Lawmie

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Quella volta non ero io.
Quella volta non c'era traccia di Elena e non vi era nulla che potesse ricondurre a lei, nulla che non fossero i soliti capelli di un castano mischiato al biondo scuro (assolutissimamente naturale), forse la solita carnagione non troppo pallida e gli occhi di un comunissimo marrone anche se in realtà non avevo mai potuto accertarmi che fossero ancora lì e di quel colore.
Quella volta c'era Janet, una Janet forte e per nulla simile a Rossella se non per l'aspetto esteriore anche se forse era solo una stupida convinzione: forse in qualche modo Rossella avrebbe voluto essere come Janet, io avrei voluto essere forte e sicura come Janet.
Che poi Janet aveva paura... così come il mio subconscio mi spronava a pensare, anche Janet tremava come una foglia ma nonostante tutto se l'è cavata.
Mi era stato chiesto di raccontare un sogno, il mio sogno ed è quello che sto facendo – ma non so parlare, mi limiterò quindi a metterlo per iscritto.
Sebbene Janet sia una versione più "aggiornata" di me, c'erano delle similitudini tra noi oltre al fattore estetico, come ho già spiegato prima: io e Janet avevamo la stessa anima, la stessa metodologia di pensiero e gli stessi ideali.
Janet è la protagonista del mio sogno, questo si è capito.
Janet si è ritrovata in un porticciolo di pietra sorretto da quelli che sembravano assi di legno pitturate di rosa che si allungavano persino verso l'alto e si articolavano a creare archi sotto cui Janet camminava spedita e tranquilla.
Certo, camminava tranquilla perché non sapeva dove la mia mente l'avrebbe portata.
Del porto era visibile solo quello, Janet sapeva però di trovarsi su di un'isola... Camminando si trascina in un bosco dove i raggi del sole filtrano attraverso le fronde degli alberi facendo sì che il prato fosse illuminato a chiazze.
Lei seguiva il sentiero, cercava di raggiungere la meta ben sapendo che qualcuno la stava cercando per farle del male, sapeva di essere in pericolo, era una sensazione che la spronava a continuare anziché fermarsi. Camminava e camminava fino a riuscire a vedere qualcosa di grande in lontananza: oltre gli alberi vi era un enorme tendone viola.
Janet si trovava in alto rispetto al tendone, si affacciava affascinata e impaziente di mettervi piede e così avvenne, entrò nel tendone e molto probabilmente assistette allo spettacolo della compagnia circense, nemmeno Janet si ricordava cosa aveva visto lì dentro se non tanti spettatori, tra cui quella che sembrava proprio sua zia.
Ci pensò un attimo: cosa ci faceva sua zia lì? Poco importava, in realtà, dato che sparì subito dopo che Janet lasciò il tendone correndo, braccata dalla stessa compagnia circense che aveva iniziato a inseguirla.
Certo, in realtà Janet aveva visto le guardie reali entrare e guardarsi intorno finché non l'avevano trovata, poi alla caccia si erano uniti anche loro, che presto o tardi si sarebbero rifatti vivi in un secondo momento. Perché Janet riuscì a scappare quella volta ma le era sembrato alquanto strano entrare in un tendone oltrepassando una banalissima tenda violacea e uscirne attraverso una normalissima porta spalancata che dava sulla strada affollata di una città notturna: era giorno quando era entrata nel tendone, si disse mentre correva, ma non c'era tempo per cercare spiegazioni... doveva scappare.
Janet se ne accorse subito ma aveva realizzato soltanto dopo che aveva lasciato il centro città correndo come una forsennata, tutte le persone che aveva visto passeggiare per i marciapiedi, quelli alla guida di una vettura, anche gli spettatori non avevano un volto.
Erano tutti uguali e se non fosse stato per i vestiti le sarebbe stato difficile distinguere le guardie reali dai semplici civili che sembravano guardarla (E come?! Non avevano occhi!) come fosse una persona pericolosa.
Poi Janet si era ritrovata in periferia, in un quartiere povero e dove non vi era anima viva, la strada era illuminata dai lampioni e le case erano fatte di pietra e l'unico pensiero che le veniva in mente era che doveva nascondersi immediatamente.
Girovagò per la zona fino a fare la conoscenza di una simpatica vecchietta che le offrì ospitalità nella sua vecchia casa, Janet non poté che accettare... anche perché le sue due amiche necessitavano di protezione: loro non centravano niente.
Janet non era sola, almeno non nel quartiere povero: c'erano anche Mariarosaria e Serena, come aveva fatto a dimenticare che c'erano anche loro? - No, non l'aveva dimenticato, erano state loro a comparire all'improvviso e ora cercavano un nascondiglio sicuro.
