"ti ammiro,
ammiro il tuo coraggio
e la tua dedizione.Ti ammiro perché la vita ti passa davanti agli occhi e non la puoi fermare.
Ti ammiro per le piccole collinette sulla tua fronte
e per gli occhi stanchi.Ti ammiro perché le gambe cedono, ma tu continui a camminare lungo la strada.
Ti ammiro perché sai cos'è la solitudine e non ne hai paura.
Ti ammiro perché nonostante tutto, sei ancora qui."
sabato, 14 ottobre 2017.
R.E
Ammiro tanto mamma, la ammiro oltre ogni cosa.
La vita di mamma è un travaglio e non smetterà di esserlo. Quando scoprì che sua madre aveva il cancro al seno, mamma, dovette abbandonare tutto, ogni sogno e ogni desiderio che prima forse si sarebbe potuta permettere senza problemi. I fratelli erano tutti sposati e ognuno a casa propria, lei dovette cucinare, stirare, lavare e prendersi cura di nonna per anni; finché nonna una mattina non si svegliò più, una morte priva di agonia. Non sarebbe tornato tutto alla normalità, lei non sarebbe tornata a scuola, non avrebbe avuto un lavoro o un futuro come le amiche, le cugine, le vicine di casa o perfino le sue sorelle. Le brutte notizie continuavano a piovere senza tregua su mia madre che tredicenne qual'era perse la madre e vide la follia negli occhi del padre, una disgrazia che portò via tutto; la perdita di mia nonna fu terribilmente dolorosa per mio nonno, iniziò a consumarsi la sua vita, lentamente venne risucchiato dalla spirale della follia fino ad un buco nero, la morte. Il tempo si prese tutto, perché poco dopo mia zia scoprì di aver ereditato il cancro da nonna, visse per molto e riuscì ad avere tre fiori che lasciò al padre. Non riesco neanche ad immaginare quanto sia stato doloroso per lei poter andare avanti cercando di dimenticare o almeno mettere da parte ciò che le successe.Papá aveva deciso di sposare un amica di mamma prima che si conoscessero, fatto sta che la vide e se ne innamorò follemente, qualche mese dopo si sposarono e nonna come tutte le suocere o quasi, fù tremenda con lei, non le diede tregua, era pretenziosa e persino quando mamma teneva me in grembo la obbligava a gestire le faccende di casa non dando peso alla gravidanza che mamma stava portando avanti. Non le permetteva di fare nulla papà, non voleva neanche che alzasse un bicchiere o che si piegasse, si prendeva cura di lei (e di me) senza tener conto di spese, regali, vestiti, cibo, tutto ciò che potesse venire in mente a mamma. Non c'è cuore che regga alla storia d'amore che c'era tra loro, un qualcosa di talmente prezioso che non so neanche se esista. Ho ancora nascoste foto del loro matrimonio, come di tradizione mamma si presentò con sette vestiti diversi, non ce n'era neanche uno che non le stesse bene, ma lei era felice, lo vedo nel suo sorriso e nei suoi occhi quando riguardo quelle foto, sembra diversa dalla madre che conosco io.
"Ti chiedo perdono,
perché hai perso tutto.Ti chiedo perdono,
perché hai sofferto.ti chiedo perdono,
perché hai perso tempo.ti chiedo perdono."
venerdì, 13 ottobre 2017.
R.E.
Le chiedo perdono, perché non sono mai stata la figlia modello o una ragazza tranquilla. Vorrei tanto riuscire a chiederle perdono per averla tenuta impegnata per tutta la vita e per non essere riuscita a darle né amore né ad avere un vero rapporto con lei; non sono mai stata la figlia che racconta tutto alla madre, non le ho mai rivelato i miei segreti, i sogni che avevo o cosa avrei voluto fare da grande. Vivere in Italia con mia mamma era diverso, eravamo solo io e lei, ci bastavamo a vicenda e passavamo tutto il tempo insieme, mi veniva a prendere a scuola, mi portava a mangiare nella nostra solita pizzeria e giravamo assieme per la città, qualche giorno alle giostre, un'altro in biblioteca a leggere un libro insieme e un'altro ancora a provare strane parrucche in un negozio; Mi mancano quei momenti in cui si prendeva cura di me, mi svegliava, mi pettinava, mi preparava la colazione, faceva la mamma e a me piaceva essere la sua piccola bambina. Adesso, ormai non ci diamo il buongiorno, non mi prepara più la colazione, non fa più la mamma ed è come se lei avesse smesso di vivere, come se io non fossi più sua figlia, come se non ci legasse più niente; È triste essere un manichino in una vita che non senti tua, è un continuo sentirsi precipitare in un fosso o in un abisso senza riuscire mai ad uscirne fuori, ti tira sempre più giù, ti fa fare ciò che vuole lei e ti sposta a suo piacimento.
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La Mia Prima Vita.
General Fiction"Perfino il silenzio ha una storia da raccontarti" JACQUELINE WOODSON Questa è la mia.