Capitolo Otto

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Dedicato a gylya2001  che è la dolcezza, e a @pavo99, perché mantengo le promesse e perché se lo merita ❤️

Di onore ed
altri segreti
                                                                  

   Tutto era foschia. William si guardava intorno, cercando qualcosa, qualcuno. Gli parve di riconoscere il cortile del castello, ed il mastio che incombeva su di lui, ma con quel fumo che galleggiava e lo circondava, non riusciva ad esserne sicuro. Credette di udire delle voci, che man mano procedeva a tentoni, sembravano avvicinarsi. Chiamavano il suo nome, prima in flebili sussurri, poi sempre più forte, così fragorose da costringerlo a tapparsi le orecchie. Si inginocchiò, perché le urla aumentavano e lo stordivano, ed il fumo gli bruciava gli occhi...
Un dolore straziante lo fece gridare a sua volta. Si voltò appena in tempo per vedere una lama lucente ed affilata calare su di lui e trafiggergli la schiena, mentre implorava pietà, ma nessuno pareva ascoltarlo. Gli strilli si tramutarono in risa sguaiate, ferali, ed il fumo che lo avviluppava si dileguò, lasciando il posto alle fiamme. Non c'era più traccia della spada che l'aveva colpito, ma le sua mani adesso erano bagnate di sangue. Provò a rialzarsi, riconoscendo finalmente le mura di cinta della rocca, e la porta meridionale che si affacciava sul villaggio. Tutto era fuoco, tutto bruciava. William chiamò Mastro Garrett, urlò il nome di Alanna, ma di nuovo non ottenne risposta. Gridò aiuto al suo Lord, e quello gli comparve proprio di fronte, un'espressione severa ed impassibile sul suo viso bianco.
"Mio Lord, vi prego, aiutatemi! Cosa sta succedendo?" Chiese disperato, arrancando fino a raggiungerlo, prostrandosi ai suoi piedi esausto. Il dolore anziché scemare, cresceva e sembrava divorarlo da dentro.
   Una mano gli sfiorò i capelli, delicata come un piuma, e gli spasimi che gli impedivano di tornare a camminare, parvero placarsi. Un delizioso profumo di fiori gli invase le narici, solleticandogli ogni senso. Allungò le dita, tentando di raggiungere quella pace, ma quando sollevò il capo, le sue mani erano incatenate. Due anelli di ferro gli stringevano i polsi tanto da tagliare la carne, e del Lord suo padrone non era rimasto che lo sfuocato ricordo. Davanti a lui ora troneggiava il primogenito di Lord Boyce, coi i suoi biondi capelli mossi dal vento ed il suo ghigno feroce sul volto.
   Delle braccia possenti lo afferrarono, trascinandolo all'indietro. Provò a dimenarsi, ma i soldati erano troppo forti.
"Tagliategli la testa," ordinò Tristen, senza muovere nemmeno le labbra.
"No vi prego, no! Non fatemi uccidere, non è colpa mia!" Implorò William, attingendo ad ogni briciolo di forza che gli era rimasta. Non servì, perché una guardia lo atterrò al suolo, schiacciandolo contro il terreno gelido, e tutto divenne nuovamente buio.

"Will, Will, apri gli occhi."
Una voce melodiosa, dolce e pastosa come melassa giunse alle sue orecchie ronzanti. Sorrise, desiderando udirla ancora. Si mosse appena, percependo una superficie soffice e calda sotto di sé. Finalmente dischiuse le palpebre, ma dovette richiuderle quando una luce bianchissima ed accecante lo colpì. Lasciò che i propri sensi si rilassassero all'ambiente che lo circondavano, e fu allora che lo sentì. Lo stesso meraviglioso aroma che credeva di aver soltanto sognato, tornò ad inebriarlo. Riaprì gli occhi e lo vide, nella stessa veste nera e dorata di quella mattina, i capelli legati dietro la nuca in una treccia disordinata e quella pelle d'alabastro.
"Ben svegliato," gli sorrise il Lord, seduto al fianco del grande letto nel quale William era sdraiato. Il ragazzo sorrise di rimando, senza nemmeno rendersene conto, prima di osservare ciò che lo circondava. Si trovavano in una stanzetta circolare, dove alcune candele bruciavano allegre su di uno scrittorio ricolmo di fogli di pergamena e libri di ogni forma e grandezza. Da una piccola feritoia dov'erano state aperte le tende, la luce del pomeriggio entrava prepotente, lattiginosa come il cielo sopra di loro.
"Dove siamo, mio Signore?" Chiese. Provò ad alzarsi poggiandosi sui gomiti, ma una fitta dolorosa alla schiena glielo impedì. Aveva la mente offuscata, malgrado i ricordi della notte appena trascorsa e di quel mattino di sangue, stessero tornando a riempirgli la testa.
"Questa è una delle stanze della torre occidentale. Maestro Alyster si occuperà di te," rispose il Lord, così elegante nelle sue vesti pregiate. Sedeva con le gambe accavallate ed i suoi occhi di giada parevano brillare di luce propria.
   William si mordicchiò le labbra, confuso. Un vortice di domande gli danzava sulla punta della lingua, ma qualcosa sembrava impedirgli di pronunciarle. Il cavaliere dovette comprendere il suo smarrimento, perché tornò a sorridere, indicando un calice posto accanto al letto dove William giaceva, immerso fra lenzuola di seta ed enormi guanciali.
"Il maestro ti ha anestetizzato, per questo sei ancora intontito," spiegò, alzandosi dallo scranno sul quale sedeva per prendere il bicchiere fra le mani. Lo porse al ragazzino in un gesto delicato e gentile. "Bevine ancora un sorso. Terrà il dolore lontano."
Will fece come gli disse, ma poco prima di poggiare le labbra all'orlo del calice, aggrottò le sopracciglia.
"Terrà lontano anche i brutti sogni, Signore?"
Edward sospirò, scuotendo il capo.
"Temo di no, giovane Will. Ma non pensarci. La nuova alba giungerà in fretta, e si porterà via i tuoi incubi."
Bevve, ingoiando a fatica quel liquido amaro, e tornò ad appoggiare la testa sul morbido cuscino. Un prurito fastidioso gli solleticava la schiena, ma ben presto, anche quello svanì, nuovamente inghiottito dal fumo. Gli parve di sentire ancora una mano calda sfiorargli la testa, ed un fresco e zuccherino profumo di fiori.

The Chronicles of Arran and Skye Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora