Tyler stava giocherellando con il lembo del suo vestito, canticchiando piano una canzone che lui stesso aveva scritto mentre scriveva le lettere a Josh.
You're the judge...Oh no. Set me free.
Il suo dottore era in ritardo, ovviamente, e Tyler sapeva che la sua storia non sarebbe rimasta viva nella sua mente ancora per molto. Le quattro mura che lo circondavano lo stavano facendo sentire un po' più pazzo del solito. Tutto sembrava così ordinario. Le foto della famiglia del dottor Hale appese sui muri, sembravano tutti così felici in ogni foto. Come se a loro piacesse veramente stare tutti insieme. Troppa felicità per una famiglia sola. Tyler si chiese se fosse possibile.
Il dottor Hale entrò di corsa nella stanza, lottando con il bottone della sua giacca per aprirla del tutto. "Scusa, Tyler. E' il mio giorno libero e non avevo proprio programmato di venire qui. Qual è il problema?"
"Sono pronto a raccontare la mia storia. Sembrate tutti così interessati al mio passato."
Il dottor Hale si affrettò a trovare la cartella di Tyler e il suo bloc-notes. "Vai avanti. Ti ascolto." Disse e accese il suo registratore.
"La mia famiglia non era per niente come la tua. Decisamente non eravamo felici, e non cercavamo di nascondere il nostro odio reciproco dietro a grossi sorrisi. C'erano notti in cui mi mettevo a letto con il suono dei litigi. Mia madre gridava, e mio padre la picchiava per farla stare zitta ma le grida diventavano solo più forti.
Ricordo ogni dettaglio della prima volta in cui lui aveva posato le sue mani su di lei. Le sue mani la colpirono e lei cadde a causa della loro forza. Il primo schiaffo, vent'anni fa, fu il peggiore. L'eco dello schiaffò rimbalzò su tutti i muri. Non era ubriaco ogni volta che la picchiava. Penso che semplicemente si divertisse nel sentirci piangere.
Mi dicevo sempre che quando mamma se ne sarebbe andata via io me ne sarei andato con lei. Stavamo programmando tutto. Poi un giorno lasciò perdere il suo piano. Non parlò più di andar via. Cominciò a lodare mio padre. Divenne la perfetta schiava che lui voleva, era come se volesse essere colpita. Onestamente non lo capivo, neanche adesso lo faccio. Naturalmente mio padre si stancò di lei. Che divertimento c'era se lei non urlava più? Non era più eccitante.
Lui doveva cambiare. Doveva trovare un altro modo per raggiungere quell'eccitazione che bramava disperatamente. Io ero l'unico rimasto. L'unico ad avere ancora paura. Si approfittò di me. Usando la mia paura, le mie urla e il mio sangue per sfamare i suoi disgustosi desideri. Cercavo di difendermi, ma sembrava che a lui piacesse di più. Finché un giorno mia madre parlò.
A lui non piacque molto. Lei si offrì di prendere il mio posto. Dio, che donna stupida che era. Così lui la prese e ci portò entrambi nel bagno. Le luci gialle facevano accendi e spegni. Perché non cambiava le lampadine?
Ci mise giù. Legò le mani di mia madre al lavandino, e mi disse dov'erano le forbici. Quelle forbici verde opaco. Non posso dirti cosa ho fatto con esse. Cosa lui mi fece farle. E' un segreto. Comunque, mi era piaciuto. Mi erano piaciute le sue urla e il sangue che le macchiava le guance già sporche di lacrime. Capii il piacere che mio padre provava. Mi sentii così bene."
Tyler fece un gran sorriso, ridacchiando come se fosse divertente. Il dottor Hale guardò le sue note, scuotendo la testa. "C'è qualcosa che non va. Chi è Josh, allora?"
"Oh, che scemo. Josh era il mio ragazzo. Ovviamente. Lui mi aveva chiesto di renderlo libero, di farlo tornare a vivere. Dio, dottor Hale, sei così scemo certe volte. Sono felice di ciò che ho fatto a Josh. Mi sono sentito così bene. Mi sono sentito potente."
Tyler ghignò, prima di balzare verso il dottor Hale. Le sue pallide mani si fecero strada verso la gola del dottor Hale. "Io posso renderti libero."
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Letters to the Dead.//Joshler.
Fanfiction"Caro Josh, non è stato un incidente. Mi dispiace." //La storia non è mia, io mi limito solo a tradurla. Tutti i crediti vanno alla meravigliosa @simpIeplan.//