Nel capitolo vi sono molti sbalzi temporali, vi prego di leggere lo spazio autrice. Buona lettura.
Mi stringo nel cappotto di lana, tira troppo vento e l'idea di rimanere ancora in giro, mi disturba la quiete. Ormai è dicembre inoltrato, il natale è alle porte e Londra sembra essere diventata un inferno terreno. Le persone corrono ovunque, chi per comprare gli ultimi regali, chi per prendere la metropolitana. E' un caos generale che mi disturba, quasi più del freddo che mi penetra dentro le ossa. Nathan mi stringe la mano, non riesco a capacitarmi del fatto che le sue mani siano sempre così calde, le mie sembrano essere pezzi di ghiaccio. Scalcio qualche sassolino immaginario sul marciapiede congelato e fisso il mio ragazzo che chiacchiera con qualche suo amico. Brontolo e mi annoio, odio quando si ferma a chiacchierare con i suoi amici. Lo odio perchè odio le persone, in particolare gli adolescenti. Odio il freddo, odio il natale e odio ancor di più il fatto che tutti sembrano essersi sparati in vena una dose assurda di felicità.
Cavolo, tenetevela per voi tutta questa felicità, a me che me ne frega se siete tutti felici per via del natale? Ormai voglio sapere chi, al mondo, sente ancora la magia del natale. Io no di certo.
No, devo essere sincera, il natale mi rende una donna odiosa. E' quasi l'ora di cena, il mio stomaco brontola e il mio nervosismo aumenta ogni secondo di più.
-Andiamo?- sussurro al suo orecchio come se fossi una sorta di insetto. -E andiamo.- piagnucolo ancora stringendogli la mano.
Non mi piace quando non fa quello che gli dico. Non mi piace per niente.
In realtà abbiamo un appuntamento a cena, per questo motivo deve sbrigarsi. Mia madre l'ha invitato, dice che se è il mio ragazzo deve fargli un discorso a quattrocchi. Rido al pensiero di mia madre che ci spiega come si "impollina il fiore". Me la immagino nel suo tailleur costoso mentre sorseggia vino e lo tortura di domande improponibili.
-Devo andare ragazzi, ci vediamo all'università dopo le vacanze.- sorride cordiale Nathan, i ragazzi ci salutano ma non ricambio, mi limito a sorridere fintamente.
Trascino il moro verso casa.
-Se io ti dico andiamo, Nathan, tu devi seguirmi.- sibilo infuriata.
-Sei solo ansiosa per la cena con i tuoi.- sorride affabile e gli do una gomitata.
Camminiamo in silenzio, ho ricevuto altre due cartoline. Credo che me ne mandi una al mese, da dopo Bristol è andato a Brighton, poi a Bath. Non so nemmeno dove diavolo siano queste città. Le sue parole consistono in semplici frasi, in piccoli aneddoti. Ogni cartolina è nascosta dentro al cassetto della scrivania, insieme al mio diario dalla copertina nera. La sua calligrafia non migliore, alcune parole mi sembrano persino inventate. In quella più recente mi ha scritto un pezzo di una canzone, sono rimasta per lo più sconcertata dalla profondità di quelle quattro parole messe in riga.
-Che fai a Capodanno?- chiede Nat mentre imbocchiamo il viale di casa mia.
-Non so, non amo molto l'ultimo dell'anno.- arriccio le labbra mentre cerco le chiavi nella mia borsa. Cazzate, urla la mia coscienza.
-E il primo dell'anno?- chiede lentamente. Irrigidisco le spalle, è come se mi stesse mettendo alla prova. Lui sa cosa c'è il primo dell'anno, eppure me lo domanda ancora. Maledetto, ingoio la bile che sale prepotente per la mia gola e mi costringo a sorridere come se nulla fosse.
-Starò a casa a pensare a quanto faccia schifo l'anno nuovo.- rispondo prontamente.
-Se vuoi andare a quel concerto..- lo blocco alzando una mano in aria. Non faccio in tempo a urlargli contro che la porta di casa si apre rivelando la figura attenta di mia madre.
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If you don't know l.h.
Fanfiction" E a quelle parole mi rendo conto che è ricominciato tutto, che tutti i misteri che aleggiavano intorno a Lucas non sono mai stati risolti. O meglio, non sono mai finiti. Perché quel giorno non sapevo del casino che sarebbe successo. Io di quello...