato a guardarti nell'acqua? Dev'essere brutto non essersi maivisti.»

«Ciho provato, ma l'acqua mi fa un po' paura, non credo di sapernuotare, quindi non mi sporgo molto e non ho visto granché. Ma,dopotutto, che importanza ha?»

«Come,che importanza ha? Io starei male se non sapessi neppure che facciaho!»

Kiralfece spallucce. «Io in realtà vivo bene anche così, la mia erasolo una riflessione fine a se stessa.»

«Potrestiricordare qualcosa, se ti vedessi allo specchio. Magari il tuo voltopotrebbe farti venire in mente qualche particolare, che ne so.»

Aquello non aveva proprio pensato, quindi annuì. «Mi sembraun'ottima considerazione, quando troveremo una città voglio unospecchio. Poi, sai, la mia faccia più o meno so com'è, ma mi chiedodi che colore ho gli occhi, perché quello non lo posso intuiremettendomi le mani sul viso.»

«Sevuoi quello posso dirtelo io.»

«No,ti ringrazio ma preferisco avere la sorpresa, sono proprio curiosa.Mi piacerebbe averli verdi come quelli di Liel, oppure viola come ituoi.»

«Moltointeressante, ma potremmo partire invece di stare qui a discutere suituoi occhi? Abbiamo perso anche troppo tempo.»

«Certo»disse lei, recuperando il mantello che aveva steso ad asciugare. «Perme possiamo partire anche subito, non vedo l'ora di avere quel librodi magia.»

«Tremoal solo pensiero di ciò che potresti essere in grado di fare con unlibro del genere» mormorò Namel.


Deciserodi continuare a costeggiare il fiume, perché dove c'era una fonted'acqua era probabile che ci fosse anche un villaggio. Dover andarealla cieca era una prospettiva scoraggiante, ma non c'eranoalternative. Avrebbero potuto vagare per settimane senza imbattersiin anima viva, oppure trovarsi in un villaggio dopo poche ore dicammino, nella migliore delle ipotesi. L'acqua non mancava e sisarebbero potuti procurare il cibo con facilità, ma a Kiral nonpiaceva l'idea di dover sopportare calli e vesciche ai piedi. Sichiese se fosse lei a essere più debole di Namel o se avessesoltanto una soglia di sopportazione più alta. Forse aveva ragionelui, forse era una viziata. Tuttavia quei pensieri avevano qualcosadi confortante, perché una volta arrivata a destinazione potevasperare in tanto cibo, vestiti puliti in abbondanza, acqua esoprattutto niente lunghe camminate che duravano giorni interi.Continuando in quella direzione, dopo qualche ora non trovarono unvillaggio, tuttavia era comunque una splendida visione.

La memoria di un'ala dorataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora