LA NUOVA CASA, LA NUOVA VITA

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Appena rimasi sola iniziai a guardarmi intorno, fino a quel momento l'avevo fatto, ma con discrezione per non sembrare troppo incuriosita da quella strana casa, aveva un arredamento antico, come se fosse stata abbandonata per anni. La mia camera non era tanto grande, ma spaziosa, e sicuramente molto più piacevole di tutte le ultime che avevo avuto.   Il copriletto era rosa antico con dei ricami dorati, il comodino di legno scuro, più chiaro sugli spigoli perché consumato dal tempo, c'era un'armadio altissimo che quasi toccava il soffitto, sul pavimento un tappeto rosso morbidissimo, al tatto sembrava velluto. Era tutto così magico, mi stesi sul letto e chiusi gli occhi per la stanchezza. In un attimo mi accorsi che erano già passate più di due ore e dovevo assolutamente sbrigarmi e presentarmi al piano di sotto, non potevo fare una brutta figura già il primo giorno. Non ebbi quindi il tempo neanche di cambiarmi e lavarmi, mi sciacquai il viso velocemente e corsi giù per le scale. Proseguii fino alla sala da pranzo, una stanza enorme, come non ne avevo mai viste, con soffitti altissimi, c'era un tavolo di legno e su una poltrona accanto al tavolo sedeva Carlo. << Ciao ti stavo aspettando>> mi disse, << sei in ritardo>>, << si ha ragione, mi scusi...>> non sapevo ancora se fosse giusto dargli del tu o del lei, in fondo non lo conoscevo, non era mio padre, non era mio zio e non era un mio amico. << Vieni siediti dobbiamo parlare>>, mi avvicinai alla poltrona e mi sedetti su una sedia lì accanto,         << allora come sai mi sono preso questo impegno, di crescerti di prendermi cura di te e di pagarti gli studi, io non sono padre e non voglio esserlo, non ho mai voluto una famiglia, ma conoscevo bene tua madre, questo mi sembra il minimo>>.                                                                          A questo punto mi sorse spontanea una domanda, perché ero lì? Evitai però di renderla esplicita e dissi semplicemente << Okay>>, e lui continuò << in questa casa ci sono poche semplici regole che però vanno rispettate, colazione alle 8, pranzo alle 13 e cena alle 20, in punto>> sottolineò '' in punto '' forse per farmi sentire in colpa del fatto che fossi in ritardo        << da domani ricomincerai il liceo, frequenterai il liceo scientifico Jane Austen giù in paese, un ottimo liceo. Fra poco rientreranno Monica e Valentina rispettivamente la cuoca e la domestica, sarò lieto di presentartele>>. Proprio in quel momento, neanche a farlo apposta, sentii un rumore provenire dall'ingresso, e successivamente delle voci, vidi due figure femminili che venivano verso di noi, la prima, una signora, doveva essere sulla quaratina, bassa e grassottella, probabilmente la cuoca, e una più alta, magra e con la pelle chiarissima <<piacere di conoscerti>> fece la prima, <<mi chiamo Monica>>, <<piacere mio io sono Eleonora>> replicai, << e io sono Valentina, la domestica>> disse la ragazza alta.                                          <<Signor Carlo purtroppo non abbiamo trovato quello che ci aveva chiesto, ma rimedieremo nei prossimi giorni, ora vado subito in cucina a riscaldare la cena, sedetevi pure a tavola>>. La cosa che mi sorprese maggiormente è che a tavola ci sedemmo tutti, io, Carlo, ma anche Monica e Valentina, solitamente nei film avevo sempre visto le domestiche mangiare in un momento diverso rispetto al padrone di casa, questo mi fece sorridere, pensai che forse Carlo non amava così tanto la solitudine come voleva far credere.

La cena fu silenziosa, Carlo non mi rivolse quasi mai la parola, ogni tanto con discrezione Monica e Valentina mi fecero qualche domanda, ma per il resto parlarono tra di loro, mi sentivo in una bolla, sentivo i suoni completamente ovattati, ero così stanca, così triste. Non sapevo cosa aspettarmi dalla nuova scuola, non doveva di certo essere facile ricominciare da zero, completamente da zero.

Dopo cena Carlo mi diede il permesso di tornare in camera, mentre stavo salendo le scale sentii una mano tirarmi il vestito, mi girai ed era Valentina che con un grande sorriso mi disse << senti, so che non deve essere facile per niente, per tutto ciò che hai passato, perché Carlo non è di certo l'uomo più dolce e chiacchierone del mondo, perché ti mancano i tuoi, ma se hai bisogno io ci sono, ho 24 anni, in fondo cosa sono 8 anni di differenza? Ricordo bene quando avevo la tua età, anche io non ho avuto una vita facile, ripeto, se hai bisogno, io sono sempre disponibile>>. Mi emozionò, mi emozionò sapere che qualcuno si era accorto che esistevo e che stavo soffrendo, era da tanto che non mi sentivo così capita e accolta... <<grazie>> non sapevo che altro dire, non volevo essere fuori luogo, speravo però che avesse capito che mi aveva fatto piacere, aveva cambiato la mia giornata, in meglio.

Una volta tornata nella mia stanza tirai un sospiro di sollievo, mi mancava la mia casa, mi mancavano gli abbracci della mamma prima di andare a dormire, e la forte stretta di mano del papà, che mi faceva sentire così al sicuro, tra i miei ricordi conservavo una loro foto, la presi, la guardai intensamente, quanto avrei voluto averli con me ancora per un po'. Dovevo reagire, la mia vita doveva andare avanti comunque, misi la foto sul comodino di legno in modo che loro fossero sempre con me, a vegliarmi notte e giorno. Decisi di fare una bella doccia, bollente come piacevano a me, quella doccia si rivelò un'ottima cura, mi mise i buon umore e mi diede la giusta carica necessaria per affrontare il giorno successivo, ora però era giunto il momento che aspettavo di più da tutta la giornata. Mi infilai sotto le coperte, tirai il lenzuolo fin sopra il capo e mi addormentai in poco tempo, non sognai nemmeno quella notte, fu un sonno sereno.

SCRITTO GIORNO PER GIORNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora