Giocherello con le pietanze dentro al mio piatto, una cosa che mia madre non sopporta. La odia e la fa infuriare. Per questo motivo lo faccio, tanto perchè mi piace darle fastidio. Giusto perchè mi annoio e perchè non sopporto il silenzio asfissiante che si crea durante le nostre cene. Adam e Aaron sono da qualche parte, giusto perchè loro possono sfuggire dalla presenza quasi imperiale di mia madre.
-Insomma?- sbotta infastidita.
-Cosa?- alzo lo sguardo dal piatto e spero che non mi domandi nulla. Anzi, può domandarmi quello che vuole, basta che non se ne esca con qualche domanda da madre nostalgica che potrei veramente lanciare il piatto. Mi è bastata quella chiacchierata sugli amori passati.
-Hai deciso se rimanere qui o andare al dormitorio?- alza un sopracciglio. Volto lo sguardo verso mio padre che guarda tutto meno che le nostre facce. Saggio uomo. Giocherello con la forchetta scansando le verdure dal mio piatto e temporeggio. Sto entrando tipo nel panico, è una domanda molto importante.
-Dovrei analizzare i pro ed i contro di tutta la situazione, madre.- parlo lentamente.
-Bene, analizziamoli insieme.- espone tranquilla, togliendo dalle gambe il fazzoletto di lino bianco. Alzo gli occhi al cielo e maledico la mia lingua lunga.
-Non mi va di dividere la stanza con qualche ragazza ma non mi va nemmeno di rimanere qui. Anche se qui ho tutto e lì dovrei socializzare, cosa che odio.- spiego gesticolando.
-Mi domando quando crescerai.- sussurra mio padre.
-Domani, in teoria domani.- porto la testa di lato.
-E' un mese che siamo qui e non sei riuscita a stringere amicizia con nessuno.- mi riprende duramente mia madre.
-Oh sai domani che faccio? Esco di casa e fermo qualsiasi persona cammini per la strada e gli domando se vuole diventare il mio nuovo amico!- li fisso seria. -E magari li invito anche al mio compleanno!-
-Non vedo dove sia il problema.- alza le spalle.
-Sei seria?- alzo un sopracciglio. -E poi ho un paio di amici qui.- aggiungo per cercare di non farmi rovinare ancor di più, la mia ultima cena da diciottenne. Almeno per sembrare che qualche rapporto umano so stringerlo. Più o meno. Ma questi sono dettagli.
-E chi sarebbero? Quel ragazzo con i tatuaggi e quella ragazza dai capelli rosa?- domanda quasi inorridita mia madre.
-Si, nel tempo libero si divertono a vendere droga ai bambini del parco e la sera derubano case. Infatti direi che devi iniziare a stare attenta alla tua collana di perle, Nathan la trova molto carina.- sorrido fintamente. -Dice che a sua madre starebbe perfettamente.-
-Questo tuo modo di esporti è la causa delle tue disavventure.- puntualizza mio padre e imito borbottando le sue parole.
-Domani verranno Cassandra e Calum.- cambio argomento.
-Siete ancora in contatto?-
-Si mamma, hai visto? Ho degli amici.- sibilo alzandomi da tavola.
Esco dall'inferno comunemente denominato come cucina e salgo le scale, diretta nella mia camera. Pian piano è iniziata a diventare il mio piccolo rifugio. Il mio sguardo cade sulle foto di me, Cass e Calum che occupano il muro. Poster di quadri occupano la parete di fronte al letto.
Forse è anche per questo che non voglio lasciare questa casa, aldilà del fatto che qui tutti fanno quello che desidero, è anche dove mi sento quasi al sicuro. Lontana dal mondo ma allo stesso tempo vicina a tutte le piccole cose che non voglio dimenticare. Apro l'armadio volendomi fare un po' del male, fisso senza un'espressione ben definita la felpa di Lucas che è appesa alla stampella. E' isolata dagli altri vestiti, nell'angolo dell'armadio. E' insieme ai miei scheletri. C'è chi dice che i sogni o quello che siano vadano chiusi nel cassetto, io li ho nascosti dentro ad una felpa che giace da sola nell'armadio.
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If you don't know l.h.
Fanfiction" E a quelle parole mi rendo conto che è ricominciato tutto, che tutti i misteri che aleggiavano intorno a Lucas non sono mai stati risolti. O meglio, non sono mai finiti. Perché quel giorno non sapevo del casino che sarebbe successo. Io di quello...