1 CAPITOLO - PARTE SECONDA.

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"Se sorprendi tua moglie
in adulterio puoi ucciderla
senza essere punito in giudizio;
se sei stato tu a commettere
adulterio, che ella non
osi toccarti con un dito,
non ne ha diritto."
- Catone.

Druso ripensò a quella conversazione sorridendo amaramente; un anno era scivolato via con la stessa facilità di quanto lo avesse fatto sua moglie, tra le braccia di un altro uomo. Dopo aver scoperto l'adulterio, l'uomo rimurginò a lungo sul comportamento da tenere: pensò bene di tagliarle la gola, come era suo diritto, avendola colta in atteggiamenti lascivi con uno schiavo.
Avrebbe potuto decretare, con un semplice gesto, la sua morte: l'adulterio non era tollerato. Non per una donna, almeno. Tuttavia, Druso, era un uomo assai vendicativo e di bassi ideali. Preferì veder la moglie umiliata, piuttosto che prendersi il breve lusso di assistere alla sua morte. Lucretia fu esiliata e segregata in un'isola lontana, nel mediteranneo, tra i dissensi e l'umiliazione pubblica; costretta a usare l'infima toga da prostituta invece della classica stola da rispettabile matrona romana. La legge le impediva di risposarsi e, perdendo più della metà del suo patrimonio, fu obbligata a vivere il resto della sua vita tra miseria e ristrettezze. Non avrebbe più fatto compere dispendiose con le amiche. Non avrebbe più avuto amiche. Druso aveva ottenuto la sua vendetta.

L'uomo scacciò con la mente quei pensieri ostili e si concentrò sui futuri allori: pochi giorni prima, era stato avvisato dell'arrivo degli stranieri, i quali sarebbero giunti al foro dopo aver consumato un pasto frugale. Druso aveva predisposto ogni cosa: grazie a una lauta ricompensa, ottenne il permesso, da parte del magistrato Publio Terenzio, di occupare una buona parte della piazza. Aveva scelto con cura gli schiavi migliori, i più virili e possenti, da offrire come combattenti ai rinomati ludi, e le schiave più floride, pronte a soddisfare ogni piacere. Era persino riuscito a procurare cinque schiavi provenienti dalle coste elleniche. Cinque uomini sapientemente istruiti che gli erano costati quanto l'intera partita di Galli. Iniziò a passeggiare avanti e indietro, freneticamente, attendendo con ansia il fatidico momento. Non avrebbe potuto commettere alcun errore, ne era certo: sarebbe stata per lui l'occasione migliore per elevare il suo status attraverso il benestare altrui. Se tutto fosse andato come previsto, quel giorno le sue ricchezze sarebbero aumentate a dismisura. E, pur non ammettendolo, Druso immaginò persino di poter diventare loro uomo fidato. Li avrebbe riforniti assiduamente così come le sue entrate. Tanto da poter ambire a una carica pubblica. Pur non essendo romano di nascita, ma liberto per eredità, tentar di far fortuna era stato da sempre la sua ambizione più grande e, non avendo più l'onere di una moglie indegna al fianco, si sentiva libero di poter assecondare ogni sua aspirazione.

Osservò Hennia, teneva ancora in capo chino e un piccolo cartello con le generalità al collo. Era stata lavata e profumata, indossava vesti pulite, le quali lasciavano poco spazio all'immaginazione, e i suoi seni, tondi e sodi, spiccavano dall'ampia scollatura creata per mezzo di due pezzi di stoffa legati dietro alla nuca e tenuti fermi in vita da un ampio cerchio metallico. Le sue guance erano rosee, merito del tocco sapiente di Lucilla, la schiava di Druso addetta alla cura e all'igiene delle schiave. La sua pelle, ambrata, faceva risaltare i grandi occhi verdi, definiti da una leggera sfumatura di cenere sulle palpebre e le sopracciglia, già arcuate, erano state allungate grazie a un bastoncino di carbone. Quel poco trucco, di qualità scadente, donava alla giovane un aspetto ancor più intrigante. Alcuni, vivamente interessati o semplici impiccioni, avevano già avanzato richieste nei confronti della schiava e Druso, suo malgrado, si era visto costretto a scacciare quegli inopportuni visitatori con dinieghi e le più svariate imprecazioni. Ispirò vigorosamente ed espulse una mole ingente di aria, piegandosi in avanti. La fronte era imperlata di sudore, dovuta più all'impazienza che al caldo di quella giornata.

«Padrone!», esclamò uno schiavo, «sono arrivati».

Druso si raddrizzò asciugandosi il sudore con il dorso della mano e, dopo essersi armato del suo sorriso più convincente, si diresse in direzione dei visitatori. «Miei illustri signori!», esordì, inchinandosi al loro cospetto, «sono Druso, pronto a soddisfare ogni vostra richiesta».

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 10, 2017 ⏰

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