Capitolo Sei

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Con l'ennesimo ritardo di 8 anni, e le mie solite scuse, a voi il nuovo capitolo, dedicato a Tomlinformica che mi pressa 🤣 ma alla fine se l'ho finito è anche merito suo. Grazie gioia, e grazie a tutti voi,
Un abbraccio!

                                                                     Di ombre    
                                                                     e tenebre

    La notte era calata da un pezzo quando Edward si mise sulle spalle una cappa nera come l'oscurità che regnava al di fuori del castello. Si assicurò che il cappuccio gli coprisse i lunghi capelli e si allacciò una stola dello stesso colore al collo, facendo sì che gli celasse parte del viso. Così acconciato, abbandonò le sue stanze ed attraversò l'ampio cortile che circondava il torrione e lo separava dalla porta meridionale delle mura. Una volta lì, si scoprì nuovamente il volto e frugò sotto le vesti. Quando trovò ciò che cercava, consegnò un sacchetto ricolmo di monete al soldato posto di guardia.
"Tu non mi hai visto," gli disse con tono autoritario. L'uomo, da sotto la calotta dell'elmo che indossava, sogghignò.
"Visto cosa, Signore?"
Il cavaliere annuì soddisfatto ed attese che il ponte levatoio venisse calato e potesse finalmente scendere la collina fino al borgo sottostante. Raggiungere il villaggio a cavallo sarebbe stato certamente più veloce, ma avrebbe altresì destato più sospetto. Finalmente Lord Boyce aveva lasciato Arran, ed Edward poteva tornare a fuggire dal castello a suo piacimento.
   Camminò rapidamente nel buio, guidato soltanto dal pallore della luna e dalla propria memoria, lui che quella strada di fango e terriccio l'aveva percorsa già innumerevoli volte da quando si era stabilito nella rocca di Arran. Ciò che davvero lo disturbava più di ogni cosa, erano gli sguardi consapevoli e rassegnati di Josef. Sapeva l'avrebbe scoperto, malgrado le sue accortezze. Sapeva l'avrebbe silenziosamente rimproverato, sapeva l'avrebbe spedito in cima alla torre nord occidentale della fortezza, costringendolo a salire quella stretta ed infinta rampa di scale a chiocciola che sbucava nelle stanze di Maestro Alyster, sempre impregnate dell'odore di infusi e veleni. Lo sapeva, eppure era stato lui, il suo compassionevole consigliere a spingerlo verso il borgo ogni notte negli ultimi mesi. Era stato lui, con i suoi intrighi ed i suoi magheggi, a far sì che lo schiavo arrivasse in quelle lande desolate per il sollazzo del Lord suo padrone.
   Giunse sul retro dell'edificio, le strade del villaggio deserte e spazzate dal vento del nord. Batté tre volte il pugno sulla porticina di legno e quella si aprì poco dopo. Una ragazzina dai capelli rossi ed il viso punteggiato di lentiggini si inchinò al suo passaggio senza proferire parola, indicandogli i pochi scalini che lo separavano dal piano superiore, un basso solaio dove le travi di legno del tetto si intrecciavano ai filari di paglia. La stanza era angusta e spoglia, solo un giaciglio di piume e cenci di lana gettato a terra sotto una stretta finestra coperta da tende scure. Negli angoli i pomi d'ambra spargevano i loro aromi, mentre su un tavolino di legno bruciava lenta una lampada ad olio, unica tremolante fonte di luce.
   Hamza giaceva nudo sullo scomodo materasso, il volto rivolto al muro. Non si voltò quando il cavaliere varcò la soglia, né si scompose. Rimase sdraiato, un braccio piegato sotto la testa come guanciale e l'altro mollemente poggiato sul torace.
"Sono trascorse due settimane dall'ultima volta," disse in un mormorio dal forte accento straniero, "temevo non vi avrei più rivisto."
Edward sospirò, lasciando cadere a terra il mantello nero. "Lord Boyce e la sua pomposa compagnia se ne sono andati," disse senza aggiungere altro. Non si curò che quella lacunosa spiegazione potesse non essere compresa dal ragazzo che lo attendeva lascivo a pochi passi.
Hamza non si mosse ancora, ma ridacchiò tra sé.
"Qualcosa ti diverte?" Chiese il cavaliere, prendendo posto al suo fianco, incrociando le gambe. Il ragazzo continuò a fissare il muro di gelida pietra.
"Non trovate anche voi che sia strano? Vengo dalle Isole Libere, eppure sono uno schiavo," disse, la voce piatta, senza il minimo cenno di emozione.
"Ti ho già offerto la libertà, ma l'hai rifiutata," borbottò Edward, passandosi una mano sul volto, già stanco di quella pietosa conversazione.
"Le voci corrono veloci, mio Lord," gli fece eco il giovane dalla pelle color dell'ambra più pura, "non posso uscire da questa casa senza essere inseguito dai mormorii della gente. Se d'un tratto fossi un uomo libero..." lasciò la frase in sospeso, ma si mise a sedere. La luce della lampada brillava nei suoi occhi neri come la notte, mentre avvicinava il volto a quello del cavaliere.
"E poi," continuò in un sussurro caldo come il fuoco, come la sua pelle, "se dovessi andarmene chi vi intratterrebbe prima che possiate acquistare un altro schiavo?"
   Le dita di Edward si chiusero attorno al suo collo, affondando nella carne. Quello non smise di sogghignare. Il cavaliere lo baciò con ferocia, assaggiando il sapore metallico del sangue.

The Chronicles of Arran and Skye Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora