Prologo

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CLOUD

C'è un momento, poco prima dell'alba, in cui un raggio solare sfiora per primo la linea dell'orizzonte. Sarà quello che darà il via ad una nuova giornata, seguito poi da tutti gli altri spiragli di luce. E tu stai li a guardare, ad aspettare, ma per quanto ti sforzi, per quanto ti ci impegni, non riuscirai mai a vedere ad occhio nudo il momento preciso in cui il nuovo giorno ha avuto inizio. 

Così, allo stesso modo, puoi prestare attenzione, aspettare, ma non saprai mai quale sarà il momento esatto in cui la tua vita cambierà per sempre. Quel momento preciso in cui tutto ha preso una piega diversa, quell'avvenimento che decreterà la stesura del primo capitolo della tua storia.

Quella mattina, ti sembrerà una normale mattina.

Una mattina, come quella mattina.


Il telefono continuava a suonare libero, ma dall'altra parte non arrivava nessuna risposta. Ad ogni squillo la mia ansia aumentava sempre di più, costringendomi ad accanirmi sulle mie povere unghie ormai consumate. Il cielo, fuori dalla finestra della mia stanza, inziava a schiarirsi, e uno stormo di corvi passò di filato a pochi metri da me. L'aria fresca di settembre soffiava sulle tende bianche, lasciando entrare nella stanza una tiepida brezza autunnale. Da dov'ero seduta, sul bordo del materasso, tutto attorno a me appariva immobile, tranquillo, silenzioso. O almeno, lo sarebbe stato se, nel frattempo, ogni minimo centimetro del mio corpo non fosse stato in trepidazione.

Si, ero decisamente in ansia.

Con la punta del piede battevo il ritmo della musica che mi risuonava nelle orecchie attraverso il singolo auricolare che avevo messo. Smells like teen spirit, dei Nirvana, in completo contrasto con il clima che regnava in quel momento in camera mia.

Detto questo, suppongo che io stessa fossi la reincarnazione di un contrasto vivente.

«Cloud... ti prego dimmi che hai una valida motivazione per avermi svegliata a quest'ora.» rispose ad un tratto una voce assonnata, distogliendomi dai miei pensieri.

Tirai un sospiro di sollievo, allentando la presa sul cellulare che tenevo vicino all'orecchio senza cuffietta.

«La mia scusa è molto valida, Alex.» mi difesi subito.

Sentii un sospiro provenire dall'altra parte del microfono, accompagnato da un rumore di lenzuola che strusciano.

«La tua scusa ha che fare con la fine del mondo?» 

Io ci riflettei per alcuni secondi.

«Più o meno.» risposi infine.

«Ti saluto, Cloud. Ci sentiamo fra tre ore.»

«Aspetta!» la fermai prima che potesse mettere giù.

Lei sospirò frustrata e, fortunatamente, mugugnò una risposta incomprensibile. Che, in Alexese, voleva dire "vorrei mandare il mio ippogrifo dorato a ucciderti, ma ho troppo sonno per agire lucidamente". Nonostante Alex fosse la ragazza più calma che conoscessi era capace di diventare davvero spaventosa, quando era arrabbiata.

«Alex, mi sento che abbiamo dimenticato qualcosa.» mormorai gettandomi a capofitto sul letto.

«Cloud, è una settimana che prepariamo tutto. Non abbiamo dimenticato niente, fidati, ho controllato la lista tre volte.»

«Il tre porta sfiga.»

«Cloud...»

«Abbiamo preso le carte d'imbarco?»

IN LOVE [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora