Epilogo

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Era su un letto, ma non un letto qualsiasi.

Era nel suo letto, nella sua camera.

Si tirò su, stanco e spossato, e non riuscì a trattenere le lacrime.

Singhiozzava rumorosamente.

"Che hai?" chiese una giovane ragazza, dai capelli biondi e gli occhi scuri, entrando nella sua stanza.

Sebastian alzò gli occhi, umidi di pianto, e guardò la sua bella Annette, che da tanti anni amava alla follia.

Si asciugò gli occhi, accennando un lieve sorriso.

"Ho fatto un sogno... Brutto, ecco" rispose il ragazzo.

Era gioioso come non mai.

Annette era lì con lui.

Era stato solo un incubo.

"Che tipo di sogno?" chiese la sua adorata Afrodite, così bella nonostante la malattia che combatteva giorno dopo giorno, sedendosi ai piedi del suo letto.

Sebastian la guardo, massaggiandosi i polsi, lisci e senza cicatrici.

Era tutto merito suo se adesso era lì, se il suo periodo da autolesionista era finito, se non era finito a vagare per delle vuote e solitarie praterie grigie ad ascoltare gli insegnamenti di un poeta depresso e a veder la Morte suonare sadica davanti alle sue vittime.

Quanto amava Annette? Non c'era unità di misura umana abbastanza grande per descriverlo.

Era la sua ragione di vita e di morte.

"Ho sognato quanto sarebbe orrendo se tu non ci fossi, se tu fossi morta" disse il ragazzo, cercando di guardarla negli occhi.

Annette lo fissò incredula, poi arrossì, dando un po' di colore a quelle guance pallide.

"Io non morirò, non finché tu sarai al mio fianco" ribatté lei, guardandolo negli occhi.

"Ed io prometto che starò per sempre al tuo fianco, così non morirai mai" aggiunse lui, abbracciandola.

Non l'avrebbe mai abbandonata.

Era la sua ragione di vita e di morte.

Senza di lei, ne era certo, avrebbe subito un destino peggiore della morte.

Ne aveva bisogno, era il suo grande amore.

"Ti amo" sussurrò.

Non era il suo genere di frasi, detestava certe smancerie eccessive, soprattutto perché si riteneva ancora incapace di capire il significato di quel verbo, "amare".

Eppure lo disse, abbracciando la sua anima gemella, come per impedirle di sfuggirgli.

Era la sua anima gemella, il suo grande amore, lo avrebbe ripetuto all'infinito se ne avesse avuto la forza, lo avrebbe urlato a mezzo mondo se avesse potuto.

Erano anime solitarie, escluse da tutto e da tutti.

Insieme, però, erano capaci di riempire lo spazio di anni di amicizia e amore negati dall'odio altrui.

Insieme, erano capaci di completarsi.

Si amavano.

E questo bastava a rendere le loro esistenze sensate e vivibili.

Erano l'uno la ragione di vita e di morte dell'altra.

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