4

87 24 17
                                    

Diana

Le lezioni si susseguono, regalandoci solamente qualche minuto di pausa.
Il parziale esame di spagnolo mi costringe a rimanere attenta senza distrarmi - come mio solito - in inutili chiacchiere tra vicini di banco.
O almeno così credevo.
<<Guarda, guarda!>> la nerboruta spalla di Mike spinge ripetutamente contro il mio braccio, costringendomi ad alzare lo sguardo e a poggiarlo sul telefono nascosto tra le sue gambe.
<<Mi ha detto di sì!>> continua sussurrando mentre la bocca gli si apre in un largo sorriso, mostrando i bianchi denti perfettamente allineati.
Un forte riso si leva dalla mia bocca: una ragazza occhialuta, due file più avanti, si volta verso di me lanciandomi uno sguardo severo.
La ignoro e torno a guardare il ragazzo alla mia destra, la cui felicità riesce quasi a contagiarmi.
<<Era anche l'ora, le stai dietro da un anno!>> rispondo divertita al suo orecchio, mentre il professore continua la sua lunga spiegazione.
Mike si volta verso di me in un espressione corrucciata.
<<Ora non esageriamo. Massimo dieci mesi>> il sorriso si affievolisce mentre torna a guardare il telefono, passandosi una mano tra i neri e corti capelli, come in una pubblicità per lo shampoo. 
La porta in legno dell'aula si apre di colpo, sbattendo contro il muro vicino: due ragazze entrano a passo svelto, scusandosi per l'abbondante ritardo, accompagnate dallo sguardo contrariato del professore.
Torno a seguire la lezione, quando Mike si batte una mano sulla fronte  alzando lo sguardo al soffitto.
<<Cazzo, mio cugino! Me ne ero totalmente dimenticato>> si alza velocemente, raccoglie tutto ciò che è suo e mi saluta con un frettoloso bacio sulla guancia.
<<Poi passami gli appunti>>. Scende gli scalini sotto gli sguardi curiosi e sparisce dietro la porta di legno.
Non sapevo che Mike avesse un cugino.

La sensazione di essere osservata incombe su di me: volto lo sguardo intorno, fino a quando non vedo Nicholas tre file dietro.
La sua mandibola è serrata, i piccoli occhi verdi mi osservano mentre la mano fasciata riposa addormentata sul banco davanti a lui. La caduta provocata dall'intervento di Mike, due giorni fa, gli aveva causato una tremenda frattura.
Mi volto, ignorandolo.
Improvvisamente un forte dolore mi colpisce il braccio sinistro: alzo la manica della maglia fin sopra la spalla ed un esteso ematoma verdognolo compare davanti ai miei occhi. Cerco di controllare la mia irrequietudine. Mi guardo attorno per essere certa che nessuno abbia assistito quando un messaggio compare sul mio cellulare, distraendomi: "Ho dimenticato il libro di spagnolo sotto il banco, potresti portarmelo?."