La vecchia signora aveva un mantello scuro e i capelli ricci e grigi che le ricadevano sulle spalle... sembrava così spettrale ma il sorriso gentile che mostrava diceva tutt'altra cosa e Janet si fidava abbastanza.
Ciò che successe dopo fu tutto abbastanza confuso.
Per entrare nella casa della vecchia signora bisognava salire una scala a pioli prossima a rompersi per poi gattonare in una specie di tunnel abbastanza corto sempre fatto di pietra, qualche secondo dopo Janet gattonava sulle scale e finalmente poteva rialzarsi in piedi seguita dalle amiche.
Superata la cucina polverosa e sporca, Janet aveva davanti tante vetrate, a dire il vero era una parete fatta di vetri e spinta dalla curiosità, si avvicinò per riuscire a vedere meglio cosa ci fosse oltre e rimase esterrefatta. Molto più sorpresa di quando aveva notato i senza-volti, molto di più.
Il pavimento era luccicante, sulle mattonelle rosa ci si poteva specchiare, sul soffitto pendevano lampadari di cristallo e lungo il corridoio (ove la parete più lunga era fatto, come già detto, di vetri limpidissimi) vi erano tante teche: all'interno di esse vi erano oggetti bellissimi, costosi, molto probabilmente anche preziosi e rari... la vecchia signora non la vedeva, Janet, ma sentiva la sua presenza alle sue spalle mentre fissava a occhi sgranati l'isola in mezzo al mare che aveva di fronte, l'isola in cui credeva di essere la vedeva oltre le finestre e dall'alto.
Mariarosaria e Serena non nascosero la loro sorpresa, poi tutto si fece tutto più confuso e sfocato e in un attimo Janet si trovava in un luogo a caso, sempre sull'isola, questa volta insieme a un gruppo di persone, forse ragazzini o bambini, insomma i suoi compagni.
Davanti a lei vi era una costruzione, qualcosa che ricordava una fabbrica abbandonata ma Janet sapeva essere piena di trappole e persone pericolose, gli stessi che se l'avessero presa l'avrebbero condotta dalla nemica giurata, la regina di quel posto.
Entrò comunque, Janet non poteva non entrare e salvare la sua migliore amica... un'amica che Rossella, in realtà, non sapeva nemmeno esistesse perché non aveva davvero un'amica bionda il cui nome iniziasse per A, che noi chiameremo "Allison" per semplificare.
La fabbrica si era rivelata per quello che era, un posto pericoloso, dove Janet si ritrovò a saltare, a correre, ad arrampicarsi e a scappare per cercare di non farsi catturare da quelle persone strane - era la compagnia circense! - almeno fino a quando non vide Allison correre via dalla sua prigione, lungo il tappeto giallo/arancio che brillava nella fabbrica nera e polverosa.
Non ci volle molto perché il tappeto prese il volo e Allison, seduta sulla sua testa e indirizzandolo come fosse un cavallo, le gridò di sbrigarsi a raggiungerla e salire sul tappeto.
Il tappeto volante?
Quella stessa sera Janet e Allison scapparono sane e salve, dei compagni non vi era più traccia, forse erano scomparsi così come erano scomparse Mariarosaria, Serena, la zia, la vecchia...
Eppure no, il sogno non finì certamente lì, ora arriva la parte peggiore.
Perché ritrovarsi di punto in bianco in una stanza circolare ben sapendo di essere entrata in un cinema ma non ricordarsi affatto di averlo fatto, le aveva messo tanta ansia nel petto.
Però Janet poteva scegliere, poteva scegliere la porta a sinistra o la porta a destra, entrambe di vetro così da poter vedere cosa c'era dall'altra parte e la scelta sembrava alquanto ovvia: a sinistra c'era un giardino in rovina, troppe piante, rovi ed era maledettamente buio ma dall'altra c'era un uomo.
Aveva gli occhi praticamente gli occhi infossati, la pelle tra il grigio e il verde, un sorriso sadico sulle labbra da cui Janet riusciva a vedere mancassero dei denti, i vestiti stracciati e i capelli bianchi sporchi e sparati in aria ma ciò che lei fissava era la falcetta che stringeva in mano.
Janet sapeva dove andare, eppure lei camminava verso la porta a destra e più si avvicinava più l'uomo faceva dei passi in avanti, più lei camminava e più lui sogghignava alzando il braccio pronto a colpire, quando Janet afferrò la maniglia per abbassarla il viso dell'uomo era a pochi centimetri dal vetro e la fissava con occhi crudeli.
Prima di abbassare la maniglia però si lanciò sulla porta di sinistra aprendola e richiudendola dietro di se, non aveva scarpe e si sarebbe fatta male camminando sui rovi e le pietre tagliate.
Poi Rossella si svegliò e un'innocente risata traboccante di ilarità riempì la stanza.
❤❤❤❤❤❤
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