7. Capitolo 7

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Ashton

"Fammi capire" iniziò Ivory "Non hai mai fatto la spesa?"

"Solo online"

"Perché?" chiese lei scendendo di macchina ed andando a prendere un carrello con Ashton al seguito.

"Troppa gente, troppa fila alle casse, le buste che si rompono-" elencò ma venne interrotto dallo sguardo sconcertato di Ivory "Che c'è?" chiese lui guardando come le sue sopracciglia si erano unite in quella smorfia.

"Non vuoi vedere il colore delle cose prima di comprarle? Potrebbero darti cose ammuffite o mollicce"

"Devo riprendere con l'elenco di ciò che odio?"

"Spingi il carrello" istruì lei saltandoci dentro.

"Ma che-"

"Forza, non voglio passare qui il mio giorno libero"

Ashton sorrise scuotendo la testa e prese a spingere quell'aggeggio infernale che non era mai andato nella direzione che voleva lui.

"Portami a prendere le patate" disse lei girando la testa per sorridere al ragazzo.

"Odio fare la spesa" mormorò lui.

Gli ricordava quando sua madre lo costringeva ad andare. Lei stava a casa a bere e fumare e mandava lui, figlio unico, a comprare l'occorrente per far mangiare tutti e tre che erano in famiglia.

Sua madre lo odiava, non lo aveva mai voluto, dopotutto l'aveva avuto a diciotto anni con un ragazzo che non ne aveva mai voluto sapere.

Poi si sposò, quando ormai lui aveva sette anni, con Don Irwin, un uomo più grande di lei di due anni ma che era già pronto ad avere una famiglia.

Per Ashton fu come un padre, tant'è che cambiò il cognome prendendo il suo.

Gli insegnò ad andare in bicicletta, lo aiutava con i compiti a scuola e lo portava dal dottore.

La madre di Ashton morì quando andò in coma etilico. Aveva bevuto così tanto nei sedici anni in cui il figlio era in vita, che il suo fegato non ce la fece più. Il ragazzino entrò in casa con le buste della spesa tra le mani e vide la madre seduta sul divano, gli occhi chiusi e la bottiglia di vino rosso ai suoi piedi.

Le buste gli caddero di mano mentre correva verso sua madre, la scosse e le urlò contro di svegliarsi, ma ormai non respirava più.

Ashton volle morire. Avevano discusso prima che lui uscisse per fare la spesa, avevano discusso per una stupida gita di classe a cui lei non voleva che il figlio partecipasse.

Era stato via solo un'ora, accidenti. Chi avrebbe pensato che in quell'ora la madre avrebbe riempito il suo organismo di alcol fino a star male, fino a far collassare i suoi organi?

Chiamò l'ambulanza e poi Don, spiegandogli cosa era successo.

Don non amò più nessun'altra donna, nonostante Ashton lo incitasse a rifarsi una vita con una donna senza problemi di alcolismo.

Ma non servì a molto, perché lui morì due anni dopo, lasciando tutti i suoi averi ad Ashton.

"Ashton?"

"Si scusa, che hai detto?"

"Se ti va di mangiare la pasta stasera" gli sorrise uscendo dal carrello "Che hai?"

"Ricordi"

-

"È pronto, vieni?"

"Arrivo" rispose Ashton uscendo di doccia.

"Si fredda"

Lui fece spallucce strofinando un asciugamano nei capelli per poi legarne un altro intorno ai suoi fianchi.

"Ash?"

Lui ridacchiò andando in cucina "Non mi hai dato il tempo di vestirmi" sorrise vedendo la ragazza arrossire.

"Puoi andare a mettere qualcosa addosso se-"

"Si fredda la pasta, dammi un piatto" disse lui buttando indietro i capelli che ancora gocciolavano sulla sua fronte.

"O-okay"

Dopo qualche minuto che i due mangiavano in silenzio, Ashton aprì bocca "Tutto bene?"

"Certo, perché?"

"Sei più silenziosa del solito"

"È che non mi capita spesso di mangiare con qualche ragazzo appena uscito di doccia" spiegò arrossendo.

"Ti metto a disagio?"

"Un po'"

"Non è la prima volta che mi vedi senza maglia"

"Credo sia un contesto diverso"

"Perché?"

"Beh, perché tu dormi senza maglia, sono io che dormo nel tuo letto e invado la tua privacy" disse per poi prendere un sorso d'acqua dal suo bicchiere "Adesso è strano"

Ashton rise.

"E poi la mattina, appena apro gli occhi, non ho gli occhiali per mettere a fuoco, adesso si"

"Mi stai dicendo che se fossi meno in forma andrebbe meglio?"

"L'hai detto tu, non io" alzò le mani in segno di resa.

Lui la guardò mentre metteva il piatto ormai vuoto dell'acquaio e pensò a come sarebbe stata bella stesa sotto al suo corpo, lui a cavalcioni su Ivory, le sue grandi mani intorno al suo collo fine e delicato, al suo corpo immobile e ancora caldo, alle sue labbra che avrebbe baciato una volta diventate poco più fredde, alle sue gambe che avrebbe stretto facendola sua anche se lei non lo avrebbe mai saputo.

Con un balzo, Ashton si alzò mettendo le mani a coprire il rigonfiamento sotto l'asciugamano.

"Che hai?" poi abbassò lo sguardo sulle sue mani "Sparecchio io, vai"

Lui arrossì completamente e corse nella sua stanza.

Ivory ridacchiò pulendo i piatti "Che idiota"

Una volta messa in ordine la cucina, la ragazza si sedette sul divano e accese la tv per guardarsi dei cartoni animati.

"Ashton?" chiese guardando l'orologio vedendo che erano passati più di trenta minuti "Stai bene?"

Lui sbucò dalla porta tutto vestito e profumato.

"Esci?"

"Si, è un problema?"

"Posso farcela una notte a dormire da sola" gli sorrise "Divertiti e usa le protezioni"

Ashton rise chiudendosi la porta di casa alle spalle.

[Ehi gente!
Sono tornata con un nuovo capitolo 😁

Non ho molto da dire, solo una richiesta: mi piacerebbe vedere più commenti, negli ultimi capitoli non ce n'era neanche uno e sono un po' delusa.

Ditemi se vi piace il mio lavoro o come renderlo più interessante 😊

Alla prossima,
Peter xx]

serial killer. || afiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora