ottavo capitolo

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Lui è lì.

Lui è lì, apparentemente distrutto dall'alcool.

Cappello in lana, maglione e pantaloncini.

Suo solito.

Osservo le mani: le nocche rossissime e piene di sangue.

Mi copro la bocca con una mano.

Guardo il suo volto.

Vedo le lacrime

I suoi occhi socchiusi.

Riesco a malapena a vedere che sono rossi.

Tutto ciò mi distrugge.

Perché è ridotto così?

Accanto a lui Andreas, Simone e Michele.

Butto la borsa per terra e mi avvicino a lui inginocchiandomi.

"Vi lasciamo soli, portalo almeno in stanza" mi sussurra Andreas.

Li sento andare via, non mi giro nemmeno a guardarli perché sono concentrata su di lui.

Provo ad alzarlo per portarlo nella sua stanza; dopo tantissimo tentativi siamo in piedi.

È appoggiato con quasi tutto il peso del suo corpo sulla mia spalla ed io provo a trascinarlo verso la sua stanza.

"ti p-p-prego no." dice con una voce che sembra non essere sua e stringendomi la spalla.

Rifletto due secondi.

Decido di portarlo in camera mia.

Apro con fatica la porta e trovo solamente Giada.

Federica sarà con Lucas, il suo ragazzo.

"Mike ma che cazzo c'hai?" chiede Giada alzandosi dal letto e venendo verso di noi.

"No" dice Mike, che è ancora sulla mia spalla, e mi stringe ancora di più.

"Ho capito, dormo da Vittoria, buonanotte" mi saluta mandandomi un bacio.

Aiuto Mike ad appoggiarsi sul mio letto.

Non vorrei sporcare di sangue e sudore il letto di Federica o il letto di Giada.

Mi siedo accanto a lui, gli tolgo il cappello e gli sposto i capelli dalla faccia delicatamente.

Dio che bello che è.

Stiamo per due minuti in silenzio, ma tra i tanti pensieri ricordo che avevamo chiuso e che è stato un grandissimo stronzo.

Mi dispiace anche per Riccardo che ha organizzato quella cena per poi dovercene andare subito.

"Mi dici che cavolo ti salta in mente? Forse non hai capito come ti sei ridotto." dico alzando leggermente il tono della mia voce.

Prova a parlare e dopo tanti tentativi dove balbetta riesce a dire:"Ti prego, almeno per stasera non urlarmi contro. Ti chiedo solo di lasciarmi stare."

"Mike tu hai qualche problema serio, non me ne frega nulla di ciò che mi chiedi di fare tu. Non hai capito che stasera stavo passando una bellissima serata ma tu non so per quale ragione hai dovuto fare il coglione e farmi chiamare. Davvero non riesco più a reggerti e non sono nemmeno da una settimana qui dentro. Vaffanculo."

Rimane a fissarmi per qualche secondo, con un'espressione serissima, poi si gira dall'altro lato come se volesse dormire.

Sbuffo pensando che è davvero un caso perso questo ragazzo.

Vado in bagno per mettermi il pigiama e torno a dormire.

Sono le 3 di notte quando sento Mike chiamarmi con la voce rotta dal pianto.

Mi avvicino a lui nel buio e mi accovaccio di fianco al suo letto.

"Cosa cazzo hai ora?" chiedo sbuffando e mettendomi le mani nei capelli.

"Non voglio darti più fastidio da ora in poi, ma tu non sai per cosa mi sono conciato così stasera. Vuoi metterti vicino a me?"

Ma non so quanto possa essere pazzo per farmi una proposta del genere quando fino a ieri ci odiavamo come non ho odiato nessuno mai.

Decido di mettermi vicino a lui solo perché almeno mi lascerà in pace.

Spero solo che non faccia altre pazzie come quella di ieri sera.

Appena mi appoggio accanto a lui, si gira e prende le cuffie.

Lo vedo scegliere una canzone e passarmi una cuffia.

A thousand years.

Cosa cazzo mi sta a significare questa canzone?

Metto la cuffia, alzo lo sguardo e mi trovo testa e testa, occhi e occhi con lui.

Rimaniamo almeno 5 minuti così, anche se a me è sembrata un'infinità ma non riuscivo a distogliere lo sguardo, e lui abbasso lo sguardo e cade in un sonno profondo.

Stacco il cervello, perché tutti questi pensieri che mi circolano per la testa non mi fanno altro che male, e mi metto a dormire.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 17, 2017 ⏰

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