"Ogni re deriva da una stirpe
di schiavi ed ogni schiavo
ha dei re tra i suoi antenati."
- Platone.Hennia non aveva ancora compiuto il suo tredicesimo anno di età quando venne esposta al mercato degli schiavi, poiché il suo padrone, Druso, aveva notato come la ragazza stesse crescendo in bellezza e in salute.
Fin da bambina, quando venne acquistata assieme a una grossa partita di schiavi a un prezzo irrisorio, vide in lei un ottimo profitto e si curò di non esporla allo svolgimento di mansioni che potessero in qualche modo sciupare quel fiore non ancora sbocciato. Preservò persino la sua verginità, sicuro di destare maggior interesse tra quei "porci romani", come soleva chiamarli.
Un anno prima, il proprietario di un lupanare, piuttosto rinomato in città per la varietà di piaceri che la sua casa sapeva donare, offrì a Druso duecentocinquanta denari, una somma cospicua per una semplice schiava. Il mercante ponderò con cura la sua richiesta, allettato dall'immediato guadagno, ma declinò sapientemente l'offerta, proponendogli in cambio un'altra schiava, già violata, ma di pari bellezza.
«Hennia è destinata a ben più alti incarichi», replicò con un ampio sorriso. Accomodato nel suo studio, offrì all'acquirente vino mediocre, diluito per un terzo con acqua piovana. Le guance grassottelle si colorirono spontaneamente mentre l'altro aggiungeva altri cinquanta denari alla precedente proposta.
«Affinché tu ci ripensi», disse semplicemente. Il suo sguardo ammiccante fece intendere che non avrebbe mollato facilmente. L'idea di offrire ai suoi clienti un frutto non ancora colto lo attirava terribilmente. Un illustre romano, un tribuno o un senatore, magari, avrebbe sborsato un'ingente somma pur di assaggiare una sì prelibata delizia.
Druso si chinò in avanti, gli occhi sbarrati dalla sorpresa e la bocca schiusa nel tentativo di una repentina risposta. «Non posso. Davvero», concluse, facendo in modo che tutto il denaro scivolasse in direzione dell'acquirente. «Ho giurato a me stesso di donarle una vita migliore di quella che potresti mai offrirgli tu, nel tuo bordello».
«Nel mio bordello, però, vi è spesso l'occasione di incontrare uomini d'alto lignaggio, Druso. Magari qualcuno potrebbe interessarsi alla schiava, potrebbe comprarla», ribatté l'altro, incrociando braccia e gambe. «E poi, dimmi: da quanto il tuo affetto per l'oro si è tramutato in amore per esseri umani?», domandò arcigno. L'osservò bieco per qualche secondo prima di prorompere in una fragorosa risata. Era un uomo tarchiato, piuttosto avanti con gli anni. I pochi capelli erano ormai ingrigiti e le sue carni molli e avvezze da svariate piaghe procuratesi in gioventù.
«Non pensar di far fesso me, Decio! So benissimo come si svolge la vita nel tuo postribolo. È vero, è uno dei più rinomati dell'intera Roma, ma rimane comunque un luogo di violenza e perdizione. No, no. La piccola non avrà questa sorte. Nemmeno se mi offrissi il doppio!», esclamò risentito. «Inoltre», proseguì con tono lascivo, «il mio amore per il denaro non è paragonabile nemmeno all'affetto per i miei figli, se proprio ci tieni a saperlo! Ho i miei motivi e non li svelerò a te», precisò indispettito. «E se vuoi saperlo, non voglio vedere una bella ragazza ridotta come un cencio per dar sfogo alle scelleratezze dei tuoi amati clienti!», sentenziò sdegnato.
«Perché tieni così tanto a lei?», domandò curioso. «Che ti importa quale vita le aspetta? È solo una schiava. Bellissima, sicuramente. Ma rimane un semplice oggetto. Non dovresti affezionarti così, soprattutto nella tua posizione, per Giove!», decretò, visibilmente infastidito dall'espressione di diniego assunta dal mercante. Conosceva Druso da tempo immemorabile, tuttavia quel suo modo di porsi gli era del tutto estraneo. Che provasse tenerezza per quella schiava era evidente, eppure ci doveva essere dell'altro. Non avrebbe mai rifiutato la sua offerta, se non fosse per oscure trame che veleggiavano impavide nella sua mente. Ne era sicuro.
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Schiava di Roma - Giochi di Sangue.
Historical Fiction"Ci hanno sempre detto che la libertà è un privilegio di pochi, che si nasce schiavi e non si può morire padroni. Ma si sbagliavano: la libertà è un diritto universale e lotteremo col sangue e col sudore per conquistarla."