Uno di loro

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"Ognuno é qua perché si trova in un limbo tra il bene e il male"

Sebastian non riusciva a capire cosa ci facesse seduto in cerchio con le altre ombre, a discorrere di morti e vite passate.

Era uno di loro ora?

Erano passate quelle che parevano poche ore - non c'erano orologi laggiù - e già aveva perso tutti i suoi colori.

Adesso stava in cerchio con loro, era uno di loro.

Un'ombra più anziana delle altre stava al centro del cerchio, infondendo un lieve senso di subordinazione a ciascuno dei presenti.

Sebastian non avrebbe saputo dire a che epoca appartenesse.

Per quanto ricordava della Divina Commedia, poteva anche essere Virgilio, tanto i suoi abiti parevano somigliare alle antiche vesti nobili romane.

Somigliava ad un professore, su questo non c'era dubbio, tanto era ammirato dalle altre anime.

Non tutte erano presenti, ma la maggior parte era seduta lì, concentrata sui discorsi di quel maestro così antico.

"Nuove vittime raggiungono la nostra sponda grigia ogni giorno, ma é difficile vederne. Molte hanno ancora i loro colori, possono ancora usufruire del tatto e dell'olfatto, e perciò ai nostri occhi appaiono invisibili, così come alle loro orecchie noi sembriamo muti"

Sebastian si ritrovò come le altre anime particolarmente attratto dalle parole del saggio.

Sentiva che in quell'uomo avrebbe potuto trovare qualche risposta, sembrava saperla lunga su quella prateria grigia.

Conosceva forse anche Annette?

Probabile.

Continuò ad ascoltare, sperando che fosse il maestro stesso a chiarire i suoi dubbi.

"Dopo poche ore ogni anima novizia perde ciò che la tiene ancora legata al mondo terreno. Perde la sua umanità"

Sebastian non poté fare a meno di guardare le sue membra grigie. Un senso di vuoto e tristezza lo inondò completamente, coprendo ogni parola del saggio di malinconia e vuoto.

"Una volta persa la sua umanità, le sue orecchie sono in grado di udire la sua voce e quella degli altri, non importa di che nazionalità essi siano o come parlino, lui capirà comunque"

Era dunque questo il motivo per cui un saggio poeta romano parlava un perfetto dialetto scozzese?

"Non potendo vedere le anime novizie, ancora intrise di colore e percezione dei sensi, una volta diventato un'anima non vedrà né sentirà mai più niente"

Pesantezza.

Ecco ciò che tutto questo suscitava: pesantezza.

La pesantezza di cento blocchi di marmo, dalle venature grigie e nere, nauseanti, sempre uguali.

Il grigio faceva quell'effetto, era nauseante, pesante, opprimente.

Così come le parole del saggio.

Tutto là era una tortura, avrebbe desiderato poter morire una seconda volta solo per potersene andare, magari in un posto peggiore.

Si alzò, depresso come non lo era mai stato, e si allontanò dal maestro e i suoi allievi.

Nessuno lo richiamò indietro, nessuno che badasse a ciò che faceva.

Non importava a nessuno.

Non era mai importato a nessuno.

Procedette silenzioso, cercando di dimenticare ogni suo dubbio o domanda.

Ignorò tutto, persino Annette, che aveva ripreso a seguirlo.

Basta, non voleva più risposte, tanto erano tutte ricolme di tristezza.

Non poteva sfuggire al morso dell'oscurità, non c'era riuscito da vivo e da morto era praticamente impossibile.

Era ovunque.

Semplicemente, non poteva sfuggirvi.

Annette gli giunse vicino, unica macchia colorata nel raggio di chilometri.

Sorrideva, gioiosa.

Perché?

Era morta anche lei dopotutto.

Eppure era felice.

Come?

Lei non era una di loro.

Lei era diversa.

No, non solo lei, pensava guardandosi intorno.

Anche lui era diverso.

Nessuno di loro due era uno di loro.

Riprese a camminare, Annette al suo seguito, instancabile.

Era arrabbiato, contro tutto e contro tutti.

Odiava tutto, odiava tutti, odiava se stesso, odiava Annette, odiava il maestro, odiava le altre anime.

Le odiava perché in tutto ciò che facevano erano a loro modo felici.

Riuscivano a sopportare.

Lui non ne era in grado.

Desiderò ardentemente di avere una qualsiasi oggetto contundente lì con sé, solo per provare di nuovo ad andarsene.

Tanto non aveva più niente da perdere.

Desiderò poter morire di nuovo.

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