4

43 3 0
                                    

È la seconda ora di un venerdì nuvoloso, quando durante la lezione di storia chiedo di andare in bagno.                 
Dopo quel giorno al mc nessuno si è accorto di niente anche se Trevor continua a farmi del male psicologicamente e, purtroppo, anche fisicamente.
Poche ore fa, infatti, mi sono dovuta imbattere in un livido violaceo all' altezza dello zigomo sinistro.
Come sono riuscita a coprirlo? In realtà non so neanche se l'ho coperto bene, non sono mai stata brava con il make up.
Esco dalla classe, e cammino verso il bagno. Ho lo sguardo basso, molta della mia sicurezza è andata a farsi fottere da quando Trevor ha cambiato atteggiamento nei miei confronti.
Sono davanti alla porta d'entrata quando una mano si stringe sul mio polso.
"Per favore, Trevor, n-non ora." Pronuncio queste parole in preda alla paura, comincio anche a tremare. Il fatto che sia venuto in bagno per vedermi mi fa pensare che oltre ad alzarmi le mani, potrebbe anche farsi alzare qualcos'altro.
Ma quando gli occhi cominciano a bruciarmi, la persona dietro di me mi abbraccia e capisco che non si tratta di Trevor.
"Hey, hey, calmati Abigail. Sono Dylan. Ti ho vista camminare in corridoio e ho pensato di venire a parlarti." Faccio un sospiro di sollievo.
"Perchè stai tremando? Perchè avresti dovuto aver paura di Trevor? Cosa ti ha fatto quel maial-" lo interrompo tappandogli la bocca con una mano.
Emetto una risatina nervosa mentre cerco di spiegare.
"Non ero spaventata, semplicemente abbiamo avuto una discussione e non avrei voluto parlargli." Sono una pessima bugiarda, ma lui sembra crederci.
Credo. Spero.
-
Al suono della campanella Trevor mi aspetta fuori da scuola. Ha detto di sbrigarmi, che se non lo faró mi farà male. Ho paura.
Mi affretto ad uscire, ma Dylan mi ferma.
"Hey, hai chiarito con Trevor?" Si comporta come se non avesse capito, ma so che non ha abboccato.
Annuisco velocemente e invento qualche scusa per andarmene.
Mi accompagna fuori e davanti all'uscita mi abbraccia lasciandomi un delicato bacio sulla guancia. Sento un formicolio allo stomaco, non voglio capire a cosa sia dovuto.
Trevor ci ha visti, lo capisco dai suoi occhi. Mi farà male, ho paura.
-
Trevor mi porta a casa sua, non ci sono i suoi genitori.
Apre la porta del salone e mi ci sbatte contro.
"Sei proprio una puttana. Lui non ti avrà mai."
Mi tira un pugno sullo zigomo, che mi fa accasciare sul pavimento. Mi dice di rialzarmi e, quando lo faccio, mi strappa la maglietta di dosso mordendomi il seno.
"T-ti prego n-non farlo, fermo Trev." Sono disperata, cerco qualsiasi modo per andarmene ma mentre mi tira giù i pantaloni e le mutandine.
Mi intima di stare zitta.
Entra dentro di me violentemente, sta facendo davvero male. Aumenta il ritmo delle spinte e sento come se mi stesse spaccando a metà.
Non è certo la prima volta che lo facciamo, ma è la prima volta che si spinge in me in modo così violento.
Mentre spinge, la sua mano destra mi stringe la gola facendomi mancare il respiro e la sinistra mi tira i capelli.
Dai miei occhi cadono tante lacrime finché Trevor non decide di smetterla, mi tira un altro pugno sulla guancia e sento il sapore ferreo del sangue in bocca.
"Vattene ora." Mi da uno schiaffo sulla natica e sale le scale.
Mi rivesto in fretta e me ne vado da lì, scappo da quel mostro che ha appena distrutto una parte di me.
-

Freedom Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora