Capitolo 7

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Mi trovavo ancora con le ginocchia premute contro la strada asfaltata e le mani davanti agli occhi, lo sguardo incredulo, quando la prima goccia di pioggia ha raggiunto la mia pelle.

Ed ora, davanti la porta di casa mia, mi rendo conto che non posso stare qui. Finirei con il pensare ossessivamente ad una spiegazione plausibile per il comportamento di Michael.
Se dispiace anche a lui perché se n'è andato?
Perché?

Cammino, insicura, senza una meta. Potrei andare a casa sua, ma a quale scopo? Essere ferita nuovamente?
No, non posso permetterlo. Permettermelo.

Premo con forza i palmi delle mani sugli occhi.
La mia vita sta prendendo una direzione pessima.
I miei genitori a mala pena si preoccupano di come io possa sentirmi.
Mio nonno non c'è più.
Il mio migliore amico sembra essere intenzionato a non avere più nulla a che fare con me.

Non piangerò questa volta.

Sembra tutto surreale. Come ogni cosa possa cambiare rapidamente, intendo.
Un giorno sei felice, ti sembra di avere il mondo in mano, poi sei tu che vieni schiacciato dal mondo stesso.
La felicità non è per sempre. Questo lo capisco. Ma mi illudo che ci potrà essere almeno l'illusione di poter essere felici.

Neanche mi sono accorta di essere arrivata in periferia.
Davanti a me la figura di un vecchio palazzo in costruzione, ora abbandonato a se stesso.
I graffiti coprono ogni parete e guardando le numerose scritte quasi sorrido.
Ogni colore sembra dare un po' di armonia ai colori scuri e tetri di questo edificio.
Così come ogni piccolo momento felice rende la nostra anima più allegra.
Ma ora credo che pensare ai miei momenti felici non sia la scelta più saggia. Sono tutti legati a loro. A mio nonno e a Michael.

Salgo sull'impalcatura e lentamente arrivo all'ultimo piano.
Ogni gradino in più rappresenta un ulteriore bruciore ai muscoli. Ma poi penso che questo dolore non sia neanche lontanamente paragonabile a quello che provo dentro.

Dall'alto vedo quasi tutta la città. Le luci delle case appaiono minuscole ai miei occhi. In quelle stesse case ci saranno persone felici, famiglie spensierate e anche famiglie spezzate, come la mia.
Ingrandisco la mia visione e penso a quante persone si sentano proprio come me, nel mondo.
Sicuramente troppe.

Mi appoggio ad un pilastro di cemento e chiudo gli occhi.
Forse anche Michael si sente come me ora.
Lui di sicuro ha sofferto più di me. L'ho sempre considerato una persona forte.
È sempre stato forte per me.
Ora non so come fare.

Il silenzio viene interrotto dalla suoneria del mio cellulare. Leggendo il nome sullo schermo mi domando perché mai Jessica mi stia chiamando. 
Faccio scorrere il dito per accettare la chiamata e avvicino il dispositivo all'orecchio.
La sua voce allarmata mi mette subito in panico.
-Vieni subito qui. Si tratta di Michael.-

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