XXI 'Il primo dell'anno'

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-Che cosa stai facendo?-

Sorrido assente sdraiata su un letto che non è il mio.

-Ciao Nathan, dopo dieci giorni di reclusione ho saggiamente deciso di uscire di casa.- mi tolgo le scarpe come se fossi a casa mia.

-Come sei entrata?!- chiede quasi agghiacciato. Alzo gli occhi al cielo, ma che domanda è?!

-Tuo padre mi trova simpatica.- sorrido fintamente.

-Sei sparita per una settimana, non hai risposto nemmeno ad un singolo messaggio e ora ti ritrovo in camera mia?!- sbraita. Giusto, lui non è abituato al mio modo passivo-aggressivo di fare, non sa quanto mi piace evitare le persone.

Fisso la piccola camera da letto, il letto matrimoniale posto sotto la finestra è decisamente troppo grande rispetto alle dimensioni della stanza. E questa è una cosa che mi disturba. C'è qualcosa che stona in questa stanza e sicuramente non è il letto o l'arredamento scarno, sono io che stono. Sono io che non centro niente in tutte le situazioni che vivo.

-Mi piacciono le pareti nere.- mi alzo a mezzo busto.

-Sono infuriato con te!- allarga le braccia al cielo. Fisso il mio orologio da polso, sono quasi le due del mattino.  -E poi non ti ha fatto entrare mio padre.- mi fulmina con lo sguardo mentre si siede sul letto. Si sfila il grembiule nero lasciandolo cadere vicino al letto, fisso la scena quasi disgustata.

-E' facile entrare qui, è un condominio, scarsa sorveglianza.- alzo le spalle sentendomi una bambina colta in fallo. E anche una psicopatica, ma quello ormai è normale.

-E come sei uscita da casa tua?- sussurra quasi apprensivo.

-Mia madre si è dimenticata di bloccare la finestra di camera mia.-

-Bloccare la finestra?- è confuso.

-Ah si, a Bradford ero famosa per le mie fughe notturne così mia madre ha saggiamente deciso di bloccare la finestra, bei tempi.- sorrido nostalgica.

Nathan mi fissa attentamente, si sporge verso il comodino per accendere la piccola luce. Come se fossi stata accecata dalla luce solare sobbalzo portandomi una mano sugli occhi.

-Stai bene?- mi fissa.

-No, per niente. Non ho chiuso occhio per quasi una settimana, cioè il giusto per non morire. Non ho mangiato granché e mi sono focalizzata sul senso della vita. Tu ? Che mi racconti?- rispondo con naturalezza.

Potrei non essere uscita di casa per più di una semplice settimana, potrei aver evitato qualsiasi contatto umano, potrei aver fissato senza espressione quelle maledette analisi del sangue senza trovargli un senso. Il tutto condito da un'innata dose di tragicità. Giusto per rimanere in tema.

-Che cosa è successo?- parla lentamente. Forse il mio aspetto fisico parla per me, forse saranno le occhiaie o i capelli arruffati, le borse sotto gli occhi. Fisso un punto indistinto e sospiro.

-Lo vuoi sapere davvero?- mi schiarisco la voce. Annuisce preoccupato. -Lucas, il ragazzo fantasma è con una ragazza, Jenna. Ti risparmio i dettagli su di lei.- gesticolo. -Ha un gemello questa ragazza, che ovviamente doveva entrare nella mia vita per strani accordi familiari.-

-Non ti seguo.-

-Non fa niente, dobbiamo semplicemente arrivare al dunque. Un paio di mesi fa, abbiamo trovato delle analisi del sangue con il contenuto cancellato. Questa è una cosa divertente, ma nemmeno tanto. Il giorno del mio compleanno, Tyler, il gemello di quella stronza, mi ha chiamato affermando di aver ricevuto le vere analisi del sangue di Lucas.- spiego velocemente.

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