Terminata la lunga lezione, mi dirigo a passo svelto verso casa di Mike: una piccola abitazione presa in affitto grazie ai soldi che riesce a guadagnarsi lavorando nel ristorante del padre.
Ho sempre ammirato la sua capacità nel conciliare lo studio ed il lavoro. Io non ne sarei in grado.
Lo stomaco comincia a brontolare, affamato, mentre una debole pioggia inizia a bagnare l'asfalto consumato.
Arrivata davanti alla porta di casa le gocce si sono fatte insistenti ed uno strato di nuvolaglia incombe bieco sopra Firenze.
Suono più volte il campanello.
Dopo pochi istanti un ragazzo, a me sconosciuto, apre il portone: un ciuffo di capelli castani gli ricade sulla fronte - quasi a nascondergli un occhio - la corta barba gli contorna il viso ed un cerchietto nero, uguale a quello che porta Mike, decora il suo orecchio sinistro.
Mi osserva qualche secondo, poi domanda: <<Posso fare qualcosa per te?.>>
Alzo lo sguardo verso i suoi occhi neri.
<<Mike si è dimenticato il libro in università. Mi ha chiesto di passare>> gli porgo il manuale, che il ragazzo afferra di rimando.
Faccio per andarmene, presa dall'imbarazzo, quando la sua voce mi costringe a fermarmi.
<<Piacere, Andrea. Sono il cugino di Michele.>> mi spiega porgendomi una mano, che stringo fortemente.
<< Diana, piacere mio.>> rispondo, mentre un forte temporale si scatena sopra di me.
Gli occhi del ragazzo si posano prima sulle mie scarpe bagnate, poi la pioggia cadente alle mie spalle attira la sua attenzione.
<<Vuoi rimanere a pranzo con noi? Mike dovrebbe tornare a breve>>
mi domanda spostandosi dalla porta e lasciandomi libero il passaggio.
<<Così magari ne approfitti per asciugarti un po'>> continua sorridendo debolmente.
L'imbarazzo cresce ancora di più.
Sento i suoi occhi puntati su di me mentre mi passo una mano tra i capelli bagnati, cercando di dare loro un senso.
<<Bhe, magari mi asciugo un po'. Ti ringrazio.>>
Entro dentro la piccola abitazione: un acuto profumo di lavanda si disperde intorno impregnando i miei vestiti. Quadri di ogni genere appesi alle bianche pareti colorano la casa, un piccolo tavolo di legno alla mia destra - sormontato da cestini carichi di frutta - definisce la cucina ed un moderno lampadario rosso scende giù dal soffitto.
Esploro la casa, senza curarmi del consenso del cugino alle mie spalle, che in quel momento mi osserva seduto sul divano in pelle.
<<Se hai bisogno del bagno è infondo al corridoio>> mi spiega mentre addenta una patatina.
Poggio lo zaino in cucina e seguo le indicazioni di Andrea.
Inizio ad asciugare i bagnati vestiti: ho preso così tanta acqua che la maglietta fa fatica a distaccarsi dalla mia fredda pelle.
Dopo averli riscaldati e indossati, apro il rubinetto ma un forte getto di acqua fredda mi colpisce il viso bagnandomi nuovamente.
"Merda", esclamo.
Sento Andrea correre lungo il corridoio. Apre la porta del bagno di colpo.
<<Il lavandino è rotto, attenta!>> mi osserva con occhi sgranati ridendo.
<<Ottimo tempismo>> rispondo fulminandolo con lo sguardo. Un piccolo sorriso si viene a creare sul mio volto, fin quando non scoppiamo entrambi in una fragorosa risata.
<<Riuscirò mai a vederti con dei vestiti asciutti addosso?>> chiede ironicamente, sistemandosi con una mano l'orecchino.
Osservo il suo viso pulito, i suoi delicati lineamenti, i capelli che gli cadono perfettamente sul viso. L'imbarazzo che mi prima mi accompagnava adesso è scomparso.
La mano di Andrea si protende verso di me aiutandomi a oltrepassare la grande pozza d'acqua ai miei piedi.
Insieme ci avviamo nella stanza di Mike, dove il cugino - dopo aver aperto vari cassetti - prende una lunga maglia che mi lancia frettolosamente.
<<È un po' grande, ma sempre meglio di quella roba bagnata>> afferma indicando la mia rossa maglietta.
<<Grazie, ti devo un favore>> rispondo mentre osservo la camera di Mike. Una fotografia poggiata su un basso mobile attira la mia attenzione: un bambino e una bambina siedono in collo ad una bellissima coppia di sposi.
<<Era la mia famiglia>> la voce di Andrea risuona alle mie spalle, mentre avverto il suo respiro sul mio collo.
Allunga una mano verso la fotografia, stringendola a sé e allontanandosi lentamente.
Mi volto verso di lui: i suoi occhi trapelano tristezza e malinconia, gli angoli della bocca sono inarcati verso il basso. Restiamo a guardarci qualche secondo, i miei occhi nei suoi, ma la sua mente è altrove, immersa in chissà quale ricordo.
<<Che cosa gli è successo?>> riesco a domandare con un filo di voce.
Mi avvicino lentamente.
Improvvisamente la porta d'ingresso si apre e la voce di Mike si disperde in tutta l'abitazione.

PORTAMI VIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora