1 Capitolo

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"Hanna White"

"Ci sono!" urlo alla guardia da in fondo alla stanza.

Sta sera sono più scontrosa del solito, colpa dei troppi pensieri che continuano a tormentarmi.

Inizio a guardarmi in giro e mi accorgo di quanto sia sporca questa stanza del carcere, ci sono grandi macchie di muffa su tutte le  pareti e ai quattro angoli della stanza ci sono due enormi secchi che raccolgono l'acqua che proviene dal soffitto.

Mentre ispeziono la stanza come ogni sera, mi cade l'occhio sull'uomo che ho accanto,avrà sui 40 anni,  è molto alto ed è anche ben piazzato, ha i capelli rasati e gli occhi verdi, "Sarà stato anche un bell'individuo prima di venire qui dentro" dico tra me e me, ma non faccio in tempo a finire la frase che lui si gira e con voce da pervertito esordisce dicendo "Hei dolcezza, ti piace quello che vedi?"

Rabbrividisco, lo ignoro e cerco di spostarmi più lontano possibile da quell'essere così viscido.

Ad un certo punto, la guardia, inizia a dividere le donne dagli uomini, per metterle un un area differente da quella maschile, "Le donne a destra e gli uomini a sinistra" ripete per almeno  cinque volte, creando così il caos più totale.

Cerco di sgomitare fino ad arrivare al lato destro, mentre schivo le gomitate, noto una ragazza che viene spintonata a terra, sembra così fragile e impaurita, cerco di raggiungerla per aiutarla a tirarsi in piedi e per portarla dal lato giusto.

Arrivate, inizio a fissarla, ha la pelle molto chiara, due grandi  occhi marroni e i capelli biondo cenere raccolti in una coda alta "Grazie per avermi portata in salvo" dice con voce tranquilla, mentre si rimette a posto la divisa a strisce bianche e azzurre.

E' molto buffa e impacciata, ma non facciamo in tempo a presentarci che le guardie iniziano a spintonarci per farci entrare nelle nostre celle, ci facciamo un segno di saluto con la mano e ci dirigiamo all'interno della stanza.

La mia cella è molto fredda, e i colori non aiutano a renderla più calda ed accogliente, visto che sono di un colore grigio tendente all'azzurro, all'interno si  trova solo una brandina e un comodino, invece il bagno, lo devo condividere con le altre ragazze. E' tutto molto triste, ma meglio che niente.

Mentre preparo il letto, noto che le strisce azzurre della mia divisa si stanno sbiadendo sempre di più, rendendo tutto il mio vestito bianco.

"Ne devo chiedere un'altra a Jenny" dico a bassa voce

Neanche a farlo apposta lei arriva, Jenny è una signora sulla cinquantina, bassa e robusta, con lunghi capelli  neri e due occhi altrettanto scuri. E' li per chiudere la spessa porta di ferro che separa la mia cella dal  corridoio.

"Jenny" le dico con un filo di voce.

"Dimmi Hanna" dice spuntando dalla piccola fessura che mi permette di guardare solo i suoi occhioni neri.

"Senti, mi si è rovinata la divisa, domani riesci a portarmene un'altra? "

"Certo piccina, ora dormi" dice accarezzandomi i capelli con le sue mani morbide prima di chiudere definitivamente la grande porta.

Annuisco e mi metto sulla brandina, credo non esista letto più scomodo di questo.

Jenny, mi ha subito preso in simpatia, dice che  le ricordo sua figlia, in quasi tre anni mi ha fatto da mamma o almeno cercava di farlo, in quello che poteva, all'interno del carcere,  ha cercato di capirmi e di questo non potrò mai ringraziarla abbastanza.

Poco dopo, mentre cerco di prender sonno, sento pian piano l'eco delle lampadine che si spengono dentro all'edificio.

"Un altro giorno di inferno è passato" dico lentamente, prima di sprofondare in un lungo e pesante sonno.


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Ecco a voi il primo capitolo, spero sia scritto tutto in modo corretto e sopratutto che vi piaccia.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

A presto,Sil

HannaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora