Capitolo13

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Non so dove sono, non si chi c'è in questa stanza oltre me.
Ho una benda sugli occhi, le mie mani sono legate, fortunatamente ho i piedi liberi.
"Lovato" sento ridacchiare "Lovato" canticchia la stessa voce
"Chi sei? Che vuoi?" ringhio all'uomo che si avvicina a me.
I suoi passai fanno scricchiolare il pavimento, credo sia parquet.
Sento il suo respiro pesante e il suo sguardo bruciare sul mio corpo.
"Calmati bambolina, voglio solo giocare" ridacchia "Non mi sono mai piaciute le persone gay, sai?" confessa con tono odioso "Starai qua per un po', finché non cambi idea"
Mi mordo un labbro e ingoio rumorosamente.
"Paura piccola? Non saremo solo noi due tranquilla"
"Lasciami  andare"
"Nono piccolina" sospira "Ormai sei mia" sussurra al mio orecchio con voce provocante.
Morde il mio lobo credendo di farmi eccitare, ma non impassibile.
Un fischio fa sussultare entrambi, si sposta dal mio corpo e un tombale silenzio si diffonde nella stanza, fino a quando il pavimento non inizia a scricchiolare e passi pesanti si avvicinano, facendosi sempre più forti.
"Ti avevo detto di non toccarla. Cosa le hai detto!" il suo tono è abbastanza seccato e furioso.
"Wi- Wilmer?"balbetto incredula
La voce è sua.. la riconoscerei tra mille.
"Demetria" risponde lui "Sai, ci sono tante ma tante cose che vorrei dirti, ma non ho mai avuto il momento giusto, allora ti ho fatta portare qui e tranquilla, nessuno ti farà del male se farai la brava"
Il suo tono sembra pacato ma conoscendolo sta solo fingendo per poi fare qualcosa di davvero brutto.
"Demetria" riprende a parlare
Sospira e poi senza farmi realizzare la cosa, elaborare, la mia guancia inizia a bruciare.
Ancora un altro schiaffo e un ghigno malefico esce dalla bocca del suo amico.
"Fai schifo Demetria! Come hai potuto lasciarmi per una ragazza. Una ragazza! Ci rendiamo conto o no?!"
È davvero furioso e credo di non averlo mai visto i meglio sentito così arrabbiato.. fa davvero paura.
"Tu devi tornare da me! Tu mi ami e quella troia di ha solo manipolata. Tu non sei così Lovato, ascolta me!" sembra essersi calmato, ma mi sono sbagliata "Sei malata! Io ti devo curare, io ti aiuterò. Non dirmi di no i la pagherai cara"
Ecco un altro schiaffo
"SEI MIA" urla sul mio viso "SEI MIA E DI NESSUN ALTRO" altro schiaffo
"Guai a te se ti trovo nuovamente vicino alla Gomez o saranno dolori per entrambe" conclude in modo minaccioso
Mi slega che mani, ma stringe forte i miei polsi, trascinandomi in un furgoncino per poi scortarmi gentilmente davanti casa.
Toglie la benda dai miei occhi e i nostri occhi si incrociano. Lui è malato.
I suoi occhi sono scuri, come la notte, una di quelle notti orribili e tempestose.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 06, 2017 ⏰

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