Sono Eleonora e voglio raccontarvi la mia storia, ora sono in un luogo sicuro, finalmente ho trovato la serenità... Mi ci è voluto del tempo, ma ne è valsa la pena. Giorno per giorno vi racconterò quello che mi è successo, ci saranno dei momenti che vi faranno sorridere, ma purtroppo ce ne saranno altrettanti meno belli. Perché scrivo? Forse per ricordare, perché a volte le cose brutte si ricordano più delle belle, ma in tante cose brutte, ne ho vissute anche di meravigliose che meritano di essere raccontate.
Sono passati 3 anni da allora, avevo 16 anni appena compiuti quando i miei genitori morirono in un incidente stradale, non avevo mai provato sofferenza maggiore, da allora vagai di casa in casa, di famiglia in famiglia, non avevo nessuno. Ero molto affezionata ai miei genitori, figlia unica e abbastanza viziata, non mi facevano mancare nulla, forse non sono mai stata la figlia perfetta, eravamo una famiglia come tante, ma nonostante tutto, tra tanti litigi, ci volevamo un gran bene. Quel 22 Dicembre però, non so chi, decise di togliermi tutto, i miei punti di riferimento, i miei unici punti di riferimento, passai il Natale più brutto della mia vita. Proprio quando era il momento di lasciarmi in pace, mi hanno sommersa di carte da firmare, di procedure burocratiche da imparare e di numerosi altri impegni. Non mi hanno lasciato il tempo per pensare a quello che era successo, forse da un certo punto di vista è stato un bene, mi hanno tenuto la testa occupata. Dopo la morte dei miei genitori sembrava che non vi fossero nella mia famiglia parenti disposti ad ospitarmi e a crescermi con amore: zia Elena aveva dei problemi economici, lei e lo zio avevano da poco perso il lavoro, e poi alla fine, non avevamo nemmeno un gran rapporto, quindi lei non aveva insistito neanche un po' quando le avevano chiesto di occuparsi di me . Zia Elena è la sorella di mio papà, un individuo un po' strano, fuori dal comune, un carattere forte e poco dolce, non dimostrava il suo affetto, ma io so che in fondo in fondo non è cattiva. Mauro, cugino di mia mamma aveva la sua famiglia, perché stravolgerla con un'adolescente piena di problemi? E poi, cosa ci avrebbe guadagnato? Nulla, solo tanti pensieri in più, si giusto, forse meglio lasciar perdere. Fu così che mi ritrovai davvero a fare le valigie una volta a settimana passando da una casa famiglia all'altra in attesa di una decisione definitiva, non certamente mia.
E fu così che dopo esattamente tre settimane e quattro giorni al San Girolamo, il luogo in cui mi trovavo, si presentò un uomo, un certo Carlo, non l'avevo mai visto prima, diceva di essere un mio lontano parente, un uomo burbero e semplice, silenzioso e serio. E fu così che per l'ennesima volta dovetti abbandonare quel luogo, la mia camera e il mio lettino al San Girolamo, al quale stavo iniziando ad affezionarmi. Tra pianti e lunghi litigi con quello che era in quel momento il mio tutore alla fine, dopo pochi giorni, e dopo che Carlo dimostrò di essere l'unico parente che mi rimaneva nelle condizioni di potermi ospitare e crescere, decisi di andare, o almeno, decisero per me che era giusto così. Il 27 Gennaio Carlo venne a prendermi, parlava pochissimo, il viaggio in macchina fu uno tra i momenti più imbarazzanti della mia vita. Sentii che ormai la cosa si stava facendo seria, e che forse la situazione era definitiva, ma non sapevo se esserne felice o meno. Certo, in fondo così, se la situazione non fosse più cambiata, avrei trovato un po' di stabilità e pace, ma volevo davvero vivere con quell'uomo? Infondo non l'avevo mai visto, non sapevo e non potevo immaginare cosa l'avesse portato da me, prendersi la responsabilità di un