Melissa's pov.
La mia vita era un'unica e noiosa routine, mi alzavo, studiavo, qualche volta uscivo, e dormivo. Le mie giornate erano sempre così monotone e quasi non ce la facevo più. Andava avanti cosi da circa un anno, quando io e la mia famiglia ci siamo dovuti trasferire in un altro stato per problemi di lavoro di mia madre. Proprio così, vivevo in Italia. La mia cara Italia. Precisamente la città di Roma, dove la mia vita era totalmente l'esatto contrario di come è adesso. In quel posto il tempo è favoloso, e soprattuto in primavera e in estate si sta una favola. Studiavo in una università americana, la famiglia di mia madre viene dagli Stati Uniti e lei ci teneva particolarmente a farmi formare li. Non c'è da aggiungere che mi manchino tantissimo i miei amici, avevo due migliori amiche meravigliose, Vanessa e Nicole, con cui avevo legato tantissimo in questi ultimi due anni. Ma non potevo farci nulla, tutto ciò non dipendeva purtroppo da me.
Scossi la testa scacciando dalla mente i miei soliti pensieri e mi accorsi che la sveglia segnava le 7:50. Cazzo. Dovevo essere davanti l'università per le 8:00. Non ce l'avrei mai fatta, ma dovevo farcela, pensai. Di corsa mi alzai dal letto e, dopo aver preso dall'armadio la prima felpa e i primi pantaloni che trovai, scesi al piano di sotto con tanta fretta che quasi caddi dalle scale. Mia madre stava sistemando il salotto, si era svegliata presto e quel giorno non lavorava.
"Buongiorno, mamma." le dissi con il sorriso stampato in faccia, e le diedi un bacio sulla guancia mentre mi infilavo i pantaloni.
"Non fai colazione?" mi guardò mentre mi passava la felpa che avevo precedentemente poggiato sul divano.
"Uhm, diciamo che vado di fretta." Le dissi facendo una piccola risata, che fu seguita dalla sua.
Dopo essermi data una veloce spazzolata ai lunghi capelli lisci e una passata di mascara, uscì di casa e mi diressi verso la macchina della mamma.
"Non correre per la strada, tesoro." Sentii la sua voce da oltre la porta di casa, ma ormai avevo già messo in moto la BMW.****************
La giornata passò abbastanza velocemente, per fortuna non successe nulla riguardo il mio ritardo di dieci minuti e finalmente tornai a casa. Entrai e trovai il silenzio assoluto; nessuno c'era, probabilmente mio fratello Zac era andato ai suoi allenamenti di basket, e sia la mamma che papà stavano lavorando. A proposito di papà, trovai un suo bigliettino sul tavolo che si trovava in salotto, dove c'era chiaramente scritto che avrei potuto passare a trovarlo sul posto di lavoro. Alzai entrambe le spalle e decisi di andare, dal momento che non avevo nulla da fare. Riuscii nuovamente di casa quando mi imbattei in mio fratello.
"Ciao nana." Mi sorrise, dandomi un bacio sulla fronte. Odiavo quando mi prendeva in giro a proposito della mia altezza.
"Stai zitto spilungone." Avvolsi il suo corpo in un caldo e tenero abbraccio, scombinandogli i capelli scherzosamente. Non eravamo gemelli, eppure eravamo quasi identici. Stesso colore degli occhi, stessi lineamenti, l'unica cosa che ci distingueva era la statura.
"Dove stai andando?" Mi dava le spalle mentre prendeva le chiavi dal suo borsone per aprire la porta.
"Papà ha lasciato un biglietto dove aveva detto che sarei potuta passare a trovarlo a lavoro, perciò.."
"Okay, capito. Ci vediamo più tardi allora." Mi dice, salutandomi con un cenno del capo. Ricambio il saluto con un cenno della mano per poi salire in macchina e partire.****************
Corsi tra le braccia dell'uomo che mi stava aspettando davanti all'imponente edificio, e lo strinsi in un forte abbraccio.
"Ciao, papà." Gli diedi un bacio sulla guancia.
"Ciao piccolo cerbiatto." È da quando ero piccola che mi chiamava cosi, perché secondo lui, dati i miei occhi marroni e miei lineamenti, assomigliavo ad un piccolo cerbiatto. Avevo diciannove anni ma quando me lo diceva mi salivano in mente i ricordi di quando ne avevo nove, non potevo farci nulla.
"Come vanno gli studi?" Mi avvolse un braccio attorno le spalle, mentre ci dirigevamo verso il suo ufficio. Lavorava come agente della polizia scientifica, inquietante come impiego ma intrigante allo stesso tempo.
"Bene, ho superato quei due esami di cui ti parlavo qualche giorno fa, ricordi?"
"Certo, quelli di biologia?"
"No, psicologia papà. Quelli di biologia li ho fatti due mesi fa."
Aveva lo sguardo perso, quasi non mi dava retta.
"È successo qualcosa?" Mi sedetti sulla poltrona di fronte la sua scrivania, mentre lui metteva in ordine dei fogli.
Nessuna risposta.
"Papà?" Cercai di attirare la sua attenzione per la seconda volta.
"È un caso davvero strano, e le prove sono quasi inesistenti." Sistemò i fogli sul tavolo in modo che possa vederli chiari. Erano foto.
"Di cosa stai parlando?"
"Queste sono le foto della vittima trovata stanotte, in un angolo della strada vicino un piccolo centro commerciale in periferia della città."
Osservai bene le immagini di fronte a me, era un ragazzo al dir poco giovane, da quello che riuscivo a capire, perché quello che più si notava era l'enorme chiazza di sangue sul suo collo. Non mi faceva affatto impressione, guardavo talmente tante di quelle serie tv che mi aspettavo di tutto.
"Cosa gli è successo di preciso?"
"Non lo sappiamo ancora di preciso, non abbiamo trovato prove sufficienti ma per ora rimaniamo sull'opzione che l'assassino abbia usato un'arma da taglio."
"Ma quelli che ha sul collo non sono tagli, papà."****************
eccomi con il primo capitolo di Midnight Shadows. Ho cercato di scriverlo il meglio possibile, nonostante la mia stanchezza. Non sarà lunghissimo, ma come primo capitolo ci sta.
Non si può dedurre molto da ciò, anzi quasi nulla, pian piano apparirà il secondo personaggio più importante, perciò vi consiglio di continuare a leggere!! 😛 al prossimo capitolo!
-marti
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midnight shadows ✦ jariana
Fanfictionshadow ˈʃadəʊ/ "a dark area or shape produced by a body coming between rays of light and a surface." Lui il fuoco, lei l'acqua. Lui l'inferno, lei il paradiso. Due mondi paralleli diversi, opposti. Due anime talmente distanti da riuscire a completar...