CAPITOLO DUE

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Che razza di giornata!
Come al solito si era alzato tardissimo! I suoi zii non lo avevano svegliato...
Harry aveva perso un buon dieci minuti a trafficare con l'apertura della catenina, ma questa non aveva voluto saperne di sganciarsi, aveva provato anche a sfilarla, ma le maglie di cui era composta si erano magicamente ristrette rendendo impossibile l’operazione.
Così, sbuffando contrariato aveva lasciato perdere, catapultandosi fuori dal letto cominciando a cambiarsi. Con la camicia mezza fuori dai pantaloni, i capelli rigorosamente in disordine, gli occhiali in bilico sul naso, il moretto scese di corsa le scale, con la borsa dei libri che oscillava pericolosamente al suo fianco.
Trovò suo cugino in cucina intento a controllare il bottino di dolcetti della notte precedente, sembrava molto soddisfatto.
Harry afferrò una fetta di pane tostato e uscì di corsa, forse sarebbe riuscito a prendere il pullman delle otto, forse.
Mentre correva, la sua mente non faceva altro che ripensare alla notte precedente. Era stato uno shock per lui quel mattino svegliarsi e trovare il ciondolo a forma di saetta attorno al suo collo.
Scese dal pullman e subito vide una chioma riccia che lo aspettava come sempre davanti l'entrata della scuola.
Entrarono assieme nel grande edificio e fra una chiacchiera e l'altra si diressero verso la lezione di chimica, tenuta dall'odiato professor Piton.
Prese posto accanto alla sua amica di sempre: Hermione Granger.
<< Hey amico, ben svegliato >>, lo canzonò Ron, ricevendo come risposta un gestaccio.
Ron Weasley era il suo secondo miglior amico, subito dopo Hermione, avevano fatto assieme le elementari e ora erano frequentavano la stessa scuola superiore.
Harry pensò che durante la pausa pranzo sarebbe stata una buona idea raccontare ai suoi amici degli strani avvenimenti della sera precedente.
<< Harry, Harry! >>, lo chiamò Hermione.
Il moro si voltò verso di lei. << Scusa... dimmi... >>, le sorrise.
<< Cosa hai? Mi sembri strano... >>, indagò la ragazza.
Harry le sorrise, conosceva bene di che pasta era fatta Hermione, e la sua proverbiale curiosità. Anche Ron non era da meno, ma la sua codardia lo faceva spesso desistere dall’immischiarsi dei guai altrui.
<< Dopo devo parlarvi >>, disse loro, facendo cenno verso il professore, che in quel momento era entrato ed aveva cominciato a spiegare le importanti evoluzioni della chimica.
Le ore erano passate come sempre lentamente e il momento del pranzo era arrivato con infinita gioia di tutti gli studenti.
Harry, Ron ed Hermione si erano appartati nel giardino della scuola, dove aveva potuto raccontare la sua incredibile avventura con il misterioso biondino. I due avevano ascoltato trepidanti le sue parole giungendo entrambi alla medesima conclusione.
<< Hai sognato! Non c'è altra spiegazione. >> Esclamò Ron.
<< Sono d’accordo-, annuì Hermione. - E' impossibile che sia successa una cosa simile. >>
<< E cosa mi dite di questo allora? >>, li incalzò Harry tirando fuori dalla camicia il ciondolo appeso al proprio collo.
Hermione lo prese in mano e lo fissò con i suoi occhi nocciola. << Molto bello-, sentenziò. - E' quello che ti ha dato il ragazzo misterioso? >>
Il moretto annuì.
Hermione si avvicinò di più ad Harry cercando il gancio per aprire la collanina. Trafficò un bel po’ di tempo con la cerniera del monile prima di arrendersi, non né voleva sapere di aprirsi.
<< Sfilala >>, disse Ron osservandoli.
Provarono a farla passare dalla testa di Harry, la collana, com’era già accaduto quel mattino, si strinse attorno al collo del ragazzo senza soffocarlo, ma diventando però impossibile da sfilare.
Dopo un po', Ron propose. << E se la tagliassimo? >>
Hermione sfilò dalla propria borsetta le forbicine per le unghie. << Dovrebbe funzionare >>, borbottò, tentando di tagliare inutilmente la collanina. Il risultato fu uno a zero per la collana. Le forbicine erano ormai da buttare, poiché le sottili lamette erano state completamente corrose.
Gli occhi della ragazza osservarono sconsolati Harry. << Credo che abbiamo bisogno d’ aiuto. >>
Durante tutta la settimana Harry ed i suoi amici avevano tentato con qualsiasi mezzo di levare la collana dal suo collo. Non c'era stato niente da fare!
Seduti nel vialetto di casa di Hermione, stavano pensando al modo in cui potersi liberare di quel piccolo oggetto dispettoso.
<< Potremmo farla esorcizzare >>, scherzò Ron, rallegrando per qualche attimo i suoi amici.
Ad un certo punto lo sguardo di Hermione si illuminò. << Ma certo! Perché non ci abbiamo pensato prima?! >>, esclamò dando un bacio sulla guancia di Ron che divenne rosso come i propri capelli.
<< Harry, possiamo davvero farla esorcizzare! Andiamo da un medium e facciamolo! >>
Harry la guardò con un’espressione scettica e stupita.
<< Non guardarmi così... ormai cosa altro possiamo fare?! >>
Rientrarono in casa e si misero a sfogliare la guida del telefono in cerca di un professionista dell’occulto. Il dito ben curato di Hermione scorreva incessantemente sull'elenco finché esclamò << Trovato! Sibilla Cooman, esperta in malocchi e sedute spiritiche. >>
<< Mione, sei sicura? Voglio dire, sono tutte scemenze. >> Provò a farla ragionare Ron.
<< Sono d’accordo con te, ma che altro possiamo fare? Le abbiamo provate tutte… cosa abbiamo da perdere facendo questo tentativo? >>
Harry annuì anche se leggermente perplesso.
Lo studio di Sibilla Cooman era schifosamente pieno di incensi e statuine, sulla scrivania facevano bella mostra varie sfere di cristallo.
I tre ragazzi si guardarono attorno con aria scettica ma nel contempo curiosa..
Un leggero frusciare attirò la loro attenzione, da una tendina con sopra dei simpatici pesciolini, comparve la maga.
<< Benvenuti. Prego sedetevi >>, disse con voce teatrale.
I tre si accomodarono e Hermione prese subito la parola. << Abbiamo bisogno di sapere se può levare il malocchio a questa collana. Non vuole saperne di staccarsi >>, spiegò indicando la collanina di Harry.
Sibilla la ascoltò attenta, allungandosi poi sul tavolo per osservare da vicino il monile, toccandolo.
Lanciò un urletto che spaventò i tre ragazzi e ritrasse la mano come se si fosse scottata.
Hermione, Ron ed Harry la guardarono con occhi leggermente spaventati.
<< Andatevene via! Fuori!-, cominciò a balbettare la maga. - Tu... tu...-, continuò indicando Harry, - Tu sei condannato! >>
Si alzò e velocemente si ritirò dietro la tenda da cui era venuta, lasciando i ragazzi da soli, leggermente costernati.
Sulla via del ritorno a casa, nessuno dei tre spiccicò parola.
Passò un mese, la prima neve aveva cominciato a scendere e il morale di Harry era sempre più cupo. Le vacanze di Natale sarebbero cominciate a breve ma, ad Harry ora non importava.
Ron ed Hermione non sapevano più che fare, si sentivano inutili.
Per le feste Natalizie, Ron aveva invitato Harry a casa sua. La famiglia Weasley non era benestante, ma quelle volte in cui il suo amico era stato ospitato da lui, si era sempre trovato bene e la madre di Ron poi stravedeva per Harry
Alle sei di sera della vigilia di Natale, Harry si presentò a casa del suo amico.
L’abitazione si trovava poco fuori dalla città, in una zona tranquilla e silenziosa. Se non fosse stato per i continui casini che Fred e George, i due fratelli gemelli di Ron, combinavano, quel posto poteva benissimo essere considerato un angolo di paradiso.
La signora Weasley, accolse Harry calorosamente, ed il ragazzo salutò educatamente tutta la famiglia, porgendo alla signora un mazzo di fiori.
<< Oh, sono bellissimi, grazie Harry. >>
La donna li portò in cucina alla ricerca di un vaso. << Ginny tesoro, dov'è il vaso blu? >>
Una voce di ragazza arrivò dal piano superiore. << Prova nell’armadietto sopra il lavello. >>
Harry conosceva molto bene la numerosa famiglia di Ron. Il suo compagno di scuola aveva ben quattro fratelli e una sorellina più piccola, Ginny. Il padre; Arthur, lavorava nel comune del paese.
<< Vieni, andiamo in salotto >>, propose Ron, accompagnando Harry nella piccola, ma confortevole stanza adiacente.
Mentre tentavano di accendere il fuoco, sentirono dei passi veloci scendere le scale e una fluente chioma rossa passare davanti alla porta del salottino.
Ginny Weasley salutò distrattamente suo fratello ed il suo amico, entrando in cucina.
Aveva un anno in meno di loro ed era molto carina: i lunghi capelli erano legati in una coda alta, vestiva un paio di jeans neri e un maglioncino azzurro.
Harry riportò lo sguardo verso il fuoco che finalmente sembrava essersi acceso. Le fiamme giallastre si sprigionarono cominciando a formare strane volute di lingue infuocate.
<< Hermione ci raggiungerà dopo domani >>, disse Ron sedendosi accanto all'amico sulla poltrona.
Harry annuì distratto. Per quanto ci provasse non riusciva a dimenticare la vicenda di Halloween. Era più forte di lui.
Mancava solo un maledettissimo giorno a Natale e Draco era molto insofferente, sembrava che il tempo non passasse mai.
Ultimamente si era pentito di aver concesso ancora un anno ad Harry.
Se pensava che in quel momento avrebbe potuto essere lì con lui, invece di trovarsi ancora sulla terra fra i vivi. Basta! Non doveva pensarci, ormai era solo questione di tempo. Ancora un anno e Harry sarebbe stato suo, nessuno avrebbe potuto impedirgli di averlo.
Ripensò alla patto che i genitori di Harry avevano stretto con suo padre: Lucius Malfoy, e ai loro successivi tentativi di salvare loro figlio dalle conseguenze di questo accordo. Sapevano che una volta stretto il patto con Lucius non potevano più tornare indietro pertanto decisero di rapire Harry.
Draco conosceva alla perfezione la storia.
Un giorno, James Potter era arrivato a Palazzo Malfoy per chiedere aiuto a suo padre, in quanto si era perdutamente innamorato di Lily, appartenente al mondo dei vivi.
Si erano conosciuti durante una festa di Halloween, in cui morti, grazie ad uno speciale permesso, potevano uscire dal loro regno e tornare sulla terra, a patto di non far visita alle proprie famiglie.
Essendo James un abitante del regno dei morti, non avrebbe mai potuto avere Lily fintanto che lei fosse stata in vita.
Lucius accettò di aiutare Potter Senior e durante un Halloween, il padre di Draco incontrò Lily. Grazie alle sue arti magiche Lucius trasformò la ragazza in un morto vivente come James, rendendo così possibile il loro amore. In cambio di questo favore, Malfoy Senior fece loro promettere che il loro primogenito sarebbe stato donato alla famiglia Malfoy come pegno.
Quando Harry nacque però, la paura cominciò a serpeggiare fra James e Lily che disperati decisero di fuggire e portare il bambino sulla terra.
Durante una notte di Halloween i Potter lasciarono loro figlio davanti alla porta di Petunia, sorella di Lily che era a conoscenza dei fatti. Sfortunatamente, però, James e Lily non erano ritornati in tempo nel mondo dei morti. Quando l’ultimo rintocco della mezzanotte cessò i loro corpi si dissolsero nel nulla, portandoli così alla morte, quella definitiva.
Questa era la storia che Draco conosceva, come gliel’aveva sempre raccontata suo padre.
Il giovane Malfoy si chiese se Harry avrebbe apprezzato il loro tetro mondo, lui che era così abituato alla luce del sole, ai colori vivaci. Temeva che il cambiamento l’avrebbe traumatizzato. Decise comunque di non pensarci, era inutile fasciarsi la testa prima del tempo.
All’improvviso l’attenzione del biondino fu attirata dalla figura elegante di sua madre, che l’aveva raggiunto.
Le sorrise andandole incontro.
<< Draco, tesoro che stai facendo? >>, lo chiamò dolcemente Narcissa Malfoy.
<< Niente, pensavo... >>, replicò ancora soprappensiero.
<< Draco, volevo parlarti del tuo promesso... >>, continuò la donna, cominciando a camminare tranquilla per i lunghi corridoi del Maniero, il ragazzo la seguì affiancando la madre, incuriosito da quelle parole. << So che non vedi l'ora di averlo qui con te, ma sei sicuro che lui voglia essere una tua proprietà? E' una persona e possiede dei sentimenti. Sei sicuro di non preferire qualcuno del nostro mondo? La gente ti ama e farebbe qualsiasi cosa per te, lo sai. >>
Draco vagliò con attenzione le parole di sua madre. Sapeva che tutti lo volevano perché era il figlio di Lucius Malfoy, un nome che era una garanzia nell'aldilà. Ad Harry invece questo non importava, probabilmente mai avrebbe voluto diventare una sua proprietà e questo per Draco era estremamente eccitante. Si trattava di una vera e propria sfida, ma non era solo questo. Quel ragazzo era speciale, lo aveva capito subito. Quegli occhi così verdi e splendenti, quella pelle liscia e quelle labbra gli erano piaciute tantissimo, avevano un sapore così particolare.
<< Cosa hai intenzione di fare di quel ragazzo? >>, gli domandò all’improvviso Narcissa, risvegliandolo dai suoi pensieri.
La domanda spiazzò Draco, che effettivamente non sapeva cosa rispondere. Aveva impiegato ogni sua energia per trovare Harry che non si era mai soffermato a pensare a cosa ne avrebbe fatto di lui, una volta trovato.
Sospirò, sprofondando nuovamente nei suoi pensieri. Quando lo aveva avuto fra le mani, aveva avvertito un tremito di piacere, per il gusto di avere trovato quella persona da tanto tempo desiderata. Era come se avesse ricevuto il suo agognato premio per i suoi sforzi. Si rese conto però che stava considerando Harry una sorta di oggetto, non una persona.
<< Effettivamente non ci ho ancora pensato...-, ammise Draco, dando voce a quelli che erano i suoi pensieri. - Non so cosa ne farò. >>
Le parole di sua madre l’avevano comunque fatto riflettere. E se si fosse stancato di Harry? Avrebbe dovuto tenerlo comunque per sempre con lui. Sua madre aveva ragione, non era un oggetto. Era però, ancora talmente elettrizzato dalla prospettiva di avere Harry, che non volle soffermarsi oltre su quell’eventualità.
Il giovane Malfoy si domandò poi se non fosse stato il caso di mandare ad Harry un regalo per Natale, in modo da ricordargli la sua promessa. Ghignò soddisfatto. Sapeva bene cosa donargli. L’avrebbe lasciato senza parole.
<< Madre, dite che riuscirò ad ottenere un permesso speciale da papà per andare qualche ora nell'altro mondo? >>, chiese poi osservandola
Narcissa si strinse nelle spalle. << Sai che è proibito, ma provaci. Vuoi andare da lui? >>
Il biondino annuì.

Harry era seduto sul davanzale della finestra, tutti in casa dormivano tranquillamente,ma lui non riusciva a prendere sonno. L'immagine di quel ragazzo biondo continuava ad assillarlo. Aveva paura, una paura dannata.
Si sentiva in trappola, era come se fosse scattato un conto alla rovescia e lui non poteva fare niente per fermarlo.
Cosa avrebbe trovato nell'aldilà? Era come c'era scritto nei libri horror? Era come nella bibbia?
Sapeva solo che l'ansia lo stava divorando, aveva una grandissima voglia di piangere per sfogarsi. All’improvviso sentì il respiro mancargli e le braccia scosse da fremiti. Era in preda ad un vero e proprio attacco di panico.
Draco, comparve proprio in quel momento nella stanza.
Ma non era Halloween! Perché era lì?! Aveva forse cambiato idea!? Voleva portarlo via adesso? No! Non poteva, non era pronto! Non lo sarebbe mai stato!
Malfoy si guardò in girò e trovò Harry seduto sul davanzale della finestra che lo guardava respirando affannosamente, ci mese qualche secondo per capire in che stato si trovasse. << Harry! >>, lo chiamò avvicinandosi con un pacchetto in mano.
Il giovane scattò in piedi, ma le gambe non lo ressero facendolo rovinare a terra con un tonfo. Mentre fra un respiro e l'altro riuscì a balbettare << No... non ti avvicinare! >>
Harry si sentiva piccolo, indifeso davanti a quel ragazzo... non sapeva cosa fare per farlo andare via. Aveva paura, una paura dannata!
Draco rimase interdetto per qualche istante, non aveva mia fatto a nessuno quell'effetto e sinceramente non si aspettava una cosa simile. Era veramente lui la causa della reazione di Harry? Non poteva essere vero.
Tentò di nuovo, posò il pacchetto a terra con calma e con voce modulata disse << Harry... calmati, non sono venuto a prenderti. Per favore calmati. >>
Il ragazzo moro lo guardò con occhi spalancati. Il tremore non cessava e anche se l'altro ragazzo stava dicendo che non era lì per portarlo via, poteva sempre star mentendo.
<< Harry, per favore... >>, tentò nuovamente Draco avvicinandosi. Harry, però, si ritrasse.
Draco sospirò, non era così che immaginava il loro incontro, l'ultima volta doveva averlo proprio impaurito.
Malfoy si alzò in piedi. << Va bene, ora vado via... >>, disse con voce chiara. Il suo sguardo era triste, sembrava davvero dispiaciuto. Indicò con una mano il pacchetto per terra ai piedi di Harry. << Quello è per te. >> Terminò sparendo nel silenzio più assoluto.
Harry rimase rannicchiato per terra, temeva che quel ragazzo potesse ricomparire. Temeva che fosse tutto un trucco per portarlo via.
Ma perché gli stava accadendo questo? Perché?
Non sapeva bene quanto tempo fosse passato, forse cinque minuti, forse venti, forse un'ora. Pian piano il suo respiro si regolarizzò, il tremore c'era ancora, ma era lieve. Si sentiva stanco e le palpebre si erano fatte pesanti.
Si addormentò in quella posizione, sognando un mondo cupo e tetro, dove i morti tentavano di afferrarlo, mentre lui urlava di lasciarlo stare. Si guardava attorno frenetico e vedeva quel ragazzo che lo derideva e continuava a ripetergli la stessa parola: “Mio!”

Halloween~DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora