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Andrea

L'ultima volta che li vidi era una calda e afosa giornata estiva che faceva baluginare l'asfalto.
<<Ricordati di telefonare quando arrivi e non ti scordare di noi!>> le parole preoccupate di mamma echeggiano rumorose nella mia mente. Il lungo vestito colorato, ricamato con rosse rose le ricadeva perfettamente sull'esile corpo.
Ricordo la sua pelle abbronzata ed i corti capelli neri che le circondavano il triste viso. La luce d'agosto inondava il nostro soggiorno penetrando le lunghe tende bianche, facendosi strada oltre il divano in pelle ed il basso mobile colmo di riviste e fogli di giornale.
<<Non potrei mai scordarmi di voi>> risposi, scoccando un fragoroso bacio sulla sua rosea guancia.
Mio padre era lì, poggiato allo stipite della porta di cucina che mi osservava con sguardo di disapprovazione. I nostri occhi si incrociarono. Dopo avermi rivolto un lungo sospiro colmo di delusione si voltò, salì le scale e scomparve nel buio del piano superiore.
I ricordi svaniscono veloci, come risucchiati da un vortice.
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Il giorno dell'omicidio

<<Centrale di polizia, mi dica.>>
<<Mi chiamo Samantha Onorati, abito in Via Arenzano. Ho sentito due spari nella casa accanto, credo sia appena avvenuto un omicidio.>>
<<Sa descrivere che cos'è successo?>>
<<Non ne sono sicura, ma penso che la figlia abbia appena ucciso entrambi i genitori... La loro porta di casa è socchiusa, aspetti aspetti..ora guardo meglio.>>
<<Signora, venga via da lì!>>
<<Vi prego fate presto, correte per favore!>>
<<Si calmi e si allontani dalla casa. Mando subito una pattuglia, signora.>>

Quel giorno mia sorella fu accusata di un omicidio che affermava insistente di non aver commesso.

PORTAMI VIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora