Capitolo 5.

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Siamo in pista da molto tempo e iniziano a farmi male i piedi e ho voglia di andare a casa. Prendo Matteo per mano e lo tiro fino al nostro tavolo:

-Andiamo a casa?- gli chiedo accarezzandogli il collo. Lui deglutisce:

-Ehm.. Okay- sorride dandomi un bacio casto. Prendiamo le nostre cose, salutiamo tutti e ci dirigiamo verso l'uscita della discoteca. Una volta fuori Matteo si dirige verso la macchina ma io lo prendo per mano e lo porto dietro l'edificio, lui si appoggia al muro e io mi avvicino a lui. Mi attira più vicino a se e inizia baciarmi con foga. Gli metto le mani nei capelli, lui mi solleva da terra, si gira e fa appoggiare la mia schiena contro il muro:

-Cosa mi fai- mugola tra un bacio e l'altro. Io sorrido e continuo a baciargli la mandibola come risposta. Lo sento sospirare.

-Andiamocene a casa se no ti prendo. Qui. Ora.- dice e io rido per la sua reazione. Mi fa scendere a terra, lo prendo di nuovo per mano e ci dirigiamo, questa volta per davvero, alla macchina.

Stiamo per sbucare dall'angolo quando vediamo una figura fissa a guardarci:

-Qualche problema?- dice Matteo. Guardo con più attenzione la persona davanti a noi, o almeno cerco di individuare qualche tratto del suo viso visto che saremmo completamente avvolti nell'oscurità se non fosse per una luce molto leggera di un lampione un po' lontano da noi. Ha capelli neri e corti e anche la barba, non sembra un brutto ragazzo, anzi. Ho sempre avuto un debole per i ragazzi che hanno la barba, se sanno portarla bene ovviamente perché, ad esempio, con Matteo ci avevo rinunciato visto che lui sembrava un quarantenne e io lo prendevo in giro molto per questo. Il ragazzo sembra riprendersi dalla sua trance ed io, quando inizia a parlare, finisco la mia contemplazione:

-Oh affatto, anzi. Vi stavo guardando perché siete cosi carini insieme. Da quanto tempo state insieme?-

Il mio ragazzo è visibilmente irritato ma risponde lo stesso:

-Tre anni. E scusa, a te cosa ti interessa?- risponde prendendomi per un fianco e attirandomi di più a lui con fare protettivo.

-Volevo solo chiedere amico, stai calmo- alza le mani come per difesa.

-Sparisci- ordina secco Matteo.

-Mat...- intervengo allungando la 'a'. Lui mi guarda con uno sguardo piuttosto irritato -Lascialo stare, andiamo a casa- Sinceramente il ragazzo sta infastidendo anche me e poi ha interrotto qualcosa di importante... Matteo sospira e senza dire niente si avvia verso la macchina. Io resto un attimo ferma a guardare il ragazzo che un ghigno mi dice:

-Piacere io sono Da...- non riesce a finire la frase perché il suono di un clacson lo interrompe. Capisco subito che è Matteo e quindi mi avvio verso l'auto senza degnare di uno sguardo il ragazzo. Una volta raggiunto l'abitacolo salgo e il mio fidanzato inizia a lamentarsi di quanto quel tipo lo stesse infastidendo. Sta rompendo le scatole pure lui però... Decido di farlo tacere accarezzandogli la testa anche se sta guidando. La cosa non sembra disturbarlo, anzi, si zittisce e sospira sorridendo:

-Non bisognerebbe disturbare il conducente- dice guardandomi un attimo per poi tornare subito con lo sguardo sulla strada.

-Oh ma per favore, da quando il mio accarezzarti la testa ti disturba?- ridacchia un po' e mi dà ragione. Bravo amore, io ho sempre ragione.

Arriviamo finalmente a casa sua. Lui vive da solo in un appartamento così "impara bene cosa vuol dire mantenersi" come dice sua mamma, anche se in verità quando può Grazia lo invita a pranzo o a cena.

Parcheggia la macchina, scendiamo, raggiungiamo il portone del condominio ed entriamo. Per fortuna l'appartamento è al primo piano e quindi subito siamo in casa.

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