Dopo aver guardato l'uomo lasciare il nucleo familiare, la moglie si diresse verso il bagno per iniziare a truccarsi.
Sapeva bene di non dover andare da nessuna parte, ma sentiva ugualmente il bisogno di ricordarsi cosa significasse osservarsi allo specchio e piacersi. In proposito a questo, suo marito le aveva suggerito spesso di trovarsi un lavoro, sostenendo che il mestiere di casalinga non la rendesse affatto felice.
Non era difficile notarlo.
Lei, però, aveva sempre cercato di cambiare discorso.
Comparendo sulla porta del bagno, sua figlia iniziò a fissarla mentre tracciava le sue palpebre con la matita nera, inserendoci la giusta dose di goffaggine di chi non ripeteva quei gesti da molto tempo.
«Secondo te viviamo in una realtà parallela?» domandò improvvisamente la ragazza.
La donna non rispose subito. Continuò ad osservare lo specchio per poi spostare l'attenzione verso la fanciulla.
«Cosa te lo fa credere?»
«L'altro giorno ho letto un libro dove veniva spiegato il perché dell'assenza di ombre quando ti trovi in un mondo che non ti appartiene. Io non ho un'ombra, e neanche tu.»
«Tesoro, neanche papà ce l'ha, è normale.» affermò la donna, cercando di tranquillizzarla «Le tapparelle sono sempre abbassate, e se il sole non illumina la casa non possiamo avere ombre.»
«Perché non facciamo mai entrare il sole?» continuò a chiedere la ragazzina con sguardo assonnato.
«Il sole fa male alla pelle, bambina.»
Settimane prima, Todd aveva tentato invano di alzare le serrande della casa. La moglie aveva però avuto una crisi isterica che convinse l'uomo ad abbassarle nuovamente senza possibilità di replica. Non potendo non riconoscerlo come un sintomo di depressione in stato avanzato, le aveva comprato delle pillole che la moglie, senza protestare, aveva iniziato a prendere ogni sera.
Le donavano un senso di intorpidimento quasi piacevole, nonostante la cura non sembrava star funzionando.
Ecco perché Todd passava la maggior parte del suo tempo a riflettere su quale nuovo farmaco avrebbe potuto aiutare entrambe.
Ogni giorno che passava, l'uomo vedeva la sua famiglia cadere sempre più a fondo nell'oblio. E non potendo far nulla per impedirlo, cercava di stare loro vicino come poteva.
Proprio mentre le due stavano parlando, qualcuno suonò il campanello.
La donna smise di truccarsi, iniziando ad avviarsi per il corridoio buio. La luce non arrivava a toccare neanche gli spigoli delle librerie, neanche il pavimento opaco.
Tutto era immerso nella più profonda oscurità.
Questa raggiunse la porta, domandandosi se fosse il caso di aprire oppure no. Puntò un occhio nel buco della serratura per vedere di chi potesse trattarsi.
Quello che notò, la sconvolse completamente.
Si trattava di un uomo completamente svestito, perlomeno da quello che poté notare la donna. Aveva le spalle larghe e muscolose, l'aria minacciosa ed era chiaramente in sovrappeso.
La donna si rese conto solo dopo dello sguardo di disgusto nato sul suo volto in seguito a quella visione.
Dietro di lui, una massa di figure grigie ed indistinte. Cercò di individuarne i volti, nonostante questi sembravano non averne.
E soprattutto, apparivano piuttosto minacciosi.
Decise di lasciar perdere e di tornare nella stanza da bagno, ma proprio in quell'istante qualcuno iniziò a battere furiosamente sulla porta, facendo rimbombare quel rumore in tutta la casa.
«Aprite!» urlò uno degli sconosciuti con rabbia «So che siete in casa, aprite!»
La donna si lasciò sfuggire un gemito, premendo la schiena contro la porta per evitare che venisse sfondata. Aveva voglia di scappare, ma il desiderio di trovarsi davanti a delle persone era troppo forte.
Sentiva la necessitò fisica di trovarsi in mezzo alla gente. Perfino una donna depressa come lei aveva il bisogno di vedere volti mai visionati.
Aveva vissuto nell'ombra per troppo tempo. Era arrivato il momento di mettere un punto a quella storia.
Aprì leggermente l'uscio di casa, osservando gli uomini sulla soglia della porta che guardavano la scena senza scomporsi.
Sembravano anzi attratti da qualcos'altro.
La donna iniziò ad urlare ed a gemere sempre di più, tanto che la figlia si vide costretta ad andarle incontro e a chiudere nuovamente la porta, sperando che i misteriosi uomini si decidessero a lasciarle in pace.
Fortunatamente, non si udì più alcun suono.
Sua madre continuò a dire di stare andando a fuoco, che la luce aveva iniziato a penetrarle nelle ossa e a farle del male.
Guardando la donna rotolarsi per terra piangendo, la giovane chiuse gli occhi sperando che suo padre rincasasse il prima possibile.
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Una storia vera
Horror-COMPLETA- «Perché non facciamo mai entrare il sole?» continuò a chiedere la ragazzina con sguardo assonnato. «Il sole fa male alla pelle, bambina.» Questo breve racconto nasce da un sogno avuto diversi mesi fa. Lo so, faccio sogni m...