sociopaticaduepunto0

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Buona lettura.

"Cammino, o almeno credo di starci provando. Muovo le gambe alla ricerca di qualcosa, qualcuno, ma qui non c'è nulla. Il vuoto mi circonda e io fluttuo, persa in quest'infinita oscurità.
Non è la prima volta che il mio senso del orientamento mi tradisce, ma questo buio inizia a infondermi un senso d'inquietudine. Come io sia capitata in questo limbo non lo ricordo e mi sento Dante, perso nella selva oscura. Forse incontrerò tre bestie feroci, o il ricordo di una mente eccelsa che mi guidi in un percorso spirituale. Oppure sto solo sognando.
Insomma, non so dove io sia, e il perché mi trovo qui e, all'improvviso, cado"
Il mio racconto è seguito da un gesto teatrale e lui finge d'essere colto alla sprovvista e spaventato dal accaduto.
"Sprofondo nel vuoto e, per un istante, ho stretto i denti temendo l'impatto con il suolo; poi ricordo: sono nel Nulla"
"Dovresti smettere di prendere quei sonniferi, penso ti facciano male" mi interrompe per dire la sua.
"Lasciami finire! Allora, un minuto prima cado e l'attimo dopo sono dov'ero prima, o almeno così mi sembra. Inizio ad udire voci sommesse che si fanno sempre più vicine, come uno sciame di cavallette. In torno a me prende forma una stanza..."
"Io l'ho detto che quelle pillole ti fanno uno strano effetto" ironizza.
"Per una volta cerco di fare un discorso serio con te, possibile che tu debba sempre ironizzare su tutto? È una questione importante!"
"Certo, capisco. Quanto può esserlo una stanza che si crea da sola in torno a te"
"Devi capirne la metafora. Non ora, alla fine del mio sogno. Ho avuto una sorta di grande illuminazione"
"OK, ti ascolto" disse con uno sguardo tutto forche serio.
"Era gremita di gente, la stanza; insomma hai capito. Dalla musica e dalle luci colorate deve trattarsi di una festa. Tutti ballano e pare si divertano, eppure io no. Sono lì, sola, che mi guardo intorno per trovare qualcuno a cui chiedere informazioni. C'è molta gente che conosco, eppure mi sembrano estranei. Cerco di muovermi, vorrei ballare, unirmi a loro, eppure il mio corpo è pesante. Muovo in maniera meccanica un piede alla volta in avanti in quella che dovrebbe essere una camminata. Mi guardo i piedi e mi accorgo d'essere scalza. Sono scalza, ad una festa, e, per giunta, credo d'essere ubriaca perché mi gira la testa, le figure mi sembrano distorte e i suoni ovattati. Sento qualcuno strattonarmi la spalla e, voltandomi, noto che una bizzarra ragazza cerca di attirare la mia attenzione. Vorrei parlarle, ma nessun suono esce dalle mie labbra secche. Lei pare mi inviti a seguirla, non parlando, ma con uno strano e silenzioso linguaggio corporeo e visivo "
"A me puoi dirlo, cos'hai preso ieri sera? Hai sperimentato qualche nuova droga?" ironizza strappandomi un sorriso.
"La parte più strana deve arrivare. Mi da le spalle e io la seguo. Non so dove né quanto a lungo mi sia trascinata. È come essere in uno stato di semiscoscenza. Ad un tratto la perdo di vista e mi trovo in un altra stanza. Finalmente mi sembra di riconoscere Joe, Giulia, Kyle, e gli altri..."
"Io non c'ero?"
'Mi sento smarrita e sola, e quando mi sento smarrita e sola cerco te. E tu no, non c'eri.' Dovrei dirglielo, ma non voglio che sappia quanto senta il bisogno d'averlo accanto.
Gli rivolgo uno sguardo di rimprovero e procedo "nessuno di loro pare considerarmi. Scherzano e si divertono eppure qualcosa nel loro comportamento mi inquieta. Ad un certo punto mi accorgo d'essere in pigiama e un senso d'inadeguatezza cresce in me. Così ho iniziato a chiedermi cosa ci faccia in quel luogo, perché non abbia un vestito adatto a quel evento e come mai mi senta così inadeguata tra persone a me familiari. È come se tra noi e il mondo avessimo una barriera invisibile che ci impedisca di comunicare in maniera afficace; ho pensato di non conoscere realmente i miei amici, di non conoscere me stessa. Mi accorgi che questa realtà è così sfuggente e illusoria che..."
