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Andrea

<<Che cosa sappiamo di lui?>> domanda Mike mentre mi cammina a fianco in uno stretto vicolo di Firenze.
Le case si ergono alte intorno a noi: l'intonaco bianco ha assunto una colorazione giallognola, le persiane sono serrate a causa del precedente maltempo, mentre una colorata farfalla si poggia sul sellino di una vecchia bicicletta poggiata al muro delle abitazioni.
Prendo la foto da dentro la tasca dei pantaloni e la mostro a mio cugino.
<<Solamente questo.>>
Michele l'afferra osservandola per qualche secondo, poi storce la bocca.
<<In questi cinque mesi di permanenza in questa città posso dirti di non averlo mai visto. Dovremmo chiedere in giro>> afferma tirando un largo sospiro e porgendomi la foto.
<<No, non voglio che si sparga la voce. Nessuna voce. Non sono ancora sicuro che sia lui il vero colpevole, sono solo supposizioni>> mi passo una mano sulla fronte come per cercare di schiarirmi le idee.
<<Ho bisogno di sedermi>> dichiaro accompagnato da un senso di spossatezza.
È una situazione davvero assurda e straziante. Come posso riuscire a trovare un perfetto sconosciuto in questa grande città?
Decidiamo di sederci all'interno di un bar del centro dopo aver comperato solamente due bottigliette d'acqua fresca.
<<Sai, l'ultima volta che vidi gli zii era il periodo in cui tu abitavi a Tenerife. Mancavi molto a tutta la famiglia, compresa Eva>> dichiara Michele guardandosi attorno.
<<Ma c'era qualcosa di diverso, non so spiegarti che cosa... La zia era strana.>> Stavolta mi fissa negli occhi, tamburellando con le dita sul tavolo di legno davanti a noi.
<<Che cosa intendi con "strana"?>> chiedo porgendomi in avanti per ascoltare meglio la bassa voce di mio cugino, sovrastata dal rumore del locale.
Le sue dita si fermano, poggiandosi distese.
<<Aveva un'espressione diversa; di solito quando ci incontravamo non faceva altro che riempirmi di abbracciarmi e baci. Quell'ultima volta a malapena mi guardava. Doveva essere successo qualcosa.>>
Se fossi rimasto con loro, senza mettermi in testa di girovagare per il mondo, sicuramente avrei potuto proteggerli. O forse no?
Il senso di colpa si fa strada in me.
<<Mi dispiace Andrea, non volevo...>>
<<Stai tranquillo, non importa>> lo interrompo.
<<Voglio solo trovare quest'uomo e rendere libera mia sorella>> mi poggio allo schienale della sedia.
<<Se davvero Eva non c'entra niente con questa storia>> conclude il discorso mio cugino, alzando un sopracciglio.
Il silenzio si intromette tra di noi.
Poi Mike prosegue: <<Senti, stasera ho un compleanno. Ti va di venire con me?.>>
La solitudine che mi opprime in questi giorni mi avrebbe spinto ad accettare qualsiasi proposta pur di non rimanere isolato in casa di Mike accompagnato solamente dai miei tristi pensieri.

Tre ore dopo arriviamo al locale, un ambiente carino che da sulla strada. <<Ristorante e discoteca>> così dice Mike.
Appena entrati una musica leggera invade l'ambiente, mentre un cameriere vestito di tutto punto ci scorta al tavolo della festeggiata.
Una ragazza dai lunghi capelli neri e dagli occhi castani si fa strada verso di noi salutando mio cugino con un gesto della mano e un sorriso smagliante.
<<Sei arrivato finalmente>> poi si volta verso di me stringendo gli occhi come per mettermi a fuoco.
<<Lui è Andrea, mio cugino. Spero non ti dispiaccia, ma è appena arrivato a farmi visita e non volevo lasciarlo da solo>> interviene Michele.
<<Assolutamente no, i cugini di Mike sono anche i miei cugini>> risponde ridendo mentre si sistema il vestito.
Poi prende il regalo senza degnarci di uno sguardo, alza i tacchi e se ne va.
<<Un grazie sarebbe bastato>> sussurro all'aria mentre mio cugino si accomoda insieme agli altri invitati.
Mi guardo intorno: tavoli riempiono l'ambiente circondando il lungo bancone di cocktail dove il barista annoiato sta masticando un chewing-gum come un cammello. Lampadari moderni e colorati scendono giù dal basso soffitto illuminando il grande locale. Una scala a chiocciola ci collega al piano superiore dove, con tutte le probabilità, si svolgerà la tanto attesa discoteca - ma non di certo per me.
Improvvisamente la vedo, circondata da un gruppetto di ragazze: indossa un luogo abito rosso che le mette in risalto le curve, evidenziando maggiormente la sua figura slanciata. I  capelli sono lasciati liberi lungo la schiena scoperta e un leggero trucco le contorna gli occhi curiosi che attraversano tutto il locale, come se carcasse qualcuno. Forse il suo ragazzo. O forse no.
Continuo ad ammirarla da lontano, fin quando il suo sguardo si poggia su di me. Restiamo occhi negli occhi per qualche abbondante secondo, quando improvvisamente Mike mi chiama distraendomi. Mi siedo al tavolo accanto a lui mentre gli occhi della ragazza continuano a seguirmi indiscreti.

La serata trascorre velocemente e in maniera piacevole, fin quando non si fa mezzanotte e tutti gli invitati decidono di raggiungere il piano superiore per darsi alla pazza gioia.
<<Tu non vieni?>> mi chiede Giulia, la festeggiata.
<<Magari vi raggiungo dopo>> fingo un sorriso. La ragazza alza le spalle girandosi per raggiungere gli altri.
Decido di uscire dal locale per accendere una sigaretta. La notte mi circonda mentre la falce di luna mi osserva, ricordandomi un sorriso storto.
Penso a mia sorella e al calvario che sta passando in questo momento: avrei dovuto rimanere vicino a lei e alla mia famiglia. Come ho potuto essere così sconsiderato? Forse le cose adesso sarebbero diverse e Eva non sarebbe rinchiusa in un penitenziario, lontana da me.

Improvvisamente una voce si leva alle mie spalle, distogliendomi dai ricordi.
<<Non lo sai che fumare fa male?>>
Una lunga chioma rossa e un largo sorriso si stagliano davanti ai miei occhi.
<<Diana!>> esordisco sorpreso.
I battiti del mio cuore iniziano ad accelerare.
"Calmati coglione" intima una voce nella mia testa.
Decido di ricompormi e mascherare la mia felicità.
<<Ormai è diventato un vizio ed è difficile smettere>> chiarisco sedendomi su un basso muretto dietro di me.
<<Difficile, ma non impossibile>> pronuncia Diana stringendo un cocktail tra le mani, con lo sguardo rivolto verso il cielo.
<<E tu non lo sai che anche bere fa male? Soprattutto alla tua età>> rispondo ironicamente portando la sigaretta alla bocca.
Diana si volta sorridendomi.
<<Come fai a sapere quanti anni ho?>> si siede accanto a me, stringendosi nel lungo cappotto.
La sua vicinanza mi causa agitazione.
Il suo dolce profumo si disperde intorno a noi, fino a farmi girare la testa.
<<Mike parla molto di te>> al suono di quelle parole Diana si irrigidisce, alzandosi nuovamente.
Delle fragorose risate si levano da un gruppetto di amici vicino a noi, così decido di avvicinarmi a lei.
<<Ho detto qualcosa di sbagliato?>> domando preoccupato alle sue spalle.
Le sue mani sono poggiate sulla staccionata davanti a noi. Decido di affiancarla e insieme restiamo ad osservare in silenzio la sconfinata oscurità illuminata solamente dalla fioca luce dei lampioni.
<<Pensavo gli fosse passata>> sussurra guardando sempre davanti a sé. Mi porto la sigaretta alla bocca e dopo aver aspirato piego la testa di lato in segno di perplessità.
<<Passata che cosa?>>
<<La cotta nei miei confronti>> risponde velocemente Diana poggiando lo sguardo su di me.
<<Ci conosciamo solamente da qualche mese, non appena è iniziata l'università abbiamo legato subito. Ma la sua amicizia si è trasformata successivamente in qualcos'altro..>> conclude la rossa.
Mio cugino è sempre stato un grande amante delle donne ed era prevedibile che il suo interesse ricadesse anche sulla ragazza al mio fianco.
<<Per favore però, non dirgli che te ne ho parlato>> mi chiede quasi supplichevole.
<<Stai tranquilla, rubacuori>> pronuncio lanciandole un'occhiata fugace prima di buttare via la sigaretta ormai esaurita.
Diana mi colpisce un braccio arrabbiata.
<<Non è colpa mia se tuo cugino non è il mio tipo ideale>> socchiude gli occhi e alza il mento verso l'alto portando le mani sui fianchi.
Un motorino sfreccia davanti a noi portandosi dietro una nuvola di polvere e terra.
<<E quale sarebbe il tuo tipo?>> le domando voltandomi verso di lei.
Diana apre la bocca, intenta a pronunciare qualcosa, poi la richiude portandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio. Le sue guance prendono colore mentre i suoi occhi mi osservano intensi.
Il gruppetto di amici si è dileguato: il silenzio regna intorno a noi.
Improvvisamente la porta del locale si apre.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 19, 2017 ⏰

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