La voce

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Dopo aver fatto visita alla signora Dughensmitt tornai a casa per studiare.
Verso le due e mezza Julihana tornò a casa da scuola, mi spiegò gli argomenti nuovi di trigonometria svolti quella mattina e insieme mangiammo un po' di pollo arrosto con patate. Quando lei mi chiese il perché non ero andata a scuola le raccontai dello spettro e di cosa mi disse la signora Dughensmitt.
Julihana sembrava quasi non crederci, infatti non disse una parola e uscì dalla stanza.
Erano appena le due del pomeriggio, il sole era alto, neanche una nuvola in cielo e dalla finestra si sentivano gli uccelli cinguettare felici, una giornata perfetta in poche parole... in realtà non lo era.
Mentre stavo per uscire anch'io per farmi un giro al parco un dolore lancinante alla testa mi colpì, poi una voce, una voce acuta, sofferente, una voce femminile che risuanava nella mia mente come un ritornello, e ripeteva, ripeteva sempre la stessa frase:"la parte mancante c'è, è altrove". Il capo mi pulsava, tremavo, ero paralizzata, come se una forza invisibile mi tenesse stretta tra due morse e continuasse a stringere sempre di più. Il dolore si fece sempre più forte e la voce continuava a tormentarmi. Mi accasciai sul pavimento, sotto le mie mani nude uno strato freddo e umido di pietra sopportava i miei gemiti finché non cedetti e svenni.

Rinvenni.
La stanza non era più la mia: aveva le pareti di un bianco candido ed era vuota, non capivo dove fossi. Avvertii una presenza ma non riuscivo a girar la testa e non vidi chi fosse. Provai a parlare, ma niente da fare, riuscivo soltanto a scrutare qualche ombra nelle pareti che si muovevano avanti e indietro senza mai fermarsi. In quegli attimi di immobilità non potei far altro che pensare a quelle parole. Non capivo cosa fosse successo, ero confusa e volevo solamente riprendere la parola per chiedere a qualcuno cosa mi stesse accadendo.
Dopo quasi tre ore acquistai di nuovo l'udito, anche se ci vollero vari minuti perché esso funzionasse come prima. Riconobbi immediatamente una voce, quella della signora Dughensmitt che chiedeva a un uomo delle mie condizioni. Aveva una voce roca e grave che quasi non si riusciva a comprendere, bisbiglió qualcosa che non riuscii a capire e poi aggiunse: - non sappiamo se riuscirà a riprendere l'uso delle ali...- in quel momento avrei voluto urlare, distruggere ogni cosa intorno a me, ma potevo soltanto soffrire in quel silenzio tombale. Tutto quello che mi era rimasto erano loro e forse le avrei perse. Non so come farei senza le mie ali, sarei persa, mi sentirei nuda, senza un motivo per andare avanti... la sola cosa che mi ha fatto proseguire sono state loro, sono la mia vita e qualcuno me le stava facendo perdere. In quel momento promisi a me stessa che avrei fatto di tutto per riacquistare l'uso delle mie ali.
Finalmente il giorno dopo mi era tornata la voce, riuscivo a malapena bisbigliare ma era sempre meglio di niente. Iniziai a chiamare più forte che potevo ma nessuno arrivò, beh di certo nessuno mi avrebbe sentito se avrei continuato a parlare a bassa voce. Dovevo fare qualcosa per attirare l'attenzione, ma l'unica cosa che c'era in quella stanza era una lampada di porcellana verde poggiata su un comó di legno di betulla. Ero paralizzata dal collo in giù e non potevo fare nulla. Se solo avessi potuto farla cadere e romperla per creare un po' di frastuono cosicché qualcuno mi avrebbe sentito... continuavo a fissarla.
Uno suono lontano e debole richiamò la mia attenzione, poi di nuovi la voce, ma questa volta la testa non mi fece male. "Ordinagli di cadere, ti obbedirà" e con uno strano trillo tornò il silenzio.
Magari questa presenza vuole soltanto aiutarmi... ma perché mi avrebbe fatto questo se fosse così? Lasciamo perdere ora e proviamo a far quel che ci dice...
Pensai intensamente la parola "cadi", per un momento non successe nulla ma dopo qualche secondo la lampada iniziò a oscillare pericolosamente e finalmente, CRASH! Cadde e si frantumó in tanti piccoli pezzettini color smeraldo.
Dei passi affrettati si udirono lungo il corridoio, dalla porta sbucó un'infermiera che mi guardò con occhi spalancati e con espressione mista tra paura e stupore, si fermò  sull'uscio, poi si voltò di scatto e corse via.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 08, 2017 ⏰

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