Ogni vostro commento è più che gradito :) capisco che siamo solo all'inizio, e non è praticamente ancora successo niente 😂 però ecco, ogni opinione o suggerimento fanno sempre riflettere (e piacere).
Grazie di tutto, davvero. Vi abbraccio,
MBDi verità e
leggendeUn fascio bianco si accese sulla linea dell'orizzonte, segno che l'alba era ormai alle porte. Edward si asciugò la fronte madida sulla manica della camicia di lino. L'aria del primissimo mattino era frizzante, ma il cavaliere non si era risparmiato, ed ora respirava affannato poggiato alla recinzione di legno che delimitava il cerchio d'addestramento. Non ricordava l'ultima volta che aveva tirato di spada, e la fatica che gli intorpidiva le membra ne era impietosa testimone. Ben prima della sua partenza per Arran, di certo. Sorrise amaramente mentre osservava il filo tagliente della sua lama, brillante nei raggi del primo sole. Distese il braccio di fronte a sé, in posizione d'attacco, poi lo abbassò nuovamente, sospirando. Fece un inchino all'aria e rinfoderò la spada, incurvando le spalle. Con un balzo scavalcò la recinzione e salutò il mastro d'armi, accorso non appena l'avevano avvisato che il Lord richiedeva la sua presenza. Riprese la lama ed il fodero con un inchino, prima di sparire dietro il castello, mentre il cavaliere si attardava nel cortile. Si voltò appena verso i giardini fioriti che coloravano l'aia di fronte alla porta settentrionale, osservando le ombre che le querce proiettavano sul terreno. Ne vide un'altra, ma non osò avvicinarsi, né trattenersi oltre. Con un sorriso sghembo, si incamminò rapido verso il mastio, lasciando dietro di sé il nascere del giorno e quel cielo terso che presto avrebbe avuto lo stesso colore degli occhi che lo osservavano.
William sbucò da dietro il tronco dell'albero più grande ed antico del giardino, sospirando mentre si mordicchiava il labbro inferiore. Aveva sentito una strana sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco mentre guardava il suo Lord fendere l'aria con la sua spada. Aveva osservato i suoi movimenti sinuosi ed eleganti, l'aveva studiato mentre sembrava danzare con la lama fra le mani, i suoi lunghi capelli color del mogano che si muovevano con lui, le gocce di sudore che lente gli imperlavano il viso candido nella luce bianca dell'alba. William aveva avvertito un brivido attraversargli la schiena, una sorta di solletico alla parte bassa dell'addome, uno sfarfallio che non riusciva in alcun modo a spiegarsi.
Dopo l'incidente di qualche giorno prima, quando il Lord l'aveva cacciato dalla sue stanze senza degnarlo di uno sguardo, William aveva pianto. Gli uomini non dovevano piangere; quelle parole tuonavano nella sua mente come moniti, eppure non era stato in grado di impedire alle lacrime di bagnargli il viso. Anche quello non era riuscito a spiegarselo, ma vedere l'espressione irata del suo Signore gli aveva fatto più male di quanto fosse pronto ad ammettere. Da quel momento, l'aveva guardato da lontano. Dal cortile, la testa puntata verso l'alto dove lo intravedeva sulla balconata del torrione; dalle cucine, mentre lo osservava discutere con la servitù. Dai merli delle mura, quando lui e Lord Boyce avevano lasciato la rocca insieme ai cani da caccia e avevano passato la notte nei boschi. Quella mattina invece l'aveva sorpreso sul campo d'addestramento, e mentre avrebbe dovuto sbrigare la lista di faccende che Alanna gli aveva ripetuto fino allo sfinimento, il corpo e le movenze del Lord l'avevano rapito.
Nella sua giovane vita, di cose belle William non ne aveva viste molte. Si chiese in quel momento se anche gli altri abitanti del castello si fossero accorti della magnificenza che era giunta dalla capitale.La mattinata trascorse come le altre, correndo fra le stalle per la pulizia e la ferratura dei cavalli, e le cucine, dove decine di servi si accalcavano per placare la fame e la sete della numerosa compagnia giunta da Dunmouth insieme a Lord Boyce. Alanna aveva istruzioni per ognuno, ed urla soprattutto per William, colpevole di essersi trattenuto chissà dove disobbedendo ai suoi imperiosi ordini. Lo punì spedendolo al borgo, dove il mercato animava la piccola piazza circolare sorta al centro del villaggio. Erano anni che fingeva con successo di temere quel castigo, quando invece lasciare il castello era una delle cose migliori che potessero capitargli. Era lì che udiva storie di viandanti e viaggiatori, sentiva il profumo dei vitigni e per sola mezza moneta, donna Freda, la locandiera, gli offriva un'intera pinta di birra chiara.
Fu così che si ritrovò a gironzolare per la piazza, ascoltando il vocio della gente che si accalcava attorno ai banchetti ricolmi di cibo e cianfrusaglie di ogni genere. Alanna gli aveva personalmente raccomandato di comprare frutta e verdura e tornarsene poi dritto e filato al castello. William decise nuovamente di ignorarla, e di accomodarsi accanto alla piccola fontana circolare che sorgeva nel centro del mercato, godendosi il tepore dei raggi del sole che gli scaldavano il viso. Passò in rassegna la folla distrattamente, facendo cenni a tutti quelli che aveva conosciuto in quegli anni, da quando, poco più che un infante, sua madre l'aveva spedito a lavorare presso gli artigiani della fortezza. Solo dopo uno sguardo più accorto notò un viso insolito, di quelli che si vedevano di rado nelle lande sperdute di Arran e delle brughiere. Un ragazzo della sua età circa, la pelle ambrata e i capelli corvini, se ne stava appollaiato con la schiena curva sul selciato a pochi passi da lui, mordicchiando svogliato un tozzo di pane raffermo. Aveva gli occhi neri, che parevano di velluto nella luce chiarissima del mattino, lunghe ciglia dello stesso colore ed innumerevoli bracciali variopinti attorno alle braccia nude.
Sua madre glielo diceva spesso, sei come un gatto, Will, sempre troppo curioso, sempre pronto a ficcare il naso in affari che non ti riguardano. Una lezione che non aveva mai imparato, perché si alzò e si piantò di fronte allo sconosciuto, sorridendogli giocoso.
"Sei nuovo di qui!" Esclamò puntandogli il dito contro e spalancando gli occhioni celesti.
Il ragazzo sollevò il capo, una mano sulla fronte per riparare gli occhi dal sole ormai alto nel cielo. Ricambiò lo sguardo di William solamente per pochi istanti, prima di ritornare ad ignorarlo e sbocconcellare il suo pane stantio.
"Ehi, dico a te! Non essere scortese," lo intimò. Si accovacciò ad un passo, studiandolo come un animaletto raro. "Io sono William, lavoro su al castello," disse ancora, offrendogli un altro sorriso tutto denti.
Il ragazzo moro si accigliò, a metà fra l'annoiato ed il divertito.
"Hamza," rispose poi, allungando la mano.
William aggrottò le sopracciglia. "Come?"
"Hamza, il mio nome," ripeté lo straniero, ridacchiando.
"Oh," William gli strinse la mano, "da dove vieni? Mia madre diceva che quelli come te vengono da molto lontano."
Hamza ridacchiò più forte, nascondendo le labbra dietro l'avambraccio. Questa volta non rispose, ma continuò ad osservare l'espressione curiosa, buffa quasi, del ragazzo che gli stava di fronte.
Trascorsero alcuni secondi in silenzio prima che William gli si avvicinasse ancora, e gli sussurrasse all'orecchio, "ti dò una dritta, forestiero. Non dovresti stare qui," ed indicò l'edificio di pietra e mattoni rossi che sorgeva a pochi metri da loro. "Questo non è un posto raccomandabile."
Hamza corrugò la fronte, fingendosi sorpreso. "E perché mai?"
William parve troppo ingenuo o troppo sciocco per comprendere il dileggio delle sue parole.
"Non lo sai cos'è quello?" La voce di Will si fece un sussurro, le sue gote arrossate. "Lì è dove vanno gli uomini..." si mordicchiò le labbra, abbassando gli occhi al terreno, "dove pagano le donne, capisci?"
Sul volto di Hamza comparve un altro sorriso avveduto.
"Grazie dell'informazione, William. Lo terrò a mente," e con quello si congedò, sgranchendosi le gambe tornite. Sparì proprio dietro il postribolo, lasciando William a chiedersi se l'eco di quella risata fosse la sua.
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The Chronicles of Arran and Skye
FantasíaLouis ha perso la testa per il ragazzo più popolare della scuola. Louis è disperatamente innamorato di un ragazzo che nemmeno sa della sua esistenza. Per fuggire dalla sua pietosa realtà, Louis scrive storie e in questa, Harry, l'irraggiungibile amo...