Capitolo 11 - Vicini alla meta

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Era arrivato, quel momento che aveva tanto aspettato. Molto prima del previsto, però era arrivato. Aveva scoperto la verità. Aveva ragione Namel, lei era una brava persona, anzi, era un capo. Forse aveva salvato delle vite e sconfitto dei nemici, doveva essere una persona rispettata. Tuttavia, l'arrivo di quell'evento non le fece affatto piacere, neanche un po'. Ora si presentava un problema nuovo e forse anche peggiore dei precedenti.

«Sanno che sei viva e che hai lasciato la capitale» disse Namel, riflettendo a voce alta. «Non mi aspettavo che succedesse tanto in fretta. Forse hanno visto il grifone.»

«O forse ci hanno visti a Kmal» suggerì Kiral. «Questo complica i piani?»

«Devo anche risponderti? Certo che li complica. Dobbiamo affrettare i tempi, più rimarremo in città e più rischieremo. Andremo alla locanda, chiederemo le informazioni e ce ne andremo, subito. Se dovesse presentarsene l'occasione, ti do il permesso di usare tutta la magia di cui sei capace. Dobbiamo uscirne vivi a ogni costo, perché abbiamo avuto la conferma: sei una persona importante e potresti salvare molte vite, quindi devi arrivare salva a destinazione il prima possibile.»

Kiral fece spallucce. «Se posso usare la magia, non è un problema. Possiamo cavarcela.»

«Non fare tanto la spavalda, se ti tappassero la bocca o se ti bloccassero le mani tu saresti fregata.»

«Cercherò di incenerire chiunque cerchi di farlo, fidati di me.»

«Stai cominciando a ripetere un po' troppo spesso quella frase.»

«Che frase?»

«Fidati di me.»

«Sì, la ripeto perché conosco le mie capacità meglio di quanto le conosci tu, sulla base delle informazioni in nostro possesso credo di poter affermare di potermela cavare. In caso di necessità userò il rogath, richiede un minore tempo di utilizzo rispetto agli incantesimi più potenti.»

«Allora andiamo alla locanda» disse Namel. «Vedi di non deludermi.»

Kiral ricominciò a sentirsi puntati addosso gli occhi di tutti nonostante avesse il volto coperto. Ricercata. Aveva spogliato e rivestito un cadavere, aveva oltrepassato una muraglia spessa quanto un uomo disteso, aveva cavalcato un grifone ed era comunque ricercata. Ciò non andava affatto bene.

Avrebbe voluto chiedere a Namel quanto distasse la locanda, ma scartò l'idea, pensando che in quel modo qualcuno l'avrebbe potuta sentire. Le parve di vedere dei soldati, con la coda dell'occhio, e si voltò per controllare, senza smettere di procedere. Finì addosso a qualcuno che le disse delle parole che non conosceva, ma che non le parvero dei complimenti.

«Stai attenta» concluse poi l'uomo, un tipo giovane e molto più alto e spesso di Namel. Rispetto al suo compagno di viaggio, a giudicare dai vestiti sembrava anche molto più ricco.

Lei lo ignorò e si tirò su per ricontrollare la situazione. Sì, erano proprio soldati, ma sembravano impegnati a discutere.

L'uomo la guardò con la fronte corrugata, poi sgranò gli occhi e disse: «Tu sei...»

Namel le rimise il cappuccio in testa e la trascinò via. Le si era tolto quando era andata addosso a quel tizio. Tuttavia, era troppo tardi.

«Guardie!» urlò lo sconosciuto. «Qui c'è...»

Kiral lo interruppe: «Rogath n'kal.»

L'uomo si trasformò in una colossale fiamma arancione che si estinse nel giro di pochi istanti, lasciando solo un po' di polvere. Quella luce aveva attirato l'attenzione di ogni singolo passante nelle vicinanze.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 28, 2017 ⏰

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