"Con calma, sei tu quella brava in filosofia. Se inizi a citarmi Socrate potrei perdere definitivamente il filo del tuo ragionamento"
Sbuffo seccata e decido di continuare "Mi sento oppressa, da tutto e tutti, come in un intero banco di pesci furono d'acqua che si ruba l'ossigeno a vicenda. Voglio uscire di lí. Vago disorientata sperando di star procedendo nella direzione opposta a quella da cui provengo. Poggio una spalla al muro e inizio a percorrerlo sperando di trovarvi una porta. Senza volerlo inizio a canticchiare"
"canticchiavi?"
"Si, è stata una cosa involontaria. Le mie labbra si muovevano da sole"
"Ma tu sei stonata!"
"Non è questo il punto" ribatto con una smorfia "sobbalzo e mi ritrovo in una rientranza del muro, la porta. Sperando che mi porti al esterno inizio a cercare con il palmo della mano la sporgenza della maniglia. In torno a me vi sono immagini distorte e in movimento, mi sento schiacciata e voglio solo andar via. Trovo la maniglia, metallica e ghiacciata,ma prima di riuscire a girarla per aprire la porta torno nel Nulla. Questa volta non mi fa paura, per quanto il suo arrivo sia improvviso e brusco sembra un luogo nuovo. Una lieve brezza mi accarezza il viso e mi stento... libera. Lontana da tutto quel chiasso e da quegli occhi scuri e calcolatori."
"Tutto qui?" mi chiede.
"Tutto qui"
"Bugiarda. C'è del altro" dice avvicinandosi e posandomi una mano sul fianco per poi guardarmi dritto negli occhi per leggervi la verità "Racconta"
"Niente d'importante, ti ho detto ciò che dovevi sapere"
"Ma c'è del altro e io voglio sapere cosa ti frulli in quella testolina mentre dormi"
Sorrido e decido di dirgli la verità, più o meno.
"Allora?" mi chiede vedendomi esitare nuovamente.
"Allora; mi sembra di sentire sotto i piedi del erba e al posto del mio pigiama indosso un leggerissimo vestito che fluttua intorno alle mie caviglie mentre corro. È come essermi liberata di un peso. Corro libera."
"Piccola Heidi. E poi?"
"È tutto meraviglioso, non ciò che mi circonda, ma come mi fa sentire. E poi un suono cupo si fa sempre più vicino. È tetro e profondo, ma non mi fa paura. Mi infastidisce solo che sia in contrasto con i miei sentimenti e faccia diminuire la quiete."
"Cos'era?"
"Un mostro. Un mostro enorme che dorme a pancia in su. All'improvviso mi avvinghia con con le sue braccia grandi e forti, e temo mi faccia del male. Poi mi accorgo di non stare più sognando e che quel mostro sei tu che dovresti smettere di russare così forte!" gli faccio una linguaccia e cerco di allontanarmi prima che mi afferri  per il polso e inizi a cercare di trattenermi.
"Io non russo!" urla raggiungendomi e, come ho previsto, prendendo il mio polso sinistro. Mi dimeno, per liberarmi, mentre mi placca abbracciandomi con il braccio libero. "Si che russi!" ribatto divertita.
"Tu piuttosto non sei normale. Dovresti sognarmi in groppa ad un cavallo bianco che vengo a salvarti" dice mentre io ancora mi dimeno per fuggire.
"E poi chi mi salverebbe da te?"
Ciò che non saprà mia è il motivo per cui la stanza e quell'orribile sensazione siano svanite così in fretta. Mi ero voltata e, in uno stato di semi coscienza, avevo sentito la sua presenza. Lui si era avvicinato e mi aveva accarezzato dolcemente la guancia per poi farmi appoggiare il viso nel incavo tra il suo petto e la sua spalla sinistra
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Voto :(4)

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