incarico del genere quando non gli era stato richiesto, addirittura offrirsi di crescermi da solo, ma forse sì, potevo affezionarmi a lui, forse non era come sembrava, pensai che magari potessimo avere in comune più cose di quante mi aspettassi. Ritornando al viaggio in macchina, mi sembrò non finire mai, il tempo non passava, guardavo fuori dal finestrino... sapete quando guardate il paesaggio di inverno? che anche se siete al caldo, sentite un brivido percorrevi la schiena, come se l'immagine che vedete del paesaggio ghiacciato vi raggiungesse e vi circondasse. Quella era la mia sensazione, guardavo il paesaggio perché mi tranquillizzava, Carlo aveva acceso la radio, trasmettevano vecchie canzoni a me sconosciute, un genere che non mi era mai appartenuto eppure in quel momento mi sembravano il suono più bello che potessi mai ascoltare. Ogni tanto Carlo parlava, mi faceva delle domande, ma rimaneva sempre sul vago, non mi disse nulla di lui, chiese solo informazioni su di me e mi diede alcune indicazioni sulla casa. Ci avevo visto bene, non era sposato, ma con lui abitavano due donne, la cuoca e la domestica che si occupavano della casa. Doveva essere un uomo ricco o comunque molto benestante per potersi permettere tanta servitù, mi sorprese il fatto che non avesse anche l'autista. Il fatto che in casa ci fossero due donne mi consolava, ero abituata ad appoggiarmi molto a mia mamma quando era ancora in vita, un'adolescente a volte ha bisogno di un supporto femminile, e mi rincuorava il fatto che in casa ci fossero loro a cui potermi rivolgere se avessi avuto qualche problema. Carlo sembrava sapere già tutto su di me, mi faceva le domande, ma mi dava l'impressione di sapere già la risposta. Gli dissi che avevo 16 anni, che facevo il liceo scientifico e che mi sarebbe piaciuto continuare la scuola, continuare a studiare. Non avevo molta voglia di parlare, non era certamente un bel momento, ma apprezzai il fatto che provò ad interessarsi di me.
Dopo almeno quattro ore di macchina si fermò in una piazzetta sterrata, eravamo in piena campagna, un luogo insolito per costruire una casa, scesi dalla macchina, presi le mie cose e lo seguii, appena alzai lo sguardo mi accorsi che davanti a me si stagliava un grosso e alto cancello. Appena l'uomo si avvicinò al cancello questo iniziò lentamente ad aprirsi, già da fuori si intravedeva l'abitazione, sembrava una grossa casa abbandonata, di quelle descritte nei libri, pensai che fosse una visione inquietante, ma decisi di non fermarmi alla prima impressione. Attraversammo un piccolo vialetto ricoperto di sassolini tondi e bianchi. All'ingresso non venne nessuno ad accoglierci, la casa all'interno sembrava più piccola di quanto apparisse da fuori, salimmo un piano di scale e mi mostrò la mia stanza, subito sulla destra in fondo ad un corridoio, avevo il bagno in camera, un lusso, e un bel letto che sembrava soffice e comodo, non vedevo l'ora di rifugiarmi sotto le coperte, non avevo neanche fame. Carlo mi salutò, mi disse che mi aspettava per cena al piano di sotto sulla sinistra dove c'era la sala da pranzo, alle otto. Avevo un paio d'ore per riposarmi e sistemare le mie cose, era stato gentile con me quell'uomo sconosciuto, ma rimaneva ancora troppo sconosciuto per i miei gusti e sinceramente non desideravo altro che stare per un po' da sola.
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SCRITTO GIORNO PER GIORNO
Roman d'amourCiao, ho deciso di scrivere questa storia giorno dopo giorno, con quello che mi ispirava in base al mio umore e quello che mi succedeva, e' la storia di una ragazza che ne ha passate tante, ma ora ha trovato l'amore e ha capito cosa vuol dire essere...