Il violino della Morte

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Ogni anno, aveva scoperto Sebastian, la Morte giungeva nell'Aldilà Grigio, quella monotona prateria dove ora era rinchiuso.

La Morte arrivava, accolta da un corteo di anime oscure, e, col suo violino, allietava gli animi delle povere anime che lì aveva confinato.

Non sapeva perché, ma anche Sebastian si mise in marcia, seguendo l'oscura processione.

Il violino emetteva ora una nota acuta ora una grave, altalenante come l'animo di quelle anime, riconoscenti e allo stesso tempo adirate nei confronti di quell'oscuro suonatore.

La Morte era come tutti la descrivevano, pensava Sebastian: un figura alta e snella, incappucciata di nero e con un lungo mantello sdrucito, irregolare e dallo strascico lungo che seguiva come una coda il suo proprietario.

In cima alla processione, Annette danzava allegra, al ritmo delle macabre note del violino.

Tra tutte le anime, pareva l'unica in grado di apprezzare quella melodia altalenante e misteriosa.

Ma nessuno pareva badare ad Annette, come al solito.

Questo vedeva Sebastian, un'anima solitaria, esclusa dai suoi simili.

E la capiva.

Eccome se la capiva.

Lui stesso era stato escluso.

Eppure, nonostante una volta morto avesse trovato dei suoi simili in grado di accettarlo - "Sei uno di noi ora" gli aveva sussurrato una delle anime - non riusciva a sentirsi pienamente a suo agio.

Lui non era uno di loro.

La presenza di Annette lo tormentava, si sentiva diverso.

Annette era diversa con lui, e ciò lo rendeva differente sotto tutti i punti di vista.

Per questo la odiava.

La guardava danzare, la chioma bionda come tanti spighe di grano di un campo illuminato dal Sole.

Era l'unica macchia di colore nella processione, l'oscurità non riusciva ad intaccare né il suo animo né il suo aspetto.

Non sembrava nemmeno morta.

Lei era più viva di qualsiasi altro.

E per questo l'adorava.

La processione si fermò d'improvviso davanti ad un albero luminoso, dalla luce quasi accecante.

"É l'albero della Luce" gli rivelò un'anima "L'unico contatto con l'Aldilà Luminoso che abbiamo. Quando la Morte giunge, suona il suo violino davanti all'albero e una delle anime viene assolta dalle sue colpe e può accedere al luogo del riposo eterno"

Sebastian osservò l'albero, gigantesco e dalla folta chioma.

Ogni foglia splendeva in diverse tonalità di bianco, dal bianco burro al bianco latte, emettendo una luce differente.

Il tronco, era allo stesso tempo solido ed etereo, come se fosse fatto di nubi illuminate dal Sole.

Le anime si disposero intorno all'albero, circondando la figura incappucciata della Morte e quella fonte di pura luce celestiale.

Non una parola dall'oscuro suonatore, solo melodiose note candide a riempire l'aria immobile.

Per la prima volta dopo giorni Sebastian sentì di nuovo il piacere del vento nei capelli, del freddo e del caldo, come se stesse tornando piano piano alla sua vita di prima.

Annette, nel frattempo, continuava a danzare vicino alla Morte, eseguendo piroette goffe e incespicando nei propri piedi.

Sebastian non aveva occhi per nessun altro all'infuori di Annette, né aveva orecchie per altri oltre la soave melodia della Morte.

Si sentiva beato e rilassato, più vivo di quanto non fosse mai stato.

Riusciva a percepire il freddo dell'aria che soffiava vicino l'albero attraverso la camicia troppo leggera, sentiva il dolce odore di frutti maturi serpeggiare tra le anime assorte, tentarlo col suo dolce profumo.

Una nota acuta squarciò quel paradiso che aveva trattenuto Sebastian per così tanti minuti.

Annette aveva smesso di danzare, e, sotto gli occhi assorti delle anime presenti, era sgattaiolata nelle ultime file della folla, accanto a Sebastian, e, senza che lui se ne accorgesse, teneva le dita intrecciate con le sue, stringendo forte, come per paura che lui potesse sciogliere l'intreccio.

Quel tocco sembrò portarlo indietro nel tempo.

Non ricordava ancora tutto, ma quanto bastava per fare ciò che fece subito dopo.

Si voltò di scatto e baciò la pallida ragazza, stringendo ancora più forte la sua mano.

Ricordava, finalmente.

Ricordava Annette, ricordava tutto.

E non avrebbe più commesso gli stessi errori.

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