"Mi pare, a volte, che il mio sangue fiotti
come una fontana dai ritmici singhiozzi.
Lo sento colare con un lungo murmure,
ma mi tasto invano in cerca d'una ferita.
Fluisce attraverso la città come per un campo recintato
e trasforma i selciati in isolotti,
cava la sete a ogni creatura,
tinge la natura in rosso."...
C. Baudelaire
IL mio corpo venne mortificato, più volte da mezzi uomini che non valevano niente. I suoi fratelli venivano spesso a stare da noi mostrandosi gentili, a quel tempo molto piccola, mi feci affiancare dai lupi; sfioravano la mia pelle con le loro lurride manacce e abusavano di me in cerca del silenzio che giaceva nella mia innocenza. Ero impotente e Ingenua, era un mare di confusione che non cessava di angosciarmi. Crebbi in fretta e crebbe la mia consapevolezza al riguardo di ciò che avevo subito, un abuso, uno stupro, una violenza. Mantenni il silenzio per anni, quasi una vita intera per poi rivelarlo quando l'oscurità pensò di avere la meglio su di me. In quegli anni non ero una bambina come le altre, rimanevo sempre appartata, a volte divenivo violenta, irascibile e una compagnia alquanto sgradevole per chi mi circondava; ero silenziosa, ma a volte amavo essere al centro delle attenzioni, cercavo di fare amicizie ma spesso ciò non aveva un buon esito. Fù un periodo scolastico travagliato, mi ricoprirono di offese e insulti di ogni genere, ero diventata il pagliaccio della scuola, la ragazza un pò cicciottella da prendere in giro ogni volta che passava. Era brutto sentirsi diversi a quella tenera età, mi sentivo come un fiore appassito in un meraviglioso giardino fitto di rose e fresche margherite. A volte scendevo nel parchetto accanto a casa da sola,
ma speravo spesso che qualche buon'anima venisse a farmi compagnia, spesso vedevo delle bimbe in quel orribile parco, giocavo con esse e a volte mi accoglievano a casa loro. Poi ci fù un ragazzo, eravamo più conoscenti che amici e quando il mio patrigno venne a scoprire casualmente che conoscevo costui, prese una cintura tra le mani, la strinse tra le dita ed inizio a colpirmi incesantemente con forza e senza pietà con l'intento di punirmi per un qualcosa che lui riteneva sbagliato e io ritenevo del tutto normale, provai un dolore lancinante e mia madre rimase lì, immobile a fissarmi senza parlare. Non potevo fare amicizia e perciò ero obbligata a rimanere da sola per tutta la vita e così fù; non provai neanche ad avvicinarmi più alla persone o a comunicare con qualcuno, iniziai a distaccarmi del tutto da quella che poco prima definivo mia madre. Non avevo niente di ciò che avevano gli altri, non avevo un telefono, una camera mia o perfino un letto su cui dormire, "casa mia" se codesta si poteva definire casa non era più la mia o forse già da prima non lo era mai stata. Mi vietarono di uscire, di comunicare e anche di essere deltutto me stessa, mi rifugiai nella musica per anni ma successivamente questa non fù più abbastanza. La prima volta che mi mandarono fuori e mi lasciarono da sola ero molto entusiasta, per la prima volta sarei andata in piscina e per la prima volta sarei andata da sola; Mi accompagnarono alle porti della piscina, entrai e mi distesi sul primo letto vuoto che trovai, mi sedetti e mi guardai attorno, esitai un poco a togliermi i vestiti di dosso ma poi ebbi coraggio e mi lanciai in piscina. Mi divertí molto fino a quando un gruppetto di ragazzi più grandi iniziò a prendermi in giro, schizzarmi con l'acqua e ridere di me; quel giorno non mangiai nulla in piscina, rimasi in acqua senza azzardare ad uscire al di fuori. La sera mi rifugiai in camera e mi addormentai in fretta, la febbre era molto alta e gli incubi sempre più frequenti, una settimana dopo a causa di un'altro evento scoprì di essere una persona idrofoba.Allodola del ricordo
è tuo il sangue che scorre
è tuo e non il mio
Allodola del ricordo
ho stretto il pugno mio
Allodola del ricordo
gentile uccello finito
non saresti dovuto venire
a beccare nella mia mano
i semi della dimenticanza.J. Prévert.
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La Mia Prima Vita.
General Fiction"Perfino il silenzio ha una storia da raccontarti" JACQUELINE WOODSON Questa è la